L’Isis ha rivendicato l’attentato di Melbourne, ma per il gruppo islamico estremista Hizb ut-Tahirir non si tratta di terrorismo. Il portavoce del controverso gruppo, Uthman Badar, ha dichiarato che le autorità australiane hanno giudicato troppo frettolosamente l’attacco come un attentato terroristico. «Le autorità hanno definito nel giro di poche la natura dell’attacco, molto prima di fare chiarezza sui fatti e sui dettagli», ha scritto Badar in un post su Facebook. Inoltre, ha puntato il dito contro il mondo occidentale, che tratta l’episodio come un caso di terrorismo, nonostante Yacqub Khayre sia stato assolto dalle precedenti accuse di terrorismo. Secondo Badar la vicenda è stata politicizzata: «Se fosse stato un inglese, sarebbe stato dichiarato mentalmente instabile, non un terrorista». Nel mirino sono finiti anche i media per il loro «sensazionalismo allarmista» che creerebbero più paura e terrore degli attacchi stessi. Infine, ha accusato il primo ministro australiano Malcolm Turnbull di sfruttare l’attacco per adottare ulteriori misure contro il terrorismo. (agg. di Silvana Palazzo)
Terrore diffuso in tutta l’Australia dopo l’attentato realizzato da Yacqub Khayre, il cittadino di origini somale che ha prima sequestrato una escort attirandola in albergo e ha poi inneggiato all’Isis e ad Al Qaida aprendo il fuoco contro il receptionist dell’albergo e gli agenti di polizia intervenuti sul posto. E proprio sulla malcapitata escort vengono fornite ulteriori informazioni dal portale The Australian. La donna sarebbe una 36enne colombiana senza la cittadinanza australiana. Il commissario di polizia della stazione di Victoria che ieri ha provveduto alla sua liberazione, ha dichiarato che la donna è evidentemente e comprensibilmente traumatizzata per quanto le è accaduto, dal momento che dopo essere scesa dal taxi che l’ha portata in albergo ha trascorso circa 2 ore in compagnia di questo pericoloso terrorista. “Oggi”, ha proseguito però il commissario Graham Ashton, “è al sicuro”. (agg. di Dario D’Angelo)
Anche l’Australia è nella morsa del terrorismo di matrice islamista: l’ultimo attentato a Melbourne, dove un uomo di origini somale ha sequestrato una donna, ucciso il recptionist di un albergo e ferito 3 agenti, è la prova che i fanatici dell’estremismo jihadista sono in aumento anche nella “terra dei canguri”. A confermarlo, come riportato dal Guardian, è stato lo stesso primo ministro Turnbull, parlando di “minaccia crescente per il mondo e per l’Australia”. Come riferisce La Repubblica, i simpatizzanti dell’Isis nel Paese sono in aumento anche grazie alla presenza di figure di rilievo dell’organizzazione originarie proprio dell’Australia. È il caso di Mohamed Alì Baryalei reclutatore e ispiratore del Califfato. Secondo le autorità, sono ancora circa una 60ina gli australiani impegnati a combattere nelle fila dell’Isis in Medio Oriente: molti di questi sarebbero in procinto di rientrare in patria. (agg. di Dario D’Angelo)
Sono tante le reazioni in Australia dopo l’attentato compiuto dal 29enne in libertà vigilata da novembre, autodefinitosi appartenente all’Isis, con la potenziale conferma dalla stessa rivendicazione di Daesh che parla di “un nostro soldato”. Il primo ministro australiano, dopo l’attacco di Melbourne, ha voluto da un lato mandare una netta condanna, «l’attacco terroristico da parte di un criminale noto, che recentemente era stato rilasciato su cauzione, è un crimine scioccante e codardo». Dall’altro però si è interrogato sulla situazione penale e processuale di Khayre, liberato a novembre dal carcere.
«Ci sono stati troppi casi di persone in libertà vigilata che hanno commesso reati di questo genere». Dunque, «Come mai era in libertà vigilata?», si chiede il premier australiano. «Aveva una lunga storia di violenza. Era stato accusato qualche anno fa di reati legati al terrorismo ed era stato assolto. Si sapeva che aveva legami, almeno in passato, con l’estremismo violento», ha concluso il Presidente del Consiglio con una nota ufficiale da Sydney.
È stato rivendicato dall’Isis l’attentato avvenuto a Melbourne di un killer che ha preso in ostaggio una escort in un centro alberghiero nella periferia della città australiana, ha ucciso un uomo alla reception e ha minacciato di fare una strage gridando agli agenti, «Questo è per l’Isis, questo è per Al Qaeda». Con un comunicato della sua agenzia di stampa Amaq, lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco, ma come ormai succede di consueto, la stessa rivendicazione tradisce la non per forza partecipazione attiva all’attentato. La nuova linea di Daesh è del resto chiara: le sconfitte sul terreno militare impediscono di fare campagne e grandi organizzazioni come prima, e l’affidarsi al uni solitari resta ormai la primaria modalità di azione degli jihadisti.
In questo caso 29enne Yacqub Khayre, di origine somala, pare essere proprio quel tipo di “lupo solitario”, disperato e già processato in passato, era uscito a novembre dal carcere ma evidentemente non è cambiato di molto la sua intenzione e volontà di delinquere. Come ha riportato il capo della Polizia di Victoria, «L’esecutore dell’attacco a Melbourne, in Australia, è un soldato dello Stato islamico che ha eseguito l’operazione in risposta alle richieste di colpire i cittadini dei Paesi membri della coalizione». L’uomo è stato ucciso nel blitz degli agenti, con tre feriti e l’ostaggio rimasto vivo per fortuna.
Panico e terrore generato in Australia in una notte dove il terrorista 29enne ha minacciato di uccidere un intero quartiere: il bilancio per fortuna è stato contenuto, con una sola vittima (terrorista escluso) – il povero receptionist con origini cinesi – l’ostaggio rimasto in vita e ben tre poliziotti feriti. Gli investigatori restano cauti dopo la rivendicazione dell’Amaq, visto che pare sempre più l’opera di un “lupo solitario” piuttosto che l’organizzazione di un attentato con un paio specifico dietro: «Noi non abbiamo nulla al momento che dimostri che abbia ricevuto un messaggio dall’estero, ma è ancora presto. Abbiamo raccolto del materiale che esamineremo – ha detto il capo della polizia – non sappiamo se è stato qualcosa che aveva effettivamente pianificato o che ha deciso di fare al momento.
L’Isis tende sempre a correre a rivendicare ogni volta che succede qualcosa». Va detto però che l’attentatore di origini somale era già stato processato e assolto nel 2010 con l’accusa di aver pianificato un attacco suicida ad una base militare di Sydney, poi scongiurato dalla polizia all’epoca: rilasciato nello scorso novembre sulla parola dal carcere dove era finito per aver provato un incendio e altri crimini non legati al terrorismo estremista.