Una figlia che invoca la mamma, piange e cerca il tenero abbraccio di una madre. Nulla di più naturale… ecco, abbiamo usato un termine forse ormai fastidioso. Un caso sicuramente emblematico, non tanto dei nostri giorni, ma dell’umanità futura che di questi problemi rischia addirittura di non rendersi conto se non si lavora già da oggi sulla problematizzandone e discussione di questioni che non possono passare come “blocchi di verità” incontrovertibili. Quanto viene raccontato da un collega de La Verità (il caso del destino alle volte…) oggi sul blogger gay canadese John Hart ha dell’incredibile: come svela Marco Guerra sul quotidiano diretto da Belpietro, il noto blogger omosessuale ha scritto un post tutto preoccupato e che riguarda un dettaglio della storia di sua figlia, avuta con utero in affitto e che ha ora adottato assieme al compagno. La figlia di tre anni, pochi giorni fa, in un negozio ha chiesto il pane ma non è stata accontentata in quello che voleva lei e ha iniziato a piangere urlando “mamma, mamma, voglio la mamma”: il blogger scrive nel suo post di come non riesce a capacitarsi di quanto un bambino possa aver cosi tanto bisogno di quello che lui stesso ha vissuto da piccolo. Tenerezza, conforto, abbraccio, necessità di essere incoraggiati nei propri interessi, insomma una figura materna che possa aiutare lo sviluppo e l’affettività di ogni singolo piccolo essere umano. «La cena può essere comprata, ma queste qualità no. Eppure conforto e rassicurazione non sono un monopolio delle madri, allora perché sembra chiamarne una?», scrive sul blog Hart.
A questa domanda risponde lo stesso blogger dicendo che poi qualche giorno dopo, la piccolina ha risposto in piena coscienza ad un’altro adulto che le chiedeva dove era la sua mamma, che lei ha “un daddy e un papà, nessuna madre” e quindi si è di fatto tranquillizzato rispetto a quella domanda importante ed esiziale che si era posto ad inizio post. Ma noi condividiamo quanto afferma il collega de La Verità, il punto è invece proprio in quel passaggio iniziale quando spunta almeno come dubbio, la possibilità che un figlio possa avere bisogno tanto di un padre quanto di una madre. Nella comunità gay non vi è totale d’accordo su questo tema visto che per alcuni resta un problema “critico” che a livello di natura comunque esistano due generi diversi e che la strutturazione di ogni singola persona nasce anche dalla “commistione” di queste due influenze. Come dicevano anni fa Dolce e Gabbana, icone gay della moda mondiale, «siamo contrari alle adozioni per coppie gay, i bambini non possono diventare oggetto di esperimenti sociali per soddisfare i desideri degli adulti egoisti». Una società senza limiti per ogni singolo desiderio, ovvero quella verso la quale ci stiamo incanalando, tale problematica è pronta per accoglierla? La “ribellione” e la domanda che sorge spontaneamente in quel blogger, anche se poi l’ha “coperta” subito con una propria spiegazione, forse è il vero punto di partenza per non eludere la dinamica in atto tra un figlio e la sua necessità di una paternità e di una maternità….