Si sarebbe chiuso il giallo attorno all’omicidio del 41enne marocchino Khalid Lagraidi, ucciso il 23 giugno scorso e trovato cadavere in un fusto, seppellito in una pineta alla periferia di Gallipoli (Lecce). A permettere la svolta, come rivela Repubblica.it, è stata Rosalba Barba, figlia 25enne di Marco Barba, ex pentito della Sacra corona unita, ora in arresto per il delitto di Gallipoli. La ragazza, tre mesi e mezzo fa offrì agli inquirenti che indagavano sul caso la sua soluzione, grazie ad una confessione che contribuì a fare chiarezza sulla fine del marocchino 41enne. Rosalba rivelò il sequestro e l’uccisione dell’uomo da parte del padre, il quale occultò poi il cadavere in un bidone, con cemento e acido. Alle operazioni di occultamento del corpo partecipò anche la stessa 25enne. Questa sua confessione, cristallizzata in sede di incidente probatorio nell’aula bunker di Lecce lo scorso 14 marzo, ha permesso il ritrovamento del corpo la notte tra il 29 e 30 gennaio scorso, proprio nella campagne di Gallipoli. Nel corso della confessione, era presente anche il padre Marco Barba, giunto dal carcere di Taranto dove stava scontando un altro reato.
Un mese fa, dunque, la conferma di quanto avvenne nel pomeriggio del 23 giugno di quasi un anno fa, quando l’ex pentito della Sacra corona unita di Gallipoli, Marco Barba, si recò insieme alla figlia 25enne a Lecce dove fu prelevato Khalid Lagraidi. Una volta giunti a Gallipoli, il marocchino fu ucciso e il suo corpo fatto sparire in un fusto. Alla soluzione del caso, oltre alla confessione ritenuta pienamente attendibile e ricca di particolari resa dalla figlia, si è giunti grazie al lavoro intenso degli inquirenti che sono riusciti ad incrociare i dati telefonici con altri elementi in attesa dei risultati del test del Dna al quale i familiari della vittima erano stati sottoposti, al fine di confermare l’appartenenza del cadavere trovato al 41enne. Dopo l’ultimo tassello, dunque, è stato possibile procedere con l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Marco Barba con l’accusa di omicidio premeditato.