Krasnodar è il nome di un sottomarino russo che nei mesi scorsi è risultato imprendibile sia per le forze della Nato che quelle targate U.S.A., incapaci di rivelarlo dopo mesi e mesi di tallonamenti. Il sottomarino in questione è stato bonariamente soprannominato ‘buco nero’ dalla stampa di tutto il mondo perché, una volta immerso, è risultato difficilissimo e praticamente impossibile farlo apparire nei propri radar. La nascita di detto sottomarino è avvenuta nel 2015 e fa parte di quella classe Warszawianka di bolidi subacquei diesel-elettrici che emettono dei suoni appena percettibili. I fatti in questione, e cioè quelli relativi all’inseguimento, risalgono alla primavera scorsa. A maggio il Ministro della Difesa russo aveva reso noto che il sottomarino Krasnodar si trovava nel Mar Baltico e che avrebbe dovuto ricongiungersi al resto della flotta orbitante a Sebastopoli, nel Mar Nero. La comunicazione era una vera e propria formalità, dato che la Nato conosceva benissimo i suoi spostamenti avendolo fatto seguire a vista; che il suo obiettivo fosse la Crimea, quindi, era cosa ben nota.
LA CACCIA A KRASNODAR, DETTO “BUCO NERO”
Il pattugliamento delle forze Nato era iniziato sin dalle primissime battute. Alcune navi danesi avevano seguito il temibile ‘buco nero’ Krasnodar fin dalle prime battute e avevano provveduto anche a fotografarlo e a postarne un’immagine sul social network Twitter. Dopo i danesi si erano susseguiti al suo controllo degli spagnoli e delle navi inglesi, tutti aderenti alle forze Nato. Il 13 maggio anche le forze statunitensi avevano iniziato a dare il proprio contributo, grazie a un incrociatore partito da Sigonella, resa famosa da Craxi per la famosa crisi. Il sottomarino russo aveva iniziato a mettere in mostra tutte le proprie potenzialità belliche perché l’Egitto era interessato al suo acquisto a scopo di difesa. Le esercitazioni di Krasnodar sono state notificate e debitamente dichiarate alla Nato, come da prassi. Dal 29 maggio, però, il temibile sottomarino russo è iniziato a sparire dai radar della Nato e degli Stati Uniti d’America, destando non poche preoccupazioni al riguardo. Alla base di tutto, come si è scoperto in seguito, c’era stato il conflitto in Siria.
LA SIRIA
Dopo tanti anni di inimicizie e guerra fredda, Stati Uniti d’America e Russia si sono finalmente trovati d’accordo su un fronte comune: la Siria. Sia Putin che Trump, infatti, combattono gli stati islamici e condividono quindi lo stesso identico obiettivo, anche se tramite battaglie leggermente differenti. I russi guerreggiano fianco a fianco dell’esercito governativo, mentre Trump e soci con le forze ribelli. Krasnodar, il ‘buco nero’ dei mari, non stava facendo altro che combattere la Siria con una missione segreta. I missili del sottomarino, infatti, sono stati sparati direttamente sullo stato islamico, come rappresaglia per l’abbatimento di un jet avvenuto per opera degli stessi Stati Uniti d’America. Benché combattano la stessa guerra, infatti, lo scontro tra le due grandi potenze mondiali è stato vicinissimo. L’inseguimento al Krasnodar si è infine concluso quando il sottomarino è approdato a Tartus, in Siria, il 30 luglio 2017, in tempo per la Giornata della Marina Militare. Dopo qualche giorno, il 9 agosto 2017, il ‘terrore dei mari’ si è infine unito alla flotta nel Mar Nero, esattamente come annunciato all’inizio dal Ministro della Difesa.