Elettroshock per i gay: il drammatico reportage dell’Ong Human Rights Watch sulla situazione degli omosessuali in Cina. Terapie riparative brutali nelle cliniche cinesi per le persone con orientamento omosessuale, un quadro che, come sottolinea Gay.it, rimanda ai campi di concentramento e ai disumani esperimenti dei medici nazisti. Secondo quanto riporta il rapporto della nota Ong, diciassette omosessuali cinesi hanno dovuto affrontare le terapie riparative nelle strutture cliniche locali. Terapie che la scienza ha dimostrano non essere efficaci e inoltre dannose, ma che sono usufruibili in Cina negli ospedali pubblici e nelle cliniche private: dall’isolamento alla medicazione forzata, fino all’elettroshock. Come sottolinea il report, i ragazzi gay sottopostisi ai trattamenti lo hanno fatto su pressione della famiglia: infatti, oggi in Cina è considerato ancora una disgrazia avere un figlio omosessuale. “Mio padre ha detto che non sapeva come sarebbe sopravvissuto, come avrebbe affrontato il resto della famiglia se solo avessero scoperto che io ero gay”, il laconico commento di uno dei ragazzi intervistati.
TORTURE E UMILIAZIONI
I gay sottoposti a questi brutali trattamenti non hanno dovuto dare alcun consenso informato, bensì si trovano a sottostare a cure a cui non erano preparati: “Mio padre stava facendo le procedure di registrazione. Poi l’infermiera disse che potevo portare il mio bagaglio nella stanza e andare a farmi visitare dal dottore”. Oltre ai duri trattamenti, i gay sono costretti a stare sotto continue pressioni e umiliazioni da parte dei medici: “pervertiti”, “invertiti”, “malati”, solo alcune delle offese rivolte ai pazienti. . “Il dottore mi disse che l’omosessualità è promiscua e depravata e che se non fossi cambiato mi sarei ammalato e sarei morto di Aids“, le parole di Zhang Zhikun riportate da Gay.it. Il trattamento più crudele di tutti è ovviamente l’elettroshock, utilizzato per associare stimoli dolorosi ad immagini omoerotiche: “Sembrava di avere aghi che inflizavano la mia pelle”, la rivelazione di uno dei pazienti. Una situazione che in Cina rappresenta la prassi, mentre in Italia le terapie riparative sono state pubblicamente disconosciute dal 2010.