Ma cosa è davvero successo a questi due giornalisti di Report liberati in Congo questa notte e sbarcati a Fiumicino alle 4.30 questa mattina? Si chiamano Paolo Palermo e Luca Chianca e nelle ultime ore non se la sono certo passata benissimo, con la segretezza dell’operazione dettata dalla ferrea volontà della diplomazia italiana di concludere la faccenda senza le noie del caso mediatico internazionale. Secondo la stessa trasmissione che fu di Milena Gabanelli, il duo era in Congo per ricostruire la lunga storia di inchieste sulle tangenti Eni che vede indagati l’ex ad Scaroni e l’attuale numero 1 (appena riconfermato dal Governo Gentiloni) di Eni Energia, Claudio Descalzi. I due giornalisti sono venuti in Congo per intervistare un personaggio molto importante all’interno dell’inchiesta Eni di Milano, tale imprenditore Fabio Ottonello. Secondo l’ex dirigente Eni Vincenzo Armanna, al momento l’unico ma importante super teste dell’inchiesta, avrebbe messo a disposizione un suo aereo privato per trasportare parte della tangente al sicuro in un caveau in Svizzera. Secondo il testimone questi soldi sarebbero quelli destinati a Scaroni, sottolinea Report nella lunga nota dove spiega l’affaire Eni e le sue clamorose conclusioni con il fermo dei due cronisti. Il problema è che Ottonello è anche marito della figlia di Denis Nguesso, presidente della Repubblica del Congo, e dopo l’intervista Palermo e Chianca scrivevano ai loro autori in Italia tramite sms di aver paura di uscire dal Congo ora. «Da quel momento si sono interrotte tutte le comunicazioni. Gli inviati di Report hanno cercato di copiare e trasferire i file dell’intervista in Italia, ma non è stato possibile a causa di un improvviso quanto tempestivo blackout delle linee telefoniche», denuncia Report questa mattina. Come mai sono stati bloccati? Legami ancora più profondi tra alcune repubbliche africane e l’Eni o semplicemente una questione “interna” al Congo che è stata presa come equivoco e che ha determinato la segregazione dei due giornalisti? Misteri che la prima puntata di Report proverà a rivelare lunedì prossimo in prima serata. Pare piuttosto che questi pseudo scoop su Eni, tutti da dimostrare e per noi infondati, vengano tirati fuori, insieme alla vicenda dei giornalisti liberati, proprio per fare pubblicità alla nuova edizione del programma. Solo supposizioni, come del resto quelle che fa Report su Eni come su latre aziende italiane.
Sono stati liberati Luca Chianca e Paolo Palermo i giornalisti di Report fermati in Congo da mercoledì e scorso e segregati fino a questa notte quando sono stati rilasciati dal servizio di sicurezza militare de Congo. La sequenza dei fatti è stata resa nota oggi dalla stessa trasmissione di Rai 3, ma riguarda le ultime 6 giornate passate: non è stato reso noto prima per favorire la diplomazia italiana nel cercare di liberare immediatamente i due giornalisti segregati, tra l’altro non i condizione ottimale. «Segregati per tre giorni e due notti, seduti su una sedia di plastica, in una stanza di due metri quadrati invaso da insetti», così viene definito l’ospitalità dei militari congolesi dalla trasmissione Report: per la trasmissione che ripartirà lunedì prossimo in prima serata su Rai 3, con il cambio alla conduzione che vede Sigfrido Ranucci al posto di Milena Gabanelli, un duro colpo che per fortuna ha visto lieto fine stamani. A quanto sappiamo, Palermo e Chianca erano stati prelevati nel loro albergo a Point Noir dai militari congolesi , dopo aver girato un’intervista un imprenditore italiano, Fabio Ottonello nell’ottica dell’inchiesta sulle tangenti Eni in Nigeria. La motivazione ufficiale è che i due giornalisti non avevano con loro il visto giornalistico, anche se ovviamente Report sospetta di altre motivazioni dietro all’aberrante segregazione per giorni interi. In cambio della liberazione dei giornalisti, il Congo ha sequestrato schede sim, computer, telecamere, telefoni e ovviamente anche e il video con l’intervista a Ottonello. Lunedì però, garantisce Report, in onda andrà regolarmente il servizio con una “sorpresa”: «nonostante i “blackout” forzati non sempre riescono a cancellare tutte le memorie», riporta la lunga nota di Report pubblicata quest’oggi.