La Cassazione ha riabilitato il saluto romano. Secondo i giudici infatti, come riporta Il Tempo, il gesto non è di per sé sufficiente per ipotizzare desideri di ritorno al Partito Fascista. In questo modo la Cassazione ha fatto cadere definitivamente le accuse contro sette persone di avere messo in pratica “manifestazioni fasciste” vietate in occasione di un evento a Milano. I fatti risalgono al 29 aprile 2014 quando fu organizzata una “commemorazione di Enrico Pedenovi, consigliere provinciale del Msi- Dn, di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, e di Carlo Borsani, militante della Repubblica Sociale Italiana”. Durante la commemorazione alcuni manifestanti avevano riproposto il saluto romano e la chiamata del presente, due riti tipici del Partito Fascista, e dopo fu contestato dalla Procura il reato di “manifestazioni fasciste”.
Ma il Gup fece cadere ogni accusa, sottolineando il “carattere della manifestazione, centrata sul ricordo dei tre defunti, tutti storicamente vittime di una violenta lotta politica” ed evidenziando che “le manifestazioni di carattere fascista sono state finalizzate alla commemorazione”, quindi non ci sarebbe stata alcuna ipotesi di “restaurazione del regime fascista”. Il saluto romano fatto da alcuni manifestanti dunque, secondo il Gup, non sarebbe stato tale da “suggestionare i partecipanti inducendo in loro sentimenti nostalgici in cui ravvisare un serio pericolo di riorganizzazione del Partito Fascista”. Questa valutazione è stata poi condivisa dalla Cassazione che hanno riabilitato il rito: i giudici hanno sentenziato che “l’espressione del pensiero e dell’ideologia fascisti” è vietata solo “se può determinare il pericolo di ricostruzione di organizzazioni fasciste”. In quel caso l’utilizzo del saluto romano, così come di altri riti, è stato rivolto ai defunti oggetto della commemorazione senza avere “alcuna finalità di restaurazione fascista”.