MAX BIAGGI/ Processo per evasione fiscale di quasi 18 milioni di euro: “L’accusa non sta in piedi”
Max Biaggi a processo per evasione fiscale di quasi 18 milioni di euro. “L’accusa non sta in piedi”, replica l’ex pilota di MotoGP in un’aula del tribunale di Roma. Le ultime notizie

Respinge le accuse di evasione: l’ex campione di MotoGP si è difeso in un’aula di tribunale di Roma puntando sulle date e sull’ammontare della somma che avrebbe evaso. Per il pm Giancarlo Cirielli l’evasione accertata arriva fino al 2012 e ammonterebbe a quasi 18 milioni di euro di imposte, ma Biaggi ha spiegato che di quella cifra ben 12 milioni di euro erano inventati dal nulla. «I miei importi oscillavano sui 3-4 milioni di euro, quindi la cifra a me contestata non stava in piedi», ha dichiarato il team manager della scuderia da lui stesso fondata, la Max Racing Team, come riportato dal Corriere della Sera. Quando uscì la storia dello scudo fiscale, avrebbe parlato con i suoi fiscalisti per trovare una soluzione, anche a costo di pagare qualcosa pur di non pensarci più: «Qualche anno fa mi sono presentato negli uffici romani di Equitalia: portai i contratti in originale stipulati con le società negli anni oggetto di contenzioso tributario e dimostrai che degli oltre 17 milioni che non avrei pagato, almeno 12 erano letteralmente inventati dal nulla».
In aula, però, Max Biaggi ha accusato anche la stampa che lo ha definito un evasore, «disgraziato» e «farabutto». E ha aggiunto che l’intera vicenda non lo ha mai fatto stare tranquillo: «Il mio sport richiede disciplina, concentrazione e calma e io volevo risolvere a tutti i costi questa questione». Stando a quanto emerso dalle indagini, Max Biaggi per sottrarsi al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto avrebbe compiuto atti fraudolenti: avrebbe per questo trasferito la sua residenza nel Principato di Monaco e affidato lo sfruttamento dei suoi diritti d’immagine legati ai contratti di sponsorizzazione con la società Dainese.
Un errore? Non per il pm Giancarlo Cirielli, secondo cui sarebbe stato messo a punto un meccanismo sofisticato di società con sede all’estero per rendere inefficace la procedura di riscossione coattiva. Max Biaggi però non ci sta: sin da quando trapelò la notizia dell’indagine a suo carico, sostiene che il problema non sia di evasione fiscale, ma riguardi il mancato pagamento ad Equitalia delle imposte «provvisoriamente iscritte al ruolo, perché su di esse il giudizio è comunque pendente».
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