La nuova udienza del processo a carico di Giosuè Ruotolo, presunto assassino di Trifone e Teresa, e che andrà in scena oggi in corte d’Assise a Udine rappresenterà il prolungamento di quanto avvenuto in aula lo scorso venerdì. Nell’ultimo appuntamento al cospetto dei giudici della Corte, a prendere la parola era stato Sergio Romano, uno dei coinquilini dell’imputato e che insieme a Daniele Renna aveva condiviso l’appartamento di via Colombo anche con Trifone, prima che quest’ultimo andasse a convivere con Teresa. Rispetto alla passata udienza, come rivela l’agenzia di stampa Ansa, Romano ha rivelato i cambiamenti di Trifone, spesso iroso con Giosuè, ma ha anche evidenziato quali fossero i comportamenti del militare ucciso e che tanto davano fastidio al resto dei coinquilini. Oltre alla presenza di donne in casa anche nel corso della settimana e ad orari inconsueti, Sergio Romano ha dichiarato: “Una serie di comportamenti che ci davano fastidio; pagava le bollette solo in parte. Era più disordinato di prima”. Proprio questo atteggiamento di cambiamento intravisto in Trifone aveva portato i tre a valutare di cambiare casa. La versione di Romano sarà oggi confermata anche dal secondo coinquilino, Daniele Renna?
Oggi, in Corte d’Assise a Udine, si svolgerà una nuova udienza del processo sul duplice delitto di Trifone e Teresa. La ripartenza sarà affidata a Daniele Renna, il coinquilino che la sera dell’omicidio della coppia, il 17 marzo 2015, vide Giosuè Ruotolo – unico imputato e presunto assassino – uscire in tuta ad un’ora insolita. Come rivela Il Gazzettino online, Renna insieme all’altro coinquilino protagonista della precedente udienza, Sergio Romano, in fase di indagini preliminari fu decisivo nel fornire alla procura la possibile chiave del giallo, ovvero la vendetta. Nel tardo pomeriggio dello scorso venerdì, in aula, Renna aveva iniziato il suo esame e davanti alla Corte d’Assise aveva ricordato le parole pronunciate dall’ex militare di Somma Vesuviana, una sera di novembre, dopo una lite avuta con Trifone, al culmine della quale i due ex commilitoni giunsero alle mani. “Mi ha rotto, lo uccido, lo denuncio”, sarebbero state le parole che l’imputato pronunciò in quella circostanza. Parole di rabbia, certo, esplosa dopo i dubbi di Trifone che dietro ai messaggi molesti su Facebook alla fidanzata Teresa potesse esserci proprio lui, Giosuè Ruotolo. Certamente i due coinquilini, con le loro parole hanno evidenziato un quadro di difficile convivenza nell’appartamento di via Colombo a base di litigi per bollette da pagare, attriti vari, incomprensioni, estranei e donne in giro per casa ad orari insoliti.
Il caso di Trifone Ragone e Teresa Costanza continua a conquistare le pagine di cronaca nera, anche in vista della nuova udienza del processo a carico di Giosuè Ruotolo, presunto assassino della coppia. Entrambi freddati a Pordenone, all’uscita della palestra, la sera del 17 marzo 2015, i due fidanzati erano molto uniti ed innamorati. Cosa avrebbe potuto spingere Giosuè Ruotolo, ex commilitone ed ex coinquilino del militare pugliese, a freddare a colpi di pistola la giovane coppia? Poco alla volta, nell’ambito del processo in Corte d’Assise a Udine, i vari testimoni chiamati a deporre stanno tracciando un quadro sempre più dettagliato di quanto sarebbe accaduto la sera del tragico duplice delitto, ma anche nel periodo precedente e successivo alle due morti. Nelle varie udienze resta centrale, ovviamente, la figura di Ruotolo così come quella delle due vittime. Di grande importanza è stata l’ultima udienza dello scorso venerdì, durante la quale a prendere la parole per lunghe sette ore è stato uno dei coinquilini di Giosuè Ruotolo ma anche di Trifone. Si tratta di Sergio Romano, il quale ha messo in luce il cambiamento della vittima intravisto durante il loro periodo di convivenza, caratterizzato anche da screzi con Ruotolo. La parola è passata poi a Daniele Renna, secondo coinquilino, il quale ha risposto per un’ora alle domande che gli sono state poste in aula. Come riporta Il Gazzettino, il giovane ex coinquilino sarà il protagonista della nuova udienza in programma per oggi, nella quale continuerà il suo esame interrotto lo scorso venerdì. Dalle loro parole, dunque, si può comprendere sempre di più come mai i pm Pier Umberto Vallerin e Matteo Campagnaro continuino a ritenere valida la tesi del movente nato proprio in via Colombo, ovvero nell’appartamento in cui per un periodo vissero i due testi, Trifone Ragone e il suo presunto assassino, Giosuè Ruotolo. Un ambiente che vide maturare nel tempo contrasti sempre maggiori, tensioni ed insofferenze colmati, secondo l’accusa, nel delitto dell’ex commilitone e della fidanzata Teresa, scomoda testimone di una vicenda all’insegna di invidie e gelosie. Mentre si attende la nuova udienza di oggi, la quattordicesima di un lungo processo a carico dell’ex militare di Somma Vesuviana e che vede negli appuntamenti in aula di questo mese il suo destino giudiziario, il dolore delle famiglie delle due vittime resta ancora molto vivo. A parlare sulle pagine del settimanale Giallo, dopo la penultima udienza dedicata alle nuove scoperte rese note dai Ros, è stata la madre di Trifone, Eleonora Ferrante. “Mi sono venuti i brividi quando in aula ho appreso che qualche mese prima di uccidere Teresa e Trifone, Ruotolo inserì in un motore di ricerca su internet le parole ‘brutale omicidio'”, ha commentato la madre del militare ucciso. A sua detta, Giosuè – definito dalla donna un “mostro” – aveva premeditato tutto già da diversi mesi e pensava di poterla fare franca. Per tale ragione la donna ha voluto ringraziare sentitamente i militari del Ros che con le loro indagini avrebbero permesso, a sua detta, di “smascherare il pericoloso assassino”.