Nell’udienza di oggi del processo a carico di Giosuè Ruotolo, diventa centrale la figura della ragazza uccisa, Teresa, fidanzata di Trifone. La donna, come riporta Il Messaggero Veneto, sarebbe stata colpita in quanto testimone scomoda di un delitto ordito esclusivamente contro Trifone, in quanto coinvolta indirettamente nella presunta rivalità tra il fidanzato e Giosuè Ruotolo. Sergio e Calogero Costanza, i fratelli di Teresa, hanno preso oggi la parola al cospetto della Corte d’Assise, evidenziando non solo gli aspetti positivi della sorella ma anche di Trifone. “Sognava di sposarsi e di formare insieme a lui una famiglia sua”, ha aggiunto uno dei fratelli, ricordando anche come la giovane siciliana stava per realizzarsi sia nella vita privata che lavorativa. “È stata una perdita pesante, insieme avevano un’esplosività incredibile”, ha ribadito il fratello minore della vittima, ricordando Trifone e Teresa. Uno dei fratelli ha poi ricordato una precedente relazione di Teresa, terminata male. Anche dopo la rottura, la donna fu vittima di messaggi e telefonate moleste, come testimoniato dai fratelli nel corso delle indagini sul duplice delitto della coppia di Pordenone.
Mentre si attende l’inizio della ventunesima udienza del processo a carico di Giosuè Ruotolo, ritenuto il killer di Trifone e Teresa, emerge un nuovo giallo reso noto dal quotidiano Il Gazzettino nella sua edizione online. Si tratta di un ciondolo trovato nel parco di San Valentino, il medesimo nel quale fu rinvenuta anche la pistola usata per uccidere la coppia di fidanzati, freddati la sera del 17 marzo scorso nel parcheggio del palasport di Pordenone. Il ritrovamento del misterioso ciondolo avvenne esattamente nel settembre 2015, mentre i sub dei carabinieri cercavano nel laghetto dell’omonimo parco l’arma del delitto. Il ciondolo in questione, color oro, riporterebbe due iniziali, G. R., le medesime dell’imputato a processo per l’omicidio di Trifone e Teresa. Il monile ha a che fare con Giosuè Ruotolo? Il ciondolo in questione fu mostrato a Rosaria Patrone, all’epoca dei fatti la fidanzata di Ruotolo, il 29 settembre 2015 nel corso di un interrogatorio. L’episodio potrebbe solo rappresentare un mix di suggestioni, eppure getterebbe oggi nuove ombre sul silenzio della donna, indagata per favoreggiamento. Il medesimo silenzio ribadito anche nel corso della sua presenza in aula, qualche udienza fa, quando ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Riprende questa mattina, in Corte d’Assise a Udine, il processo sul duplice delitto di Trifone e Teresa e che vede imputato Giosuè Ruotolo, ex militare di Somma Vesuviana, arrestato oltre un anno fa nel carcere di Belluno. Quella di oggi sarà un’udienza molto importante, al pari della precedente. Come evidenzia Il Gazzettino nella sua edizione online, oggi si esauriranno i testimoni citati dalla parte civile. Non solo i fratelli di Teresa, che chiuderanno così il cerchio attorno ai familiari delle due vittime, ma anche i militari dell’Esercito, un tecnico federale di pesistica e il perito informatico prenderanno la parola al cospetto della Corte. Nello specifico sono attesi in aula, tra gli altri, alcuni vertici del 132° tra cui il colonnello Ciro Forte che all’epoca dell’omicidio di Trifone e Teresa, avvenuto il 17 marzo di due anni fa, era a capo del 132° Carri di Cordenons ed il capitano Vincenzo Allocca comandante della Compagnia Comando e supporto logistico. In questo senso, sarà centrale la figura dell’ex commilitone di Adelfia ucciso, grazie alle parole dei suoi superiori che definiranno ancora una volta la sua figura e il suo comportamento fino al giorno del terribile delitto avvenuto nel parcheggio del palasport di Pordenone.
Nuovo appuntamento in aula, oggi, nell’ambito del processo nel quale si cerca di far luce sulla morte di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati uccisi il 17 marzo 2015. Unico imputato a sedere di fronte alla Corte d’Assise di Udine è Giosuè Ruotolo, ex militare 27enne sul quale sono ricaduti i maggiori sospetti degli inquirenti. Dopo l’importantissima udienza passata, nella quale ha avuto un ruolo centrale l’intervento della criminologa Roberta Bruzzone, uno dei consulenti delle parti civili, il processo è stato aggiornato alla data odierna. Si tratterà della ventunesima udienza, nella quale saranno ascoltati il consulente informatico di parte, Nicola Caprioli e gli ultimi testi delle parti civili, tra cui i fratelli di Teresa e altri ex commilitoni di Trifone e del presunto assassino della coppia. Nell’intera vicenda ciò che avrebbe colpito notevolmente gli esperti, a partire dalla criminologa Roberta Bruzzone, fu in particolare il profondo odio dell’assassino nei confronti delle due vittime: “Ne ho visti tanti, in 20 anni, di delitti efferati ma uno così no”, aveva dichiarato prima del suo intervento in aula, seguito poi da quello degli altri consulenti, tra cui Simone Bonifazi che si è occupato degli spostamenti dell’imputato nel giorno del duplice delitto di Trifone e Teresa, Nicola Caprioli per le immagini digitali e Gianfranco Guccia che è intervenuto in merito alla parte balistica. Come sottolinea il portale CronacheDellaCampania.it, grande attenzione è stata data ai messaggi ed al loro tenore, inviati via Facebook dal falso profilo “Anonimo anonimo” e che, secondo gli esperti, vedrebbero una ideazione a carattere femminile ed una esecuzione tipicamente maschile. Una doppia regia, dunque, come ribadito anche dalla criminologa che, nel corso di un suo recente intervento alla trasmissione La vita in diretta, ha riferito questo importante concetto, tanto da dichiarare: “Io ho analizzato tutta una mole di messaggi tra Ruotolo e la fidanzata Patrone. Continuo a vedere una regia legata a temi femminili, ma ci sono due menti che operano in maniera congiunta. Il movente è sicuramente solido”. Sempre attorno ai messaggi definiti “deliranti” ed inviati da Rosaria Patrone all’allora fidanzato Giosuè Ruotolo, secondo l’accusa il killer di Trifone e Teresa, di recente si è concentrata anche la trasmissione Quarto Grado. Una serie di messaggi inquietanti, il cui invio di colpo si interruppe proprio in concomitanza con il duplice delitto che si consumò a Pordenone, nel parcheggio del palasport. L’intento della ragazza – oggi indagata a piede libero per favoreggiamento e che di recente, in qualità di teste, si è avvalsa della facoltà di non rispondere – era quello di attirare in tutti i modi l’attenzione di Ruotolo, condizionandolo psicologicamente a distanza. Una gelosia folle, la sua, che riguardava in particolare Trifone, reo, secondo Rosaria, di poter irretire Giosuè a causa delle sue numerose frequentazioni femminili.