L’esplosione di Chernobyl è forse il disastro nucleare più grave della storia dell’umanità (bombe Usa del ’46 escluse) e gli effetti, impensabili ancora 30 anni dopo la tragedia avvenuta in Ucraina il 26 aprile 1986, sono purtroppo più gravi che mai anche oggi nel 2017. Le Iene Show ieri sera con il servizio di Alice Martinelli (tra l’altro “figlia” di quel tempo, visto che è nata esattamente nel giorno d Natale del 1986, ndr) hanno posto l’accento su cosa succede oggi in Ucraina e in tutta l’Europa investita dalla radioattività pericolosissima di quella esplosione: un inferno che comincia il maledetto 26 aprile con l’esplosione del quarto reattore della centrale che portò il disastro a cielo aperto e non solo in Ucraina. Europa Orientale tutta, Scandinavia, ma anche Germania, Svizzera, Austria, Balcani e ovviamente anche l’Italia dove ancora oggi i malati di tiroide sono circa 6 milioni e sono molti figli di quel periodo in cui il cibo e l’acqua vennero danneggiati dalla radioattività. Ecco, il servizio delle Iene parte proprio da lì visto che si ritorna a Chernobyl per vedere cosa succede lì dato che noi, a 2mila chilometri di distanza, paghiamo ancora oggi le conseguenze del disastro nucleare. Sono stati intervistati molte famiglie con figli anche piccolissimi già nati e malati di tumori “inspiegabili” se non come effetto dell’altissima radioattività, ancora oggi. «Qui in Ucraina, non fanno interventi per questo tipo di tumore» spiega la madre di Vladik (2 anni, malato di neuroblastoma) durante l’intervista e continua dicendo “Per questo abbiamo mandato i documenti in Turchia e ci hanno risposto che prima di eseguire l’operazione servono delle analisi. Ma solo la visita costa 8.800 dollari». Clicca qui per il servizio completo delle Iene Show su Chernobyl 30 anni dopo
LA RADIOATTIVITÀ 986 VOLTE OLTRE LA NORMA
L’esplosione di Chernobyl, conferma la Russia con un rapporto diffuso in questi giorni, ha provocato una radioattività che ancora oggi è circa 986 volte oltre la norma: lo spiegano Le Iene al termine del loro servizio, con i protocolli russi che spiegano come «la nube che ha sorvolato l’Italia del Nord e l’Europa tra fine settembre e inizi ottobre era sotto allarme. Il servizio metereologico russo ha fatto sapere che negli Urali meridionali i livelli nell’aria di rutenio-106, elemento radioattivo, sono mille volte sopra la norma. La fonte del rilascio sarebbe il sito nucleare di Mayak, nel negli Urali meridionali, dove nel 1957 avvenne un grave incidente: l’esplosione di un serbatoio di rifiuti radioattivi. La radioattività che questo incidente portò fu quasi doppia rispetto a quella sprigionata dall’incidente di Chernobyl, che avvenne successivamente. Le vittime di quest’ultimo disastro nucleare ancora oggi combattono contro malattie dovute alla radioattività». Il problema è soprattutto il cibo, ancora oggi mangiato con livelli di radioattività assurdi: «nel corpo dei bambini che abitano in questi posti, abbiamo trovato grandi quantità di cesio e stronzio. In particolare il cesio viene assunto tramite gli alimenti. Il cibo qui è contaminato, perchè cresce in un territorio contaminato ed i più vulnerabili sono proprio bambini e adolescenti», spiega uno scienziato bielorusso ai microfoni della Iena Martinelli. Problemi di cuore all’80% dei bambini, il 40% soffre invece di tiroide: la situazione è drammatica anche perché, dato il livello di povertà altissima, non mangiare il cibo coltivato lì è praticamente impossibile.
SCOPERTA LA VERA CAUSA DEL DISASTRO NUCLEARE
Intanto è proprio di questi giorni la scoperta causa del disastro di Chernobyl, o almeno, la conferma di quanto ritenuto dopo anni e anni di ricerche, studi e silenzi delle autorità che non vogliono raccontare il vero stato delle cose per non allarmare la popolazione. Comes riporta oggi Sputnik News, la catastrofe iniziata alle ore 1.23 con l’esplosione del quarto reattore della centrale V.I. Lenin ha dato luogo ad una seconda esplosione, ancora più potente. Le cause sono da ricercare nel sistema di raffreddamento: qui dentro avvenne l’esplosione che causò una rapida evaporazione dell’acqua, «nel momento in cui l’acqua e il vapore iniziarono a reagire con lo zirconio negli elementi del combustibile iniziò a formarsi una grande quantità di idrogeno che ha successivamente provocato un’esplosione», riporta il portale russo. Ci sono però altri scienziati, svedesi, che spiegano un’altra possibile verità: «Hanno proposto che durante lo spegnimento pianificato del reattore siano emersi dei problemi nel sistema di controllo della reazione nucleare a seguito dei quali la quantità di neutroni termici nel nucleo è aumentata in modo significativo. Le esplosioni nucleari locali hanno portato a delle potenti emissioni di prodotti di fissione, i quali hanno sfondato i coperchi di sicurezza nella parte superiore dei canali del reattore liberandosi nell’atmosfera». La verità dunque rimane ancora “divisa” in due, ma resta un dato, inequivocabile: sono passati 30 anni ma quel disastro nucleare ancora ha la capacità di uccidere e rovinare la vita di migliaia di giovani vite che in quel tremendo 1986 neanche erano nella mente di Dio e che nei prossimi anni svilupperanno malattie e crisi varie imputabili all’orrenda gestione di un incidente drammatico.