SAN GIACOBBE, LA VITA DEL PATRIARCA
Il 24 dicembre, Vigilia di Natale, la Chiesa Cattolica ricorda San Giacobbe, un personaggio di cui si parla per buona parte dell’Antico Testamento. All’inizio del Vangelo di Matteo vi è un elenco di coloro che vengono considerati antenati di Cristo, e così li definisce Matteo “tutti quei padri che piacquero a Dio e che, trovati giusti, pur senza avere ricevuto le promesse, ma avendole soltanto guardate e salutate da lontano, morirono nella fede”. Si tratta di persone che non hanno conosciuto l’illuminazione della Buona Novella portata dal Figlio di Dio incarnato, ma hanno comunque speso la propria esistenza al servizio del Dio dei loro padri. Giacobbe fu un uomo pio e giusto che servì Dio per tutta la sua lunga esistenza, che ebbe da Dio numerose visioni e che quindi viene ricordato il giorno della Vigilia di Natale, insieme alle vicissitudini che ne caratterizzarono l’esistenza e che troviamo narrate per esteso nel libro della Genesi.
Giacobbe era figlio di Isacco e Rebecca e aveva un fratello gemello, chiamato Esaù. Nonostante i due fratelli fossero nati insieme, il primo a uscire dal ventre materno fu Esaù che quindi era considerato il primogenito. Giacobbe però ne teneva stresso in mano il calcagno, e il suo nome si deve a questo, poiché vuol dire “che tiene il calcagno”. Rebecca favoriva Giacobbe e con degli stratagemmi ottenne che questi venisse riconosciuto come primogenito, con tutti i benefici che ne derivavano.
Nata quindi inimicizia con il fratello Esaù, Giacobbe partì e si recò in una terra lontana dalla natia Canaan, Carran, dove abitava un suo parente, Labano. Durante il viaggio Giacobbe si addormentò e sognò una grande scala che da terra saliva fino al cielo e che era percorsa da schiere di angeli. Dio, in sogno gli disse che la sua progenie sarebbe stata altrettanto numerosa, e che lui ne avrebbe fatto il ponte tra cielo e terra. Il luogo dove avvenne questa visione fu chiamato Betel, che in ebraico vuol dire “casa di Dio”.
Giacobbe proseguì il suo viaggio e conobbe e si innamorò della figlia di Labano, Rachele. Con un inganno però gli venne data in moglie la sorella Lia: Giacobbe scontò così il torto fatto al fratello Esaù. Più tardi però sposò anche Rachele, visto che all’epoca la poligamia era accettata. Lia diede molti figli a Giacobbe e invece Rachele era sterile. Solo dopo molti anni Rachele diede a sua volta un figlio a Giacobbe, Giuseppe, colui che poi divenne grande presso la corte del Faraone per i suoi sogni profetici.
La narrazione delle vicende di Giacobbe prosegue ben oltre, descrivendo la riconciliazione con Esaù. Durante il viaggio per tornare a Canaan Giacobbe ebbe un altro sogno, in cui lottò con un angelo e lo sconfisse. A seguito di quel sogno Dio gli disse che il suo nome sarebbe stato cambiato in Israele e che i suoi figli sarebbero stati i capi delle tribù del popolo di Israele.
Giacobbe morì alla veneranda età di 130 anni, molto tempo dopo l’amatissima Rachele che morì partorendo il suo secondo figlio e che fu seppellita a Efrata, luogo molto venerato dagli ebrei oggi e dove si trova un mausoleo a lei dedicata. Prima di morire, Giacobbe riunì i suoi dodici figli intorno a sé e benedì le dodici tribù di Israele. Fu seppellito a Canaan. Giacobbe fu saldo nella sua fede in Dio, che lo benedisse con una lunga discendenza. Fu un uomo giusto, che diede origine alla stirpe da cui sarebbe nato il Figlio di Dio.