Come ogni anno il giorno della Festa di Sant’Ambrogio a Milano va in scena la tradizionale consegna delle civiche benemerenze note come Ambrogini d’oro: un premio ai vari protagonisti contraddistinti in tutti campi del sociale nell’anno appena trascorso per la città di Milano. Quest’anno però, la Grande Medaglia D’Oro – ovvero la massima onorificenza cittadina con l’approvazione in unanimità di tutta l’assemblea consiliare milanese – è andata all’Arcivescovo Emerito di Milano Cardinal Angelo Scola, da pochi mesi sostituito per limiti d’età dal nuovo Arcivescovo Mario Delpini. «Ha contribuito con la sua riflessione ad interpretare le paure diffuse e a superarle, fornendo le ragioni per la costruzione di una città più forte e integrata», ha spiegato il sindaco Beppe Sal nel consegnare l’Ambrogino d’Oro a Scola, il quale ha replicato con un breve discorso, «Centinaia di persone meriterebbero la stessa cosa, concepisco questo premio come dato alla Chiesa di Milano. Una città che sta attraversando una vera rinascita. Dobbiamo continuare a lavorare per questo, nonostante le contraddizioni. La città sta cambiando fino in fondo volto e invito tutti ad aprirci al fascino del futuro che ci attende». Tra gli altri riconoscimenti, da segnalare la Medaglia d’oro a don Virginio Colmegna, fondatore, presidente e “anima” della Casa della Carità.
#Ambrogini @angeloscola Arcivescovo emerito di Milano, ha ricevuto la Grande medaglia d’oro @ComuneMI pic.twitter.com/6Fhv2AXvxB
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IL DISCORSO ALLA CITTÀ DELL’ARCIVESCOVO
Mentre stamane ha tenuto il Pontificale di Sant’Ambrogio direttamente in Basilica del santo patrono di Milano, ieri l’Arcivescovo Delpini ha tenuto il suo primo Discoro alla Città tradizionalmente proprio per la festa del 7 dicembre 2017. Un discorso importante, intenso e dedicato all’insegnamento del grande Ambrogio, «Per un’arte del buon vicinato. “Se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?” », è il titolo del discorso disponibile in tutte le librerie milanesi. Un buon vicinato che intende il rapporto, il dialogo continuo tra la Chiesa di Milano e il potere “temporale”, le istituzioni e i grandi rappresentanti laici che devono sempre più collaborare per far fronte alle emergenze sociali ed educativi che questo nostro tempo impone. «L’alleanza di tutti coloro che apprezzano la grazia di vivere nello stesso territorio è una convocazione generale che non prepara un evento, ma che impara e pratica un’arte quotidiana, uno stile abituale, una intraprendenza semplice – sottolinea Delpini -. L’alleanza è stipulata non con un documento formale, ma con la coltivazione di una buona intenzione, con la riflessione condivisa sulle buone ragioni, con la vigilanza paziente che contrasta i fattori di disgregazione, di isolamento, di conflittualità». È un percorso che riguarda appunto tutti, come ricorda lo stesso Delpini in un altro passaggio del lungo discorso a Milano: «L’alleanza che propongo chiama a una specifica responsabilità la Chiesa ambrosiana e le istituzioni pubbliche. Non è un impegno che riguarda le istituzioni come fossero delegate a tenere insieme gli abitanti di queste terre, è piuttosto una impresa comune di cittadini e istituzioni, di fedeli e pastori della comunità cristiana e delle altre religioni: è una impresa corale che riconosce il contributo di ciascuno e chiede a ciascuno di non vivere la città come servizi da sfruttare o pericoli da temere, ma come vocazione a creare legami. Sono essi il luogo dell’ospitalità, della possibilità di (ri)dare nome ai soggetti, di offrire dimora alla cittadinanza fraterna e di riconsegnare le istituzioni alla comunità».
In Basilica di #SantAmbrogio l’arcivescovo mons. Mario Delpini presiede il Pontificale pic.twitter.com/T4HCG8TgPN
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IL DISCORSO SULL’EDUCAZIONE
Spesso di parla di Sant’Ambrogio per la sua storia molto singolare all’inizio della sua esperienza cristiana – battezzato, eletto vescovo e capo della Chiesa di Milano nel giro di soli 8 giorni – oppure della sua opera cresciuta e rimasta nei secoli a venire del Rito Ambrosiano Cattolico, ma in pochi ne ricordano la profonda intensità spirituale, il grande lascito morale e l’impegno per testimoniare una fede viva che lui aveva scoperto dopo molti anni e a cui non rinunciò più. «L’educazione dei figli è impresa per adulti disposti ad una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l’affetto necessario. Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri. Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna», scrive ad esempio sull’educazione il Vescovo di Milano in uno dei dialoghi più pensi e pregni di forte religiosità offerti da Sant’Ambrogio nel corso della sua vita.
«Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro: siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani di slancio, anche quando sembrerà che si dimentichino di voi; non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande non siate voi la zavorra che impedisce di volare. Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che bisogna decidere e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente», spiega ancora Sant’Ambrogio, con parole che sembrano adatte e perfette anche per i nostri giorni. «Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e la stima che voi avete per loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio delle passioni, il gusto per le cose belle e l’arte, la forza anche di sorridere. E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato, e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di essere uomo di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato. I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentro la fiducia di Dio e di vivere bene».
LA S.MESSA DELL’ARCIVESCOVO DELPINI IN BASILICA
La città di Milano si appresta a vivere la festa del proprio Patrono con un programma scandito per tutto il giorno che prevede le prime celebrazioni di Sant’Ambrogio con il nuovo arcivescovo Mario Delpini. Stamane nella Basilica di Sant’Ambrogio alle ore 10 il canto delle Lodi mattutine, alle 10.30 invece la Santa Messa pontificale presieduta proprio dall’arcivescovo Delpini con sullo sfondo i canti della Cappella Musicale del Duomo (diretta da Don Claudio Burgio). Come ha ricordato l’abate e Monsignor Caralo Faccendini, proprio in questa giornata «è tanta la gente che arriva, che prega, che è desiderosa di farsi coinvolgere nel clima ambrosiano, ascoltando la parola dell’Arcivescovo. Quindi mi pare di poter dire che la Basilica sia percepita come punto di riferimento importante per la vita della comunità cristiana nella città, ma anche della comunità civile, che si riconosce in una figura come quella di Ambrogio e in uno stile che ci connota e che da lui, non a caso, prende nome. Ossia la modalità peculiare di Milano, nelle sue diverse componenti, di saper mettere in relazione la parte civile e la parte religiosa, interessandosi al bene della città, alla crescita comune, a una vita buona».
IL SENSO DELLA FESTA
Il 7 dicembre a Milano si celebra la festa di Sant’Ambrogio, un Santo particolarmente amato ed importante per la Chiesa milanese, fondatore del Rito Ambrosiano, alternativa in alcuni aspetti liturgici e di calendario da quello originale Romano della Chiesa Cattolica. Sant’Ambrogio conta milioni di devoti e, dal giorno della sua commemorazione, molte Chiese danno il via alle Messe Cantate, tipiche del periodo che precede il Natale. Secondo la tradizione della Chiesa Cattolica, Sant’Ambrogio è annoverato tra i quattro massimi dottori della Chiesa d’Occidente, insieme a san Girolamo, sant’Agostino e san Gregorio I Papa. Tra i principali tesori che il grande santo latino ha dato in dono alla Chiesa milanese e non solo, proprio il rito Ambrosiano è uno degli elementi di maggior valore storico, religioso e sociale: una particolare modalità con la quale la Chiesa di Milano celebra e rivive il mistero di salvezza. Molte particolarità risalgono proprio ad Ambrogio e ancor oggi, dopo milleseicento anni, si sono fedelmente conservate. Una eredità che la storia della Chiesa ricorda in questa grande festa del 7 dicembre: come delinea Marco Navoni, Dottore della Biblioteca Ambrosiana, «il rito ambrosiano richiama ad una tradizione e una natura originaria della gente di questa Diocesi. Una “ambrosianità” che si può scorgere nell’edificazione del popolo di Dio attraverso la predicazione della Parola coniugata alla solida dottrina della Chiesa; l’assidua celebrazione dei sacramenti come occasione in cui incontrare (o meglio, “abbracciare”) Cristo vivo e presente nella celebrazione liturgica; l’attenzione sempre attualissima ai problemi della giustizia sociale che si fa carità e condivisione; l’accoglienza verso le persone provenienti da popoli lontani a quei tempi considerati barbari senza venir meno al dovere di una evangelizzazione nel contempo discreta e chiara».
Come ha ricordato ieri l’Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, nel suo primo Discorso alla città (appuntamento tradizionale il giorno prima della festa di Sant’Ambrogio, ndr), «Voglio formulare a nome della comunità cristiana e della Chiesa ambrosiana l’intenzione di proporre un’alleanza, di convocare tutti per mettere mano all’impresa di edificare in tutta la nostra terra quel buon vicinato che rassicura, che rasserena, che rende desiderabile la convivenza dei molti e dei diversi, per cultura, ceto sociale e religione».
