Una narrazione che parte dalla Guerra tra le Coree (1950-1953) e arriva fino al rischio di terza guerra mondiale in questo 2017: ci ha pensato la Corea del Sud con il neo presidente Moon Jae-in (cattolico e “rivoluzionario” rispetto al recente passato di Seul) a spiazzare tutti chiedendo un incontro diplomatico con il regime dispotico di Kim Jong-un: Trump finora è intervenuto solo per questioni “demagogiche”, e ha preferito proseguire sulla china delle nuove sanzioni contro Pyongyang (ma potrebbe gradire e molto dietro le quinte); la Cina approva (anche perché non reciterebbe di nuovo il primo ruolo ma quello preferito nelle retrovie); il Giappone invece sbotta e commenta, «Non è tempo di dialogo. E’ tempo di fare pressioni». Lo scontro tra Corea del Nord e Usa non nasce certo ieri, ma purtroppo “domani” potrebbe sfociare in qualcosa di molto pericoloso. Le varie forze nel Pacifico lo sanno fin troppo bene ma per motivi diversi, Cina e Giappone, fino ad ora non hanno cercato via alternative. Lo scontro resta, il mistero è sempre più fitto sul Pacifico e i prossimi mesi sveleranno molto sul futuro di questi tanti (troppi?) protagonisti.
TERZA GUERRA MONDIALE: LA CRISI SUL PACIFICO TRA COREA DEL NORD, USA E CINA
GIAPPONE, “NON SI DIALOGA CON PYONGYANG”
Come annunciato ieri sera, il Giappone non ci sta a nessuna posizione “dialogante” con la vicina Corea del Nord (comprensibile dato che per Kim Jong-un il Giappone rappresenta uno dei nemici nella personale “terza guerra mondiale”): il tentativo di Seul che dovrà aver luogo nelle prossime ore viene sonoramente bocciato dalle autorità nipponiche. Tramite il ministro degli Esteri Norio Maruyama arrivano parole molto nette contro le “due” Coree: «E’ tempo di aumentare le pressioni per condurre un dialogo serio. Non è tempo di dialogo. E’ tempo di fare pressioni». Il Giappone, sulla stessa linea di Trump, ritiene che Cina e soprattutto Russia stiano facendo poco nella crisi nordcoreana: come rilanciano fonti internazionali vicine a Tokyo, «ora Pechino e Mosca devono prendere misure molto più dure, altrimenti dovranno essere condannate per i rapporti economici che intrattengono con Pyongyang».
LA “SFIDA” DI TRUMP
Una terza guerra mondiale diplomatica e fatta di provocazioni e “sfide”: l’ultima arriva dagli Stati Uniti che tramite le parole del Capo di Stato Maggiore contribuiscono a dettare la “linea” di Trump nei confronti di Pyongyang: «la Corea del Nord non ha la capacità di colpire gli Stati Uniti: i suoi missili hanno la gittata, ma sono carenti nella fase di guida e non hanno la capacità di orientamento con il livello di precisione necessario», sono le parole nettissime del Capo di Stato Maggiore aggiunto Usa, Paul Selva, davanti al Comitato del Congresso sui Servizi Armati. Kim Jong-un è convinto del contrario, ovvero di potere arrivare ormai senza problemi con i missili intercontinentali davanti alle Coste degli odiati Stati Uniti d’America. Oggi nel probabile incontro tra Sud Corea e regime nordcoreano l’ennesima “sfida” degli Usa di certo non servirà a rendere più semplici le trattative, anche se ripetiamo sia Trump che lo stesso Kim sanno che la sfida da “vincere” prima di tutto è quella interna con una campagna di comunicazione che faccia vedere ai rispettivi cittadini di non “temere il nemico”.
CINA “SPINGE” SEUL PER IL DIALOGO CON KIM
Nelle precedenti settimane lo stesso Trump ha accusato la Cina di non fare abbastanza per fermare la minaccia balistica e nucleare della Corea del Nord, alimentando quel “clima” di terza guerra mondiale che purtroppo spira sul Pacifico. Ieri però, con l’apertura a sorpresa della Corea del Sud verso Pyongyang, la Cina ha trovato il “coraggio” di avanzare un positivo “ok” a Seul per la ritrovata intenzione di provare un asse con Kim Jong-un prima dello scontro totale, vero spauracchio dei prossimi mesi. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lu Kang, ha affermato alla conferenza stampa che «la Cina spera che la Corea del Nord e la Corea del Sud si impegnano insieme verso l’orientamento dello sviluppo favorevole alla creazione delle condizioni per rompere l’impasse e per riattivare il dialogo e le consultazioni», si legge sul China Radio International. Un dialogo, quello che tra l’altro chiede anche la Mogherini e l’Ue, che finora Kim si è sempre rifiutato di attivare ma che potrebbe rimetterlo minimamente in un’ottica di posizione mondiale non più isolata e attaccata da numerose sanzioni. Ora bisognerà vedere cosa riuscirà a combinare Seul nel nuovo asse diplomatico, con la speranza che Stati Uniti e lo stesso governo di Xi Jinping possano dare una mano concreta, anche se nell’ombra, per condurre al meglio i possibili e presunti trattati di pace.