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Home » Cronaca » Michela Murgia/ Solo con l’educazione gender a scuola eviteremo che crescano nuovi violentatori

  • Cronaca

Michela Murgia/ Solo con l’educazione gender a scuola eviteremo che crescano nuovi violentatori

Michela Murgia e il caso di Harvey Weinstein: solo con l'educazione gender a scuola eviteremo che crescano altri violentatori. Il potere, l'ideologia e lo "spunto" per uscirne

Niccolò Magnani
Pubblicato 18 Ottobre 2017
harvey_weinstein_georgina_chapman_goldenglobe_lapresse_2017

Harvey Weinstein (LaPresse)

La premessa è d’obbligo: lo stupro e la violenza contro la donna è odiosa e tremenda. Ma, ci permettiamo, la violenza ideologica che prova a contrastarla non risolve nulla, anzi: serve una liberazione da quella ideologia e da quelle violenze, e di certo ci pare difficile che possa arrivare affermando come fa Michela Murgia che «ci vuole un’educazione alla destrutturazione dei modelli di genere nelle scuole primarie, oppure diventa troppo tardi e avremo tanti casi Weinstein». Ecco, ora avete capito: Harvey Weinstein è il caso del mese e già solo per questo “appellativo” ci disgusta alquanto. Eppure, dietro alla continua carrellata di istanze social e campagne accusatorie contro il produttore di Hollywood più “maiale” che genio, potrebbe scorgersi un’importante lezione per tutti. Il potere e la sua seduzione sono ordine del giorno dell’esistenza umana e provare a contrastarlo con un concerto ideologico di base non ci sembra la migliore risposta possibile, la vera “liberazione”. Ci viene a fagiuolo quanto sostenuto dalla scrittrice e critica letteraria Michela Murgia a Vanity Fair – sì, proprio quella che proponeva la lettura di Pinocchio come perfetto antesignano dell’utero in affitto e delle “nuove” famiglie allargate – a proposito dell’odioso caso Weinstein: «Purtroppo sugli adulti non si può fare nulla. La penso come Elena Giannini Belotti che negli anni ’70 diceva che gli stereotipi di genere si formano tutti entro i primi cinque anni di vita. O viene consentita un’educazione alla destrutturazione dei modelli di genere nelle scuole primarie, oppure diventa troppo tardi. E a 16 anni “tr..” è già un insulto usato da ragazza contro ragazza. Non c’è bisogno nemmeno del maschio».


CANCEL CULTURE, WOKE, ETC./ Leonardo Caffo, innocenti o no, di “dittatura” si muore


DA ASIA ARGENTO ALLE VITTIME DI PEDOFILIA

Il caso in Italia ci è giunto sopratutto per le accuse e le confessioni fatte da Asia Argento, di fatto creando un’autentico muro contro muro tra le due seguenti posizioni: “le donne molestate da Weinstein sono complici e potevano dire di no” e “la donna come oggetto è un male in assoluto, bene hanno fatto quelle donne a trovare il coraggio di denunciare anche se anni dopo”. Come sempre accade, le due istanze se le prendiamo così in quanto tali sono tutte e due valide e piene di ragioni: ma questo ci basta per “cavarcela” dall’insidia del potere e dell’ideologia? Inutile dire come la pensiamo, si è già capito: secondo la Murgia quanto fatto da Asia Argento è importantissimo. «Non importa quando e come. Spero che Asia sia un esempio per altre ragazze più fragili che vivono situazioni come la sua. Sicuramente il prezzo che paga oggi non è quello che avrebbe pagato venti anni fa: puoi parlare quando sei forte, non quando sei debole. È la stessa accusa che si fa alle vittime di pedofilia che denunciano gli abusi subiti trent’anni dopo, ma si denuncia solo quando si è liberi da una situazione di sudditanza, non prima». Ecco qui ci permettiamo un appunto: crediamo che paragonare chi voglia fare l’attrice e sfondare nel mondo dello showbiz anche a costo di “vendere” il suo corpo alle molestie di un “maiale” a dei ragazzini che non avevano la possibilità di “scegliere” di non essere violentati, sia non tanto vergognoso ma sostanzialmente stupido. Superficiale. Non veritiero. Ma già li sentiamo i cannoni puntati contro: “maschilista”, “sessista”, “giustifichi gli stupratori”. Ecco, è proprio questo il punto.

È EDUCAZIONE “INDIFFERENZIARE” I BAMBINI?

Perché in questo nostro mondo di oggi non si può dire “z”? Nel senso, o si sostiene “x” oppure “y”, ma se dici “z” le due fazioni ti danno dello “sporco venduto”. Non interessa la verità nel merito, interessa sempre e solo la difesa della propria fazione. Ma è su questo che abbiamo bisogno di essere liberati ed educati (qui sì): educazione alla realtà, alla verità, all’affetto. Non una violenza (fisica e psicologica come quelle di Weinstein) e non un’altra violenza (l’educazione “indifferente” del filone Murgia-Boldrini-Fedeli, insomma “gender-type”). Dire che quelle donne, diabolicamente soggiogate al potere del “maiale” di turno, potevano dire di no ti becchi del “sessista”; dire che quelle donne sono vittime a prescindere sempre e comunque, ti becchi del “femminista”. Ma in questo mondo a qualcuno interessa capire cosa è donna e cosa è uomo? Interessa capire e vedere esempi di rapporti sani tra uomini e donne che non siano violenti o infettati dalla seduzione del potere (che si gioca in ogni piano, non certo solo ad Hollywood, ndr). Ancora Murgia, «Ha ragione Asia: viviamo in un Paese dove si cerca la ragione della molestia nella persona molestata, non nel molestatore», scrive ancora la Murgia nell’intervista a Vanity Fair. E poi ancora, «Il problema non sono io che ti guardo come un oggetto, ma sei tu che ti esponi come una cosa. Ecco, questo è il meccanismo da sradicare». E per farlo la proposta della Murgia (e mica è la sola!) è quella di sradicare dai bambini l’idea di uomo e donna come la “falsa e stupida tradizione ci ha insegnato”. Gli uomini e le donne sono uguali non perché non hanno differenze ma perché nella differenza che sono vanno rispettati, amati e trattati in quanto persona e non “genere”. In quanto individuo con una libertà e un’affettività, e non in quanto un oggetto di violenze e ideologie. Combattere la “donna-oggetto” e gli stupri è una battaglia davvero sincera e giustissima e la condividiamo: ma serve esaltare il concetto di persona e di esistenza e non, secondo noi, renderla “indifferente” nel pattume del politicamente corretto e della “battaglia di genere”. Un’educazione ad entrare di più nella realtà intera e non nella “propria” realtà costruita a tavolino da un concetto culturale. Il punto è capire da dove si origina quella “posizione” forte che serva a contrastare il potere dell’ideologia: di certo non con un altro potere, opposto ideologicamente, ma pur sempre potere.

Tags: Michela Murgia

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