«Mio fratello, papa Francesco…». Il libro “L’altro Francesco” uscito in questi giorni vede la sorella del pontefice, Maria Elena Bergoglio, raccontarsi e raccontare le vicende del più noto fratello davanti al giornalista Michael Hesemann. Dall’elezione alle riforme, dal calcio allo Spirito Santo fino al momento in cui la sua casa è stata invasa dai giornalisti… «Ero qui a casa con mio figlio, naturalmente avevamo la televisione accesa quando abbiamo visto la fumata bianca. Eravamo alle prese con le faccende quotidiane e intanto ci scambiavamo alcuni commenti nel sentire le storie dei cronisti. […] La sola cosa che ho sentito dell’Habemus papam è stata « Georgium Marium », Jorge Mario. Mi sono completamente sfuggiti il cognome e il nome assunto dal nuovo Papa tanto ero sconvolta e scioccata», spiega la sorella minore del Papa, ancora con le lacrime agli occhi alla sol pensiero dell’Habemus Papam. «Subito dopo casa mia è stata presa d’assalto dalle persone, erano tutti felici e il telefono ha continuato a squillare tutto il giorno. Da allora non riesco ancora a capire bene cosa sia accaduto in quel momento. Il giorno dopo le telecamere erano piazzate di fronte a casa mia già dalle sei del mattino. Era tutto così folle e allo stesso tempo meraviglioso! I giornalisti sono stati tutti molto gentili con me, quando ho spalancato la porta e gli sono andata incontro», racconta Maria Elena, ammettendo che gli occhi del fratello in quel particolare giorno sono come cambiati.
“LO SPIRITO SANTO CON LUI”
«Quando, finalmente, ho avuto l’occasione di fermarmi a pensare, di riguardare le immagini, ho avuto l’impressione che fosse molto felice in quel momento. Sembrava come se lo Spirito Santo fosse realmente con lui. Credo anche che fosse contento come non mai»: il Papa è scelto dallo Spirito Santo che ispira i membri del Conclave, ma per la sorella di Bergoglio in quei primi attimi prima del famosissimo “Buonasera” gli occhi erano come già cambiati, rinnovati dal quel ruolo sostenuto da qualcos’Altro non di questo mondo. «Era già vicino alla gente qui in Argentina, ma ora sembra ancora più vicino a loro, ha più possibilità di esprimere i suoi sentimenti e penso che lo Spirito Santo lo stia aiutando. Mi rende molto felice vedere in che modo mio fratello si sia adattato a questo nuovo ruolo», racconta ancora la sorella pi più piccola di casa Bergoglio che ancora oggi in Argentina racconta a chiunque glielo chieda chi è davvero quel fratello così “famoso”. Maria Elena spiega che il Papa da piccolo era il suo migliore amico, aveva 12 anni più di lei ed era davvero un fratello protettivo e giocherellone, affezionatissimo a lei e sempre molto divertente. «Quando avevo otto anni, se n’è andato via di casa per entrare in Seminario, ma siamo rimasti sempre in contatto. Ci scrivevamo delle lettere, ci telefonavamo. Avevamo una specie di rapporto a distanza, era sempre presente nella mia vita, anche se eravamo lontani e continuerà ad esserlo anche ora».
“COSÌ CAMBIERÀ LA CHIESA DI ROMA”
Dallo Spirito Santo al calcio, con le malattie gravi sofferte – come la terribile polmonite in età giovanissima – che non hanno impedito la crescita di un uomo divenuto in poco tempo assai influente con la sua testimonianza e la sua forte personalità nella chiesa argentina. «Leggeva con piacere e amava il calcio, che era la sua più grande passione. Giocava sempre nella piccola piazza Herminia Brumana all’angolo di casa nostra, su via Membrillar. Amava la musica classica, come del resto tutti noi, ma era un ragazzo normalissimo e con tanti amici. Nella sua giovinezza ascoltava la musica tipica di quegli anni, andava alle feste con i suoi amici e aveva un debole per il ballo»: un Papa “ballerino” e “calciatore”, con altre qualità che lo rendevano decisamente normale e ben voluto, spiega ancora la sorella. Eppure oggi è chiamato a rinnovare la Chiesa e annunciare il Vangelo, come del resto tutti i suoi predecessori: secondo Maria Elena suo fratello non è cambiato, «Siamo testimoni di continue novità, come ad esempio il fatto che non abbia scelto come residenza il Palazzo Apostolico. Jorge mi ha confessato che il suo sogno è una Chiesa per i poveri. Questo è l’obiettivo che intende perseguire: una Chiesa libera dalle ricchezze e dai privilegi, con dei pastori che hanno «l’odore delle pecore», che non si isolano, che non si sentono superiori ai fedeli o evitano qualsiasi contatto con loro, pastori che vivono tra la gente e a servizio delle persone. Jorge con i suoi gesti sta introducendo cambiamenti importanti nella Chiesa». Quando però le viene chiesto se i meriti del cambiamento siano da imputare alla “forza” di Bergoglio, lei dissente e riporta lo sguardo all’origine: «Chi vuole essere l’artefice di un cambiamento deve prima di tutto cambiare se stesso. Questo accade nella vita di tutti i giorni. Occorre avere fiducia nella misericordia di Dio, perché dietro a quello che fa Jorge come papa c’è Gesù. Non possiamo mai perdere di vista Gesù».