Si è tenuto nei giorni scorsi in Vaticano un convegno a cui hanno preso parte centinaia tra musicisti, autori di canzoni e sacerdoti di tutto il mondo per discutere della funzione e del valore della musica che viene usata nelle liturgie. Alla fine è stato firmato un documento comune in cui si chiede di sviluppare e non cancellare la ricca tradizione musicale della storia della Chiesa. Nel documento si accusa il tipo di musica che negli ultimi decenni ha preso piede nelle funzioni liturgiche, una musica che, viene detto, ha fatto più danni che cose buone. Si intende l’uso di canzoni pop a cui è stato cambiato il testo, o anche di canzoni scritte appositamente da più o meno giovani compositori. Le accuse sono forti. Si legge infatti che “non possiamo che essere preoccupati per la situazione attuale della musica sacra che è a dir poco disperata, con gli abusi che ormai sono quasi la norma piuttosto che l’eccezione”. Il documento si intitola “Cantate Domino Canticum Novam” e è stato pubblicato in occasione dei 50 anni dal testo Musicam Sacram, che dettava le indicazioni a proposito della musica liturgica. In sostanza si accusa di aver fatto sparire dalle messe la tradizione musicale definendo ciò che è successo una sorta di “Alzheimer spirituale” che ha cancellato non solo una tradizione musicale, ma anche quella teologica e culturale. “Il secolarismo di stili musicali popolari ha contribuito ad una desacralizzazione della liturgia, mentre il laicismo a base di profitti commerciali ha rafforzato l’imposizione di collezioni mediocri di musica nelle parrocchie”. In modo ironico si sottolinea infine che “non possiamo invitare le persone nelle nostre case, le chiese, ad ascoltare musiche di basso profilo quando trovano miglior musica pop fuori delle chiese”. Tra le proposte fatte, quella di tornare ad esempio ai canti gregoriani e di usare di più l’organo (piuttosto delle chitarre, nda). Si incoraggia poi a una maggiore educazione musicale all’interno delle parrocchie. Il tempo delle messe rock per fortuna è finito da tempo, ma certamente durante le celebrazioni si ascoltano oggi canzoncine orribili scritte da improvvisati direttori dei vari coretti. Ma non è tutto da buttare quanto è stato fatto negli ultimi decenni. Ad esempio le bellissime canzoni di Claudio Chieffo, che non è un caso che quasi nessuna parrocchia utilizza quasi mai.
(Paolo Vites)