Due suicidi in carcere in meno 24 ore, uno a Pisa, l’altro a Torino. Il primo in piena notte, il secondo intorno alle 10:30 di ieri mattina. Due uomini, entrambi stranieri, hanno così deciso di togliersi la vita impiccandosi con un lenzuolo. Stesso intento, stessa rudimentale modalità. Il primo caso ha avuto un’eco maggiore, venendo paradossalmente quasi oscurato in parte dalla grande rivolta che ne è seguita e che ha visto alcuni detenuti della struttura penitenziaria Don Bosco protestare con forza contro le condizioni “invivibili” in cui si trovano. Per l’O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), invece, i 39 suicidi in carcere dall’inizio dell’anno, compresi gli ultimi due di ieri, sarebbero tutti legati ad una “carenza nell’organico del personale di Polizia Penitenziaria”. Solo a Torino, secondo il Segretario Generale Leo Beneduci, le unità sono circa 200, chiamate a coprire le 1080 previste. Non è un caso se lo stesso Beneduci, dopo il gesto compiuto dal 37enne di origini sinti nel carcere di Torino abbia commentato: “Ribadiamo la necessità di istituire una commissione parlamentare di inchiesta che indaghi sulle condizioni di vita e di lavoro nelle attuali carceri italiane e individui le stringenti responsabilità del caso”.
LA CARENZA DI PERSONALE
L’allarme carceri torna in primo piano dopo i due suicidi di ieri, seguiti, nel caso di Pisa, da una rivolta che ha richiesto addirittura l’intervento della polizia in tenuta antisommossa. Aldo Di Giacomo, segretario del Spp, il Sindacato di polizia penitenziaria, non ha potuto tacere in seguito al suicidio del tunisino 21enne al quale è seguita la protesta degli altri detenuti, parlando di “una vera e propria guerra contro tutto e tutti”. Emblematico il caso di Pisa, che evidenzia la reale situazione critica nelle carceri italiane. E’ lo stesso Di Giacomo a denunciare che “il poliziotto penitenziario era di servizio in tre diverse Sezioni detentive contemporaneamente” proprio a causa della carenza di personale. Un’emergenza mai seriamente affrontata dal Ministero e che accentua il clima di emergenza ed allarme reso ancora più complicato dai disordini interni alle stesse strutture carcerarie.
I NUMERI CHOC
I due suicidi in meno di 24 ore in Italia hanno contribuito a far salire a quasi 40, dall’inizio di gennaio, le morti in carcere. Numeri preoccupanti che necessariamente spingono il SAPPE a chiedere l’intervento del ministro Orlando. Secondo il Sindacato, dall’introduzione nelle carceri di vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto, gli eventi critici sono addirittura decuplicati. Ed ecco i dati drammatici che inevitabilmente vengono alla luce, evidenziati dal SAPPE e ribaditi da Il Fogliettone: nei primi sei mesi del 2017 i suicidi sono stati 22, saliti ad oggi a quasi 40; 567 i tentati suicidi, numero destinato a crescere vertiginosamente a 4310 se si considerano gli atti di autolesionismo. Se si confrontano questi dati con quelli del periodo 2009-2014, si comprende quanto la situazione sia diventata drammatica. Il portale TrueNumbers.it nel febbraio di un anno fa aveva preso in esame i dati relativi al 2014, segnalando un totale di 43 suicidi in un anno, pari a 3,8 suicidi ogni 10mila detenuti. Un dato allarmante, certo, ma nettamente inferiore rispetto a quello che si registra tre anni dopo, quando lo stesso numero o quasi è stato raggiunto in otto mesi. Di fronte a questi numeri, Donato Capece, Segretario Generale del SAPPE, ha commentato quella che potrebbe essere la possibile soluzione all’emergenza. “Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, ben 8mila in meno rispetto all’organico previsto, finanziando gli interventi per potenziare i livelli di sicurezza delle carceri”, ha commentato. “Un detenuto che muore o che, peggio, si toglie la vita in carcere è una sconfitta dello Stato e dell’intera comunità”, ha chiosato, auspicando nella realizzazione di un programma di prevenzione del suicidio e di un servizio di intervento efficace per detenuti e non solo.