La Corte europea dei diritti dell’uomo assicura di aver dato priorità al caso di Charlie Gard, il bimbo che soffre di una malattia genetica rara, ma nel frattempo ha rinviato la sua decisione. La questione verrà affrontata «con la massima urgenza», ma non è stato reso noto il calendario delle sedute in cui verrà discusso il ricorso dei genitori di Charlie. Ieri la Corte suprema del Regno Unito si è nuovamente riunita per una breve udienza e ha accolto «con grande esitazione» le indicazioni dei giudici della Corte di Strasburgo, limitandole ad un «periodo di tre settimane», cioè fino alla mezzanotte del 10 luglio prossimo. I giudici londinesi hanno, quindi, invitato «rispettosamente i colleghi della Corte europea a fare tutto il possibile per affrontare il ricorso entro tale data», aggiungendo che sarebbero in gravi difficoltà se si chiedesse di agire ancor più a lungo, ordinando un prolungamento ulteriore della sopravvivenza, «contro l’interesse superiore di Charlie». (agg. di Silvana Palazzo)
Mentre si attende la decisione nelle prossime settimane per la sentenza definitiva dalla Corte Suprema sul caso Charlie Gard, in una nota uscita questa mattina ha commentato la vittoria dei genitori il presidente del Movimento per la Vita italiano, il deputato Gian Luigi Gigli. «In attesa che la Cedu si pronunci, i medici hanno accordato altre quattro settimane di vita a Charlie Gard», scrive Gigli lodando la scelta per ora parziale della Corte Europea dei Diritti Umani. Lancia però anche una accusa ben precisa contro l’intero nodo della vicenda nata in Gran Bretagna in una lotta serrata tra lo stato, i medici e la stessa famiglia Gard.
«Mentre si invoca il diritto dei genitori e dei legali rappresentanti a decidere quando lasciar morire un minore o un disabile, naturalmente ‘nel suo interesse’, suona ben strano che due genitori debbano battagliare nei tribunali perché il loro bambino possa continuare a vivere», conclude la sua nota il presidente Gian Luigi Gigli.
Charlie Gard (per ora) vive: ieri sera il felice messaggio per i genitori del bimbo malato di gravissima sindrome mitocondriale è arrivato dalla Corte Europea che ha rinviato la decisione e la sentenza alle prossime tre settimane (il giorno fissato sarebbe il 10 luglio, secondo il Telegraph). Nel frattempo però la spina non deve essere staccata e dunque il piccolo bimbo divenuto oggetto di preghiera e appelli pro-vita in tutto il mondo, per ora rimane in vita. Hanno vinto “il primo round” i genitori contro la scienza e i medici inglesi che invece non vedono altre speranze per quella piccola vita e che vorrebbero dunque staccare tutti i macchinari. «Alla luce delle circostanze eccezionali, la Corte ha già accordato la priorità al caso e procederà a valutare il ricorso con la massima urgenza», affermava ieri sera la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ponendo al 10 luglio prossimo la decisione ufficiale e finale sulla vita o la morte del piccolo Charlie Gard.
Londra dovrà assicurare a Charlie i trattamenti e le cure “più appropriate” per mantenerlo in vita evitandogli per quanto possibile sofferenze e salvaguardandone la dignità: qualche piccola speranza ora c’è per i genitori e i tanti “amici” acquisiti in ogni parte del mondo. La Corte prende così tempo anche perché si deve occupare di una responsabilità non certo da poco: «La comunicazione non menziona la possibilità di trasferire il piccolo negli USA, come richiesto dai genitori inizialmente. Nel frattempo in rete continua la mobilitazione dedicata al piccolo, così come proseguono le commosse manifestazioni d’affetto nei confronti di Charlie e della sua famiglia», riporta il portale Osservatorio Malattie Rare. Le novità nei prossimi giorni, ma intanto quel piccolo cuore e quei piccoli polmoni respirano ancora: e questa è già una piccola vittoria.