Terza Guerra Mondiale/ L’appello di Seul alla Corea del Nord per le famiglie ‘separate’ dal 1950

- Niccolò Magnani

Terza guerra mondiale, ultime notizie di oggi 4 ottobre 2017: Corea del Nord, minacce e crisi tra diplomazia e soluzione militare, i problemi e il nodo-Trump da affrontare

donald_trump_4_lapresse_2017 Terza Guerra Mondiale, Donald Trump (LaPresse)

TERZA GUERRA MONDIALE. Un appello disperato e diretto alla Corea del Nord da parte di chi, da quasi 70 anni intende semplicemente rivedere la propria famiglia: la guerra mondiale nelle Coree richiama la mente a quegli orrendi 3 anni di scontri tra i due Paesi “fratelli” che ancora oggi segnano l’origine fatale dello scontro tra Usa (principali alleati di Seul) e Pyongyang.  Il ministro sudcoreano dell’unificazione Cho Myoung-gyon ha chiesto a Pyongyang di riprendere la pratica delle riunificazioni delle “famiglie separate”, come osserva oggi AsiaNews dando una lettura e una sottolineatura che sui media occidentali non trovano per nulla spazio. Si tratta della celebre “divisione” avvenuta alla fine della Guerra tra le due Coree (1950-53) con i vari membri di moltissime famiglie divise per un confine imposto e per una tragica faida di fatto famigliare. «Lo scorso luglio, la Sudcorea ha proposto un nuovo ciclo di incontri, senza ricevere risposta. Intanto, i membri delle famiglie separate, sempre più anziani e in minor numero, perdono le speranze di rivedersi prima di morire», spiega ancora AsiaNews. Intanto Seul la porta aperta la lascia ma il regime la risbatte indietro accusando i vicini di essere la vera “marionetta” in mano agli Usa: insomma, non se ne esce ancora dopo 70 anni quasi di faide. 

IL “PROBLEMA” TRUMP

E se il problema fosse proprio Donald Trump? La terza guerra mondiale, anche se in molti si ostinano a considerarla una possibilità da imputare alle responsabilità del presidente Usa e del suo omologo nemico Kim Jong-un, nasce da molto più indietro e da scelte di miopia/convenienze di Onu, Usa stessi e in larga parte dal partner di Pyongyang, la vicina Cina comunista. Ebbene, a leggere le ultime dichiarazioni del segretario alla Difesa Jim Mattis si può vedere un certo qual imbarazzo rispetto alla spiacevole situazione creatasi dopo le parole di Trump “contro” il suo segretario di Stato (Rexi Tillerson), in viaggio diplomatico in Cina per provare a scardinare la guerra. «Il dipartimento della Difesa sostiene gli sforzi del Segretario Tillerson per trovare una soluzione diplomatica, ma resta concentrato sulla difesa degli Stati Uniti e dei nostri alleati»: come dire, stiamo con Tillerson perché crediamo che la dimensione diplomatica sia l’unica in casi pericolosi come quelli con la Nord Corea, ma anche “stiamo con Trump e la Casa Bianca” in quanto la linea è quella di difendere gli interessi degli Usa e degli alleati Giappone e Sud Corea. Ergo, non escludendo la via militare, anzi: come però illustriamo qui sotto, l’ipotesi di uno scontro militare provocato dagli States comporta una serie di problematiche enormi e potenzialmente devastanti. La linea di Trump dunque è il vero problema? Errato di nuovo: o almeno, non solo. Di certo l’imbarazzo creatosi sempre più spesso nei vari livelli e organi di potere americani dopo l’elezione di Trump e dopo la gestione non proprio ortodossa della crisi nordcoreana alimentano tendenze di questo genere. Ma occhio a ritenere l’imbarazzo e l’imbarazzante Trump come unico responsabile di questo, scusate l’espressione, gran “carnaio” che sottende la temibile guerra nucleare dei prossimi mesi. Se infatti anche Trump non ci fosse, il regime con progetti missilistici oltre il Pacifico rimarrebbe lo stesso e il rebus per poter risolvere l’intricata vicenda necessiterebbe, pure.

I PROBLEMI DELLA SOLUZIONE MILITARE

La Terza Guerra Mondiale è in atto, non c’è nulla da fare: secondo i massimi esperti mondiali di strategia e scenari geopolitici, la guerra tra Corea del Nord, Giappone, Sud Corea e Usa è già in corso, bisogna solo vedere in che termini si protrarrà. Finora senza l’intervento militare, una gran fortuna va detto, ma non è detto purtroppo che si possa tenere così a lungo specie se non intervengono possibilità concrete di soluzione “pacifiche”. Secondo l’analisi di Difesa Online – compiuta dal Presidente ASCE – Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia e Professore di Studi Strategici all’Università di Trieste, Arduino Paniccia – la soluzione militare è tutt’altro che un’opzione “senza grandi problemi” per gli Stati Uniti: «vrebbe bisogno, se non dell’alleanza, almeno del consenso del Giappone e della Corea del Sud. Ma il Giappone si troverebbe sotto il tiro dei missili nordcoreani, e la Corea del Sud rischierebbe ancor di più: la capitale Seul è a pochi chilometri dal confine, quindi vulnerabile alle artiglierie nordcoreane». Non solo, i problemi deriverebbero anche dal tacito assenso che Russia e Cina dovrebbero dare all’operazione: «la triade Cina, Stati Uniti e Russia governa la globalizzazione, poiché sono gli unici tre Paesi al mondo in grado di perseguire una grande strategia autonoma. Il gioco strategico mondiale è guidato da questi tre grandi attori, le cui rivalità ed alleanze decidono di tutta la politica internazionale». Se Trump non trova l’accordo con questi attori e non vi sono ipotesi sensate sull’exit strategy successiva, l’opzione militare rimarrà un problema anche solo da scatenare per gli Usa: il dialogo sembra sempre di più l’opzione più sensata.







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