E se avesse ragione Carlo Giovanardi? Dire che l’Italia, la comunicazione, la politica e i media siano sempre più legati al mondo LGBTQ potrebbe ora non essere più un allarmismo ingiustificato del cattolico e oltranzista senatore di centrodestra. E nemmeno i proclami del giornalista Mario Adinolfi potrebbero essere più presi come sole mire anti-gay e senza fondamenti reali: a giudicare come nel 2016 l’Italia dei media sia sempre più attenta alle dinamiche e alle persone LGBT è un report, anzi un “Diversity Media Report”. Il fatto particolare è che non si tratta di uno studio del mondo di destra, o di alcuni associazioni cattoliche, ma di un focus promosso dalla fondatrice Francesca Vecchioni (figlia del cantante Roberto) e pubblicato in questi giorni. 41 anni, madre di due bambine avute con l’ex compagna Alessandra, la figlia di Roberto Vecchioni ha voluto per il secondo anno consecutivo sondare quando spazio di rappresentazione il suo mondo, quello LGBT, ottiene nei media a livello generale e particolare. E il risultato è sorprendente: «Negli ultimi dieci anni solo 147 notizie all’ anno dei principali telegiornali riguardavano le persone lgbt – spiega Vecchioni -. Nel 2015 sono state 320 e nel 2016 sono triplicate: 1.037». Gay, lesbiche e trans hanno dunque molto più spazio e gli stessi grandi eventi della sola tv quest’anno lo hanno confermato: dal Festival di Sanremo alla musica italiana, dai programmi pomeridiani delle tv generaliste fino ai film mandati in prima serata, o anche le fiction per la famiglia (per l’appunto, “allargata”).
Secondo il report della Vecchioni, «è cambiato il modo di parlarne: i media hanno iniziato a dare sempre di più voce a gay, lesbiche e transgender, ai loro familiari e a coloro che li conoscono, per esempio perché lavorano con loro. Le persone lgbt erano soprattutto oggetto di un discorso fatto da altri, come se fossero una specie esotica vista da lontano». Un mondo sempre più rappresentato e sempre più “di moda” anche se per la stessa Vecchioni su alcuni punti ancora “bisognerebbe” evolversi: «Spesso si continua a considerare le esistenze e le storie di gay, lesbiche e trans un oggetto di contraddittorio: opinioni e non fatti. Su questo – conclude – c’ è ancora molto da fare», spiega in un colloquio con il Corriere della Sera. Ma a maggior esposizione corrisponde maggior disponibilità alla discussione di determinate scelte o convinzioni del mondo LGBT oppure si tratta di una conquista di spazio “giusto” per il solo fatto di esistere e apparire? E in secondo luogo, la realtà rappresentata in tv e nei media corrisponde esattamente a quella poi reale di tutti i giorni? I dilemmi probabilmente rimarranno aperto anche nel 2017, visto che non sono temi esauribili da una mera, seppur interessante, analisi di comunicazione…