LA STORIA
Il vero e completo nome di Sant’Ambrogio è Aurelis Ambrosius e nacque nel 340 d.C. a Treviri. Sant’Ambrogio faceva parte di una delle più illustri ed importanti famiglie aristocratiche dell’epoca, la Famiglia Aurelia. Suo padre era un uomo estremamente colto, che ricopriva incarichi politici molto importanti, infatti era Prefetto al Pretorio delle Gallie. La famiglia di Sant’Ambrogio era dichiaratamente cristiana e cattolica già da un paio di generazioni e Sant’Ambrogio è stato cresciuto nella parola di Dio e nella professione della religione. In gioventù era un ragazzo molto dedito alle buone maniere, che rispettava i crismi e la dottrina cattolica con fede e fervore. Sant’Ambrogio era un ragazzo molto assennato e studioso, frequentò infatti delle prestigiose scuole romane, dove imparò il greco antico, la letteratura, la poesia e la prosa, la storia, il diritto e la retorica. Era considerato un eccezionale oratore ed una persona di gran cuore, carità cristiana e giustizia. Divenne avvocato, molto stimato, ed esercitò la professione per cinque anni, finché un giorno, nel 374 d.C., mentre si trovava in Chiesa a pregare affinché Dio lo aiutasse a sedare il popolo in rivolta dopo la morte del Vescovo, si sentì una pura voce di bimbo che inneggiava a lui Vescovo. Il popolo milanese accolse il suggerimento del bambino con grande entusiasmo e iniziò a rumoreggiare, affinché Ambrogio accettasse l’incarico. Ma Ambrogio, uomo umile e timorato di Dio, non voleva assumere una carica così importante, di cui non si sentiva meritevole. Cercò di compiere delle gravi scorrettezze, nell’ambito della sua professione magistrale, per dissuadere i fedeli a volerlo Vescovo, ma non vi riuscì. Il suo Episcopato iniziò il 7 dicembre 347. Da Vescovo, Ambrogio rinunciò a tutti i suoi danari ed ai suoi bene e devolse tutto ai poveri, vivendo in morigeratezza ed umiltà. Si battè coraggiosamente contro l’arianesimo e contro le persecuzioni ai deboli. Era un uomo di immensa cultura, con un senso della giustizia senza pari ed era considerato il miglior oratore e predicatore della città: migliaia di persone si incantavano ai suoi discorsi e, grazie alle sue doti diplomatiche, vinse diverse battaglie per proteggere i deboli, evitare morti e torture a chi non le meritava. Fu uno dei Vescovi più amati e benvoluti in tutta la storia dell’episcopato milanese. Sant’Ambrogio era devoto alla Vergine Maria in modo commovente, infatti viene spesso raffigurato, nell’iconografia, vicino a Lei o mentre La guarda. Sant’Ambrogio è anche autore di moltissimi volumi, che trattano argomenti importanti e delicati, come l’anti-arianesimo e l’anti-giudaismo, nonché testi di politica episcopale, dove spicca la sua correttezza e la sua volontà di garantire protezione e libertà a tutti gli innocenti. Morì nel 397, a meno di sessant’anni.
FESTA E CELEBRAZIONI
Sant’Ambrogio viene festeggiato a Milano, il 7 dicembre. Per l’occasione le scuole, gli enti pubblici e le istituzioni milanesi restano chiuse e, in Duomo, si allestisce una festa con stand gastronomici. I dolci tipici della Festa Del Patrono, Sant’Ambrogio di Milano, sono le meringhe, il panettone con i canditi, le mandorle in croccante e dei particolari bastoncini di zucchero e cannella o di caramello, dedicati ai più piccoli. Insieme a Sant’Ambrogio si ricordano gli altri due Santi Patroni della città di Milano: San Carlo Borromeo e San Galdino. Sant’Ambrogio è considerato protettore degli avvocati, dei magistrati, dei senatori e dei tribunali. Nel suo Discorso alla Città di Milano, tenuto ieri dall’Arcivescovo Mario Delpini, davanti alle autorità civili, religiose, militari ed economiche, l’Arcivescovo indica un modello di convivenza civile e di città esigente, che riguarda non solo le istituzioni, ma ogni persona. Una proposta “rivoluzionaria” nella sua quotidianità, che cambierebbe non poco il volto della società e il modo di vivere di ciascuno.