La prassi della canonizzazione per il mondo cattolico prevede dei miracoli. Un primo miracolo è d’obbligo per la beatificazione della persona, mentre un secondo è assolutamente necessario per canonizzarlo, ossia per renderlo santo. Da quel momento, Daniele Comboni diventa San Daniele Comboni. Ma qual è il miracolo di cui fu ritenuto capace il famoso missionario dell’Africa vissuto intorno alla metà dell’Ottocento? Fu considerata miracolosa una guarigione operata da Daniele Comboni nei confronti di una giovane donna di 32 anni di nome Lubna Abdel Aziz. La donna, è da sottolineare, non era di religione cattolica ma bensì di credenze musulmane. Questo fatto è particolarmente importante perché ci fa comprendere l’univesalità dell’amore del santo che viene celebrato oggi, un uomo che non si fermava a guardare il credo religioso della persona ma che si interessava di tutti indistintamente. Il motto di San Daniele era proprio quello, come riporta il sito del Vaticano, di ‘salvare l’Africa con l’Africa’ ed è certamente quello che ha dimostrato lungo tutto l’arco della sua breve ma significativa vita. (agg. Francesco Agostini)
IL MISSIONARIO PROTETTORE DEL CONTINENTE NERO
Nel 2003 Papa Giovanni Paolo II definì, nel giorno della sua canonizzazione, San Daniele Comboni come «insigne evangelizzatore e protettore del Continente Nero»: l’Africa, come abbiamo raccontato anche qui sotto con tutti i viaggio tenuti dal Santo italiano a fine Ottocento, è stato il simbolo dell’evangelizzazione e uno dei veri missionari che negli ultimi de secoli hanno contributo a portare il messaggio di Cristo in terre lontane e difficili, non solo a livello sociale. Come spiega la stessa Chiesa italiana nel celebrare San Daniele Comboni, nella sua opera è presente la profezia del Vangelo: «salva” i popoli e li libera da ogni forma di schiavitù: l’opposto di quello che gli imperi coloniali hanno portato in Africa». Secondo il messaggio sul Santo del Giorno tenuto dall’ottimo Matteo Liut su Avvenire, si spiega come gli africani devono davvero tanto alla figura di San Daniele che ha ridato loro dignità e una fiducia contro lo sfruttamento delle tribù locali e degli stessi occidentali colonialisti. L’esperienza della missione diede il là al senso profondo delle missioni odierne dei padri Comboniani: un modello di emancipazione con studenti di colore, guidati da insegnanti di colore all’interno dell’unico vero insegnamento valido, «siamo tutti figli di Dio». (agg. di Niccolò Magnani)
LA VOCAZIONE DI SAN DANIELE
Il Santo con la passione per le missioni in Africa: questa è la descrizione di san Daniele Comboni, la cui passione per l’aiuto nei confronti delle persone meno fortunate ha sempre contraddistinto la sua vita. Nasce in una famiglia di braccianti su Limone del Garda nel 1831: i suoi genitori, Domenica Pace e Luigi Comboni, lavoravano presso la tenuta di un lontano e ricco parente che discendeva dal ricco notaio Comboni. Anche san Daniele, fin da piccolo, fu quasi costretto a svolgere i vari lavori per aiutare i genitori e per consentire loro di rimanere nella casa del parente stesso. Questo fino al 1843 quando, all’età di dodici anni, decide di trasferirsi a Verona dove venne iscritto in una scuola per ragazzi le cui famiglie erano povere. Qui conobbe il sacerdote Nicola Mazza che gli permise di appassionarsi alle missioni che dovevano essere svolte in Africa e soprattutto l’amore per l’aiuto nei confronti delle persone maggiormente svantaggiate sotto il profilo economico e sociale. Inoltre la vocazione per le parole del Signore iniziarono a fare breccia nel suo cuore tanto che san Daniele diventa sacerdote sette anni più tardi, ovvero a diciannove anni. Egli fece una promessa a Nicola Mazza, sostenendo che avrebbe dedicato tutta la sua vita ad aiutare le popolazioni africane che risiedevano nella zona del sud Sahara.
I VIAGGI IN AFRICA
Dopo aver effettuato gli studi di filosofia e teologia san Daniele Comboni fece il suo primo viaggio in Africa, precisamente a Khartoum, assieme ad altri missionari. La sua permanenza in queste zone durò solo un anno, ovvero dal 1858 all’anno successivo perché si ammalò di febbre malarica e fu costretto a tornare in Italia.
Questo, però, non gli impedii assolutamente di realizzare diversi progetti che avevano come scopo aiutare l’Africa sfruttando le capacità possedute dalla stessa popolazione. Per il santo era molto importante valorizzare attentamente i residenti del luogo in quanto questi potevano imparare diverse lezioni sul come cercare di rendere migliore la loro stessa vita. Nel corso degli anni fondò diversi istituti, tra i quali spiccano quello dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e quello delle Suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia, fondati entrambi attorno al 1972. Successivamente san Daniele effettuò un lungo viaggio che lo vide protagonista in tutta Europa, dove cercava di aiutare le popolazioni povere che necessitavano d’aiuto.
Nel 1880 tornò in Africa dove dovette scontrarsi coi potenti del luogo che schiavizzavano i loro stessi concittadini meno fortunati. Tale battaglia non fu mai portata al termine da san Daniele che, l’anno successivo, si ammalò nuovamente, stavolta di colera, che gli costò la vita il 10 ottobre 1881.
LA CELEBRAZIONE DEL SANTO
Il santo viene celebrato in diverse zone dove egli fece delle opere di carità e diffuse la parola di Dio: soprattutto in Africa e nella sua città natale vengono svolte delle piccole funzioni religiose che permettono di ricordare tutte le diverse opere che lo stesso Santo, canonizzato nel 2003 da Papa Giovanni Paolo II, compii durante la sua vita.
GLI ALTRI SANTI DI OGGI
Tra i santi che vengono ricordati il 10 ottobre bisogna necessariamente menzionare i martiri Cassio e Fiorenzo, martirizzati dai governanti dell’Impero Romano e San Giovanni di Bridligton che in Inghilterra fu uno dei massimi diffusori della parola del Signore attorno agli anni 1340-1379, periodo durante il quale la conoscenza della parola di Dio era ai minimi storici sul suolo inglese.