ATTACCO FRANCIA/ Spari a scuola e bomba all’Fmi, il terrorismo ci ha trasformato in cani di Pavlov

- Massimo Introvigne

Fake news e allarmi terrorismo che si rivelano bufale o che non c'entrano niente con i fondamentalisti islamici. Ma intanto tutti abboccano, specie sui social network. MASSIMO INTROVIGNE

francia_polizia_terrorismo1R439 Agente anti terrorismo (LaPresse)

A Grasse, in Francia, spara un liceale che, si dice, aveva litigato con il preside e ferisce otto persone. A Parigi un pacco bomba è spedito al Fondo Monetario Internazionale, due giorni dopo che un analogo pacco era arrivato al ministero delle Finanze tedesco. Episodi slegati: a Grasse la pista terroristica è improbabile, e i pacchi bomba erano così rudimentali e facili da scoprire che, se davvero li avesse mandati un terrorista dell’Isis o di al-Qaeda, la sua organizzazione lo avrebbe espulso per manifesta incapacità. È più probabile che il mittente vada cercato in qualche frangia impazzita dei nemici della globalizzazione.

Molto più interessante è la reazione della Rete, in un clima peraltro segnato dalla sconfitta del partito anti-euro e anti-islam di Geert Wilders nelle elezioni olandesi, che non ha messo di buon umore i sovranisti anti-Unione Europea e gli anti-globalisti, tanto più che lo scontro diplomatico tra Olanda e Turchia avrebbe dovuto, secondo le previsioni, favorire Wilders. 

Dopo pochi minuti da ognuno di questi incidenti, i social network erano pieni di reazioni indignate contro il terrorismo islamico che, con ogni probabilità, c’entra con questi episodi come i cavoli a merenda.

Tutti conoscono la storia del cane di Pavlov. Lo scienziato russo suonava la campanella ogni volta che dava da mangiare al suo cane. Alla fine gli bastava suonare la campanella — anche se il cibo in realtà non c’era — perché il cane cominciasse a salivare. Il terrorismo ci ha trasformato tutti in cani di Pavlov. Scoppia una bomba e abbiamo subito il riflesso condizionato di attribuirla a terroristi islamici. Qualcuno, genialmente, ha colto questo stato d’animo e postato su Facebook questo falso titolo di giornale: esplode un cratere dell’Etna — ieri è successo davvero — e “l’Isis rivendica l’attentato”.

Ci sono tre rapide considerazioni da fare su queste reazioni. La prima è che viviamo nel regno delle “fake news”, le notizie false. Trump se ne lamenta, ma lui stesso ne ha messe in circolazione a bizzeffe. E la sua avversaria democratica Hillary Clinton non è stata da meno. Lo strumento Internet rende impossibile fermare le notizie false, e le proposte di legge sul tema sono da una parte illiberali e dall’altra velleitarie.

Secondo, ci sono certamente strumentalizzazioni della parola “islamofobia”, talora applicate a critiche legittime di questa o quella corrente islamica. Ma ormai una certa islamofobia esiste davvero, e fa il gioco dei terroristi, quelli veri, perché ragazzi di periferia in Europa, discriminati e insultati perché musulmani, possono davvero essere reclutati dalle organizzazioni terroristiche.

Terzo, le reazioni mostrano che i terroristi ultra-fondamentalisti islamici hanno già vinto una battaglia fondamentale. Possono essere sconfitti sul campo a Mosul o a Raqqa, ma hanno vinto nelle menti e nei cuori di milioni di persone, che li credono più potenti di quanto non siano. Hanno paura, molto paura. E non è forse creare questa paura il primo obiettivo del terrorismo?





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