La vicenda del ragazzo ucciso a sprangate ad Alatri continua a far discutere: per il giovane morto Emanuele Morganti è stato proclamato oggi dal sindaco il lutto cittadino. Il sindaco Giuseppe Morini sarà in collegamento oggi con la trasmissione Pomeriggio 5 condotta da Barbara D’Urso su Canale 5. Il sindaco nelle scorse ore si è già espresso su quanto accaduto condannando la tragedia. “E’ stato un massacro – ha sottolineato il sindaco in un’intervista telefonica pubblicata su La Repubblica – sembra condotto da persone che siano addestrate alla violenza, esperti, non persone che magari hanno creato una rissa, per un caso fortuito. No, persone che hanno saputo colpire con un numero soverchiante rispetto alla vittima. E’ una tragedia per noi alla quale non siamo preparati né abituati perché noi siamo una comunità tranquilla. Ci sono stati episodi di microciminalità ma mai un caso così grave e tragico. L’unica cosa da fare in questo caso è stare vicino alla famiglia, partecipare al dolore che è di tutta la città”. E su quanto accaduto in passato il sindaco Morini ha ammesso che “qualche rissa il sabato si era verificata varie volte ma al di là della scazzottata non si era mai verificata una tragedia del genere”. Clicca qui per ascoltare tutto. (aggiornamento di Stefania La Malfa)
Il procuratore Giuseppe De Falco è entrato ancora più nel dettaglio dell’aggressione e omicidio di Alatri, spiegando come drammaticamente è stato ucciso il povero Emanuele Morganti. «Vittima di più aggressione»: è questo il fattore nuovo delle indagini attorno alle barbarie di Alatri. «Una volta fuori dal locale e in posti diversi ci sono state più aggressioni da parte di alcune persone, aggressioni con modalità diverse e intensità diverse», spiega De Falco, approfondendo come «Dopo la prima aggressione Emanuele ha cercato di allontanarsi ed è stato seguito, poi è ritornato per prendere la ragazza ed è stato nuovamente aggredito». Aggredito con un manganello e un tubolare, mai trovati, Emanuele ha ricevuto talmente botte che al riconoscimento in ospedale i familiari hanno fatto fatica a riconoscerlo. Intanto per i primi due arrestati, due fratellastri italiani originari della zona attorno Frosinone, ci sarebbero numerosi problemi per le loro famiglie: minacce sui social e per strada per i parenti dei due arrestati, tanto che la polizia starebbe pensando ad una sorta di protezione o quanto meno di far trasferire fino al processo alcune persone legate ai due fratellastri arrestati nella notte ieri ad Alatri
Ha parlato poco fa il procuratore capo di Frosinone nella conferenza stampa sul caso di Alatri, con la morte di Emanuele Morganti che ora prende una piega nuova dopo queste parole di Giuseppe De Falco. «È stato vittima di aggressioni di una gravità spaventosa anche perché per motivi banali, una lite per una bevanda, e si è arrivati alla morte di un ragazzo innocente e perbene», spiega il procuratore davanti ai giornalisti. Vengono smentite alcune prime notizie giunte nei giorni precedenti, come ad esempio il tentativo di difendere la sua ragazza oppure del ragazzo albanese: «tutto nato da un diverbio in discoteca ma non con un ragazzo albanese bensì italiano». Viene spiegato come un diverbio semplice e banale per prendere una bibita al bar ha causato la prima lite interna al locale, con il ragazzo ubriaco italiano che non è stato allontanato, mentre Emanuela è stato mandato fuori dal Mirò da un buttafuori. «Il primo litigante non ha preso parte al pestaggio», elemento importante affermato da De Falco: a questo punto i due fermati questa notte – tra l’altro due fratelli italiani – sono invece i veri responsabili del pestaggio mortale. «Le due persone fermate – spiega il procuratore – sono gli autori dell’aggressione letale, che ha causato le lesioni al capo mortali per Emanuele. Contri di loro sono stati ravvisati indizi gravi. Alla luce delle ricostruzioni, è a loro che va imputata una condotta violenta».
È la svolta di questa mattina sul caso del brutale omicidio di Alatri: sono stati arrestati i primi due sospettati di aver materialmente ucciso Emanuele Morganti nell’assurda e disperata notte tra venerdì e sabato in provincia di Frosinone. Dopo l’esame delle immagini a circuito chiuso della piazza e della discoteca “Mirò” gli inquirenti sono arrivati a sezionare due individui accusati ora di omicidio volontario e aggravato. Pare, secondo quanto riporta Rai News24, che siano previsti altri due fermi nelle prossime ore e sono oltre 7 gli indagati per l’assurda vicenda di Alatri. Pestaggio, omissione di soccorso e quant’altro, i tanti testimoni “omertosi” presenti al night club di Alatri dovranno ora rispondere delle varie accuse e spiegare come sono andate davvero le cose quella orribile notte. L’arma utilizzata per “finire” il povero Emanuele Morganti pare sia un crick, una speranza o un paletto di ferro, anche se al momento resta non ritrovata l’arma del delitto. Resta poi il mistero sui buttafuori della discoteca che sarebbero coinvolti nella rissa o quantomeno nell’omissione di soccorso dell’inerme Emanuele, picchiato e devastato dalle botte per aver pare difeso semplicemente la sua fidanzata Ketty.
Ucciso a sprangate fuori dal centro-discoteca Mirò di Alatri: in queste ore sono al vaglio della scientifica e degli inquirenti le immagini a circuito chiuso della piazza e del locale per provare a capire meglio cosa sia effettivamente successo. Purtroppo c’è tanto silenzio nei diretti protagonista che erano, in tanti, al night club venerdì notte ma pare abbiano paura di dire quanto sia successo, o semplicemente rimangono indifferenti. Intervistato da Repubblica, lo zio di Emanuele Morganti non ha usato mezzi termini, «è stata una vera e propria esecuzione. Hanno anche sputato sul corpo a terra», spiega quasi in lacrime Pietro Morgani, zio della vittima. «I testimoni ci hanno detto che lo picchiavano ovunque, lui ha provato ad andare via con la fidanzata, poi è caduto e l’hanno finito…», conclude lo zio che come tanti altri della famiglia stanno piangendo la scomparsa assurda di un giovane 20enne. Genitori e fratello non vogliono parlare, giustamente, dopo quanto successo, mentre intanto la polizia prosegue le indagini legate ai nove fermati in queste ore. Si tratta di otto italiani e un albanese che per un litigio, forse, o un avances di troppo, hanno messo fine senza pietà al 20enne di Alatri.