Non solo celebrazioni per la Giornata della Memoria del 27 gennaio 2017. In occasione della ricorrenza in ricordo delle vittime dell’Olocausto è scoppiata infatti anche una polemica. Sotto accusa, come riporta l’agenzia di stampa Askanews, è finito un exit game ispirato a Auschwitz e proposto da una società di Praga. I biglietti per partecipare al gioco di fuga dal campo di concentramento sono in promozione fino ad oggi Giornata della Memoria 2017. L’exit game si chiama “Fuga Auschwitz”: i giocatori devono fingere di essere detenuti in un campo di concentramento e devono tentare di uscire da una camera a gas. Lo slogan promozionale del gioco è: “Vi aspetta l’ultima doccia, tuttavia con una differenza che da qui potete uscirne vivi”. Le critiche non si sono fatte attendere e c’è chi parla di un insulto alle vittime della Shoah. Ma la società che ha promosso l’exit game difende così la sua scelta: “Con la nostra iniziativa, sebbene si tratti di una attività ludica, rendiamo piuttosto onore alle vittime e sottolineiamo la portata di quella tragedia della Seconda guerra mondiale”.
Intervistato in questi giorni per la Giornata della Memoria del 27 gennaio 2017, Francesco Guccini ha voluto raccontare la sua esperienza – è stato da poco al campo di concentramento in Polonia di Auschwitz-Birkenau – personale e commovente da cui è nata una delle sue canzoni più famose, per l’appunto “Canzone del bambino nel vento (Auschwitz)”. Addirittura il viaggio del cantautore è stato raccontato nel film Son morto che ero bambino – Francesco Guccini va ad Auschwitz , presentato ieri a Roma alla Camera dei deputati alla presenza della presidente Laura Boldrini e di Walter Veltroni. Un film documentario prodotto dalla Movie Movie, per la regia di Nene Grignaffini e Francesco Conversano, che sarà trasmesso in prima tv su Rai Storia il oggi in occasione della Giornata della Memoria. «Da un lato potrebbe essere anche troppo facile perché c’è una retorica che viene spontanea e che rende tutto più complicato. Io ho scritto questa canzone leggendo un paio di libri, ma non ho potuto approfondire più di tanto perché non c’erano tante testimonianze allora visto che i documentari sono stati realizzati molto dopo», racconta Guccini a L’Unità ripensando proprio al suo viaggio personale nel campo dell’orrore nazista. «Arrivi e vedi Birkenau, questa landa agghiacciante che ti fa venire un senso di vuoto allo stomaco. E poi Auschwitz, questo cancello con la scritta “Arbeit Macht Frei” che uno immagina enorme e che invece è piccolissima. Quante riflessioni puoi fare? Troppe». Secondo Guccini in questa Giornata della Memoria ha ancora senso proporre la sua canzone, «è purtroppo ancora attuale, “Son morto con altri cento, son morto chr ero bambino”, come le situazioni in Siria e in altri luoghi del mondo ancora dimostrando senza una minima coscienza di quanto è già tremendamente successo con la Shoah».
Oggi è il 27 gennaio 2017, come tanti sanno è la Giornata della Memoria in cui si ricorda l’orrore, la strage e l’abominio che fu il genocidio del popolo ebraico durante il regime nazista: la Shoah, come gli stessi ebrei chiamano quel orrendo sacrificio perpetrato dalla Germania Nazista a cavallo delle due Guerre Mondiali, con la Soluzione Finale portata “a termine” negli ultimi anni del secondo conflitto mondiale. Un ricordo, una sfida alla banalità dei tanti anni passati che rischierebbero di rendere lontano quella strage e in qualche modo non più pensabile o ripetibile. A scanso di ogni banalità che ogni anno viene “incastonata” da tantissime parole, fiumi di inchiostro e immagini di quell’orribile genocidio, il ricordo dei protagonisti presenti e perseguitati e nello stesso tempo il “silenzio” di preghiera per quanto avvenuto li scorgiamo come i modi non migliori ma più umili per poter affrontare una giornata come questa. Quando Papa Francesco lo scorso luglio visita il campo di concentramento di Auschtwiz lo fa in un silenzio quasi assordante, senza parole e con la lunghissima meditazione solitaria durante la quale la preghiera resta l’unico punto saldo; in un dialogo col l’amico rabbino allo Yad Yashim di Gerusalemme, Beroglio raccontò come «La Shoah è un genocidio come gli altri genocidi del XX secolo, ma ha una particolarità. Non intendo dire che è di primaria importanza mentre gli altri sono di secondaria importanza, ma c’è una particolarità, una costruzione idolatrica contro il popolo ebreo. La razza pura e l’essere superiore sono gli idoli sulla cui base si costituì il nazismo. Non è solo un problema geopolitico, ma esiste anche una questione religiosa e culturale. E ogni ebreo che veniva ucciso era uno schiaffo al Dio vivo in nome degli idoli». Le uniche parole durante quella visita furono invece quelle scritte nel Libro d’Onore sistemato in un piccolo tavolo di un corridoio. “Signore – ha scritto il Papa – abbi pietà del tuo popolo! Signore perdono per tanta crudeltà!”. Forse avvero l’unico atteggiamento di umile distanza e allo stesso tempo di incredibile preghiera che l’uomo può sostenere oggi, dopo così tanti anni di distanza dal genocidio nazista. (Niccolò Magnani)
La ricorrenza del 27 gennaio, Giorno della Memoria, è stata istituita in Italia con la legge 211 del 20 luglio 2000, “al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. La data è un simbolo visto che si tratta dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz-Birkenau, il doppio campo di concentramento in Polonia dove vennero uccisi la maggiorate degli ebrei fino al 1945. Una giornata oggi che vedrà in tutta Italia numerose manifestazioni, ricordi, proiezioni di film e testimonaiznae per non far lasciare via il ricordo di qualcosa di lontano, ma di comprendere invece come quell’orrore così “banale” come descrisse Hannah Arendt in realtà è tutt’altro che irripetibile. Secondo Ruth Dureghello (presidente della Comunità ebraica di Roma) “l’antisemitismo è un pregiudizio che evolve, cambia, ma è una piaga e un male che ancora abbiamo”. La giornata della memoria è importante “perché è fondamentale che le giovani generazioni sappiano”, spiega la presidente al forum organizzato da Agi. Un fattore che forse vien sottovalutato anche in questo 2017 è il web, così affascinante nel poter raccontare in modo universale la tragedia della Shoah ma anche così pericoloso, come riporta Dureghello. «L’antisemitismo è una costante storica. C’è stato quello cattolico, quello di matrice politica del nazismo e fascismo. Oggi – spiega ancora Dureghello – c’è l’antisionismo. Il sentimento antiebraico si alimenta sempre di argomenti diversi e l’antisionismo, che oggi si diffonde attraverso il web, è permeato di contenuti di antisemitismo”. “Il web facilita” l’antisemitismo perché “chi parla dietro uno schermo, spesso nell’anonimato, si sente più forte”. Ma pesa anche il fatto che “l’utilizzo del linguaggio anche nelle sedi pubbliche che non ha più limiti”. “Il web – ha sottolineato Dureghello – è un tema su cui siamo molto attenti», chiude il formato Agi.