Gli Stati Uniti hanno ordinato alla Russia la chiusura del consolato di San Francisco come rappresaglia per la sua azione considerata “ingiusta”. E’ quanto fa sapere con un tweet la BBC nel pomeriggio di oggi. L’annuncio del dipartimento di Stato Usa arriva come risposta alla decisione di Mosca di ridurre il numero degli impianti delle sedi diplomatiche americane nel Paese. Come specifica Repubblica.it, la risposta degli Usa non si è fatta attendere e si concretizzata con la chiusura del consolato russo di San Francisco e con il ridimensionamento delle strutture diplomatiche russe presenti a Washington e New York. Il tutto dovrà compiersi entro il 2 settembre. Una sorta di contro-rappresaglia, dunque, che non lascia presagire nulla di buono e fa riferimento alla cacciata di 755 diplomatici americani da parte del Cremlino. Quest’ultimo aveva agito dopo la precedente espulsione di 35 diplomatici russi avvenuta lo scorso dicembre e voluta dall’allora presidente Barack Obama. Ciò avvenne in seguito all’indiscrezione secondo la quale la Russia stava interferendo nelle elezioni presidenziali. La contromossa dell’America si è consumata oggi, dopo la scadenza dell’ultimatum di Mosca. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
COREA DEL NORD REPLICA ALL’ONU
La voce della Corea del Nord torna a farsi sentire su canali diplomatici dopo settimane, forse mesi di attesa: avviene tutto all’Onu dove, dopo il documento di condanna unanime del Consiglio di Sicurezza contro le minacce da guerra mondiale lanciate dal regime di Pyongyang, Kim Jong-un torna a far sentire la propria voce. «La Corea del Nord respinge «con decisione» la condanna del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul missile Hwasong-12 lanciato martedì, che sfacciatamente non tiene conto del diritto all’autodifesa di uno Stato sovrano», spiega il portavoce del ministero degli Esteri alla consueta agenzia di regime Kcna. Dopo arriva il consueto e ormai atteso “ultimatum” alla comunità internazionale, in particolare a Sud Corea e Usa che proseguono le manovre di esercitazioni congiunte anche in questi giorni: «il lancio del missile è solo un assaggio in vista di Guam, la base di prima linea per l’invasione». Propaganda o verità futura?
GIAPPONE, AUMENTO SPESE MILITARI DI 40 MILIARDI
La terza guerra mondiale magari (anzi speriamo proprio di no) non ci sarà, ma il Giappone non vuole “rischiare”: la paura collettiva dopo l’ennesimo lancio di missile sorvolato sopra l’isola nipponica ha convinto definitivamente il governo di Tokyo ad alzare la spesa record per la difesa e la sicurezza dei propri confini. In Parlamento il governo di Abe ha chiesto un aumento “monstre” di 40 miliardi di dollari per difendersi e contrastare eventuali attacchi della Corea del Nord. Il Giappone però non è una nazione qualunque, e dopo la devastazione atomica subita nel 1945 nella fine della Seconda Guerra Mondiale, il “nuovo” Paese nato si è fondato sulla pace e sul disarmo. «Il governo giapponese assedia la Costituzione nel tentativo di arrivare a modificarne entro il 2020 l’articolo 9 che indica al Paese la sola via della pace e del disarmo», spiega oggi Avvenire illustrando il cambio di rotta continuo di Abe per contrastare da un lato le minacce esterne e dall’altro per riaffermare un nazionalismo sempre più forte nel Paese del Sol Levante.
SUD COREA, “MISSILE POTENZIALE A 5MILA KM DI GITTATA”
Un rapporto stilato nelle ultime ore e diffuso dalla Corea del Sud lancia l’allarme, l’ennesimo, sulla minaccia del “cugino” nordcoreano dopo il missile lanciato in pieno “stile” da guerra mondiale. «Il missile balistico nordcