E’ andata in onda la toccante testimonianza a “Le Iene Show” per quanto riguarda la tredicenne abusata dal nonno più volte quando era minorenne. Ora la ragazza ha ventidue anni, eppure il suo incubo è lungi dall’essere finito. Questo perché la ragazza deve ancora affrontare il ricorso in Cassazione del nonno, che pure era stato condannato in primo e in secondo grado. Una situazione difficile considerando che dopo gli abusi subiti, la ragazza ha affermato di aver sofferto potenzialmente ancor di più nel dover affrontare un processo interminabile, con la Cassazione che ha annullato la prima convocazione per la mancanza di una firma di un giudice, un banale vizio di forma. Nel frattempo il nonno è fuggito ad Hammamet: la ragazza, che non ha voluto farsi inquadrare, ha affermato di vedere pericoli ovunque, col nonno che dopo le denunce non ha avuto alcuna ordinanza restrittiva. A esortato le ragazze vittime di violenza a denunciare, ma anche lo Stato a fornire strumenti di protezioni per vittime di violenza che rischiano di essere inermi verso nuovi abusi. (agg. di Fabio Belli)
LA FUGA DEL NONNO IN TUNISIA
Una ragazza è stata violentata dal nonno quando aveva 13 anni ma attende ancora giustizia. A 20 anni ha trovato la forza di denunciarlo, ma ancora oggi, dopo anni di processi, attende giustizia. I dettagli del caso verranno raccontati nel servizio di Matteo Viviani e Gaston Zama, ma intanto sui social, e in particolare sulla pagina Facebook delle Iene, il dibattito è già cominciato. “Condannate questo indegno individuo schifoso che non può assolutamente essere chiamato nonno, ma come correttamente qualcuno ha già scritto Orco!”, il commento di un utente. E c’è chi si concentra sul dolore della ragazza: “Quanti problemi che avrà questa ragazza nella sua vita, non si fidera più di nessuno, mi spiace tantissimo. Credo che è la cosa più brutta di una donna essere molestata, violentata”. Altri sfogano la frustrazione per il fatto che non ha ancora ottenuto giustizia: “Purtroppo, non mi stancherò mai di dirlo, questo mondo e anche l’Italia che si crede un paese civile, non é fatto per le vittime… questo mondo é fatto per i carnefici…”. (agg. di Silvana Palazzo)
13ENNE ABUSATA DAL NONNO, IL CASO A LE IENE
Questa sera si torna a parlare alle Iene Show di molestie e abusi, ma questa volta su piani e contenti completamente diversi da quelli dello star system e del cinema: si tratta invece di una giovanissima, una bimba di fatto, che a 13 anni vede la sua vita sconvolta per i presunte molestie subite dal nonno-orco che per ben 3 anni avrebbe abusato di lei tra le mura domestiche senza che nessuno potesse scoprirlo. Il servizio è curato da Matteo Viviani che racconterà i fatti dall’origine, intervistando la ragazzina ora cresciuta e i vari protagonisti di questa assurda vicenda, non solo sul lato personale e sociale ma anche a livello giudiziario. Già, secondo quanto anticipato dalle Iene Show, L’uomo ha subito una condanna in primo e secondo grado per violenza sessuale su minore aggravata da legame di parentela; per un inghippo burocratico, però, il terzo grado di giudizio – quello definitivo – è stato rinviato a data da destinarsi. In questi lunghi 7 anni di processo il nonno non solo non è mai stato arrestati me non sarebbe mai neanche stato emesso un ordine restrittivo nei confronti della nipote che poteva dunque essere “tranquillamente” visitata dal parente presunti pedofilo.
TRA MALAGIUSTIZIA E BISOGNO DI FAMIGLIA
Beffa finale, l’uomo sarebbe riuscito a prendere residenza ad Hammamet (Tunisia), dove potrebbe essere difficile richiedere poi l’estradizione in caso si arrivasse finalmente a sentenza nei prossimi mesi: il caso assurdo spiegato da Viviani proverà a far luce sui pochi fatti per ora conosciuti, e probabilmente darà anche qualche indizio in più sull’identità del nonno-orco di fatto fuggito in Tunisia. In attesa di scoprire quale effettivo caso di cronaca si tratti, resta l’amarezza e il dramma di un ennesimo caso di violenza consumato in famiglia all’interno di quelle “mura domestiche” a volte teatro degli orrori più nefasti. Non si tratta di un accusa alla famiglia, come spesse volte si scade davanti a tragedie del genere, ma di una forte necessità che riguarda tutti: la necessità di essere amati realmente, di avere la possibilità di qualcuno che possa capire e a cui poter raccontare quanto di difficile e alle volte di tremendo accade da chi dovrebbe in realtà essere protettore e custode di quelle piccole vite che crescono. Un altro spunto importante che offre un caso del genere è poi l’assurda vicenda giudiziaria: per un errore, una svista, anche non malevola, alle volte si tengono in libertà colpevoli efferati, o al contrario si tengono in carcere innocenti senza uno straccio di prove. Di certo resta da capire cosa abbia provocato questa volta “l’inghippo burocratico” che ha tenuto il nonno ancora vicino alla ragazzina, ma diviene palese come la giustizia abbia sempre più bisogno di una regola chiara e di un giudice in grado di saperla interpretare e tradurre nel miglior interesse di tutti, vittime e carnefici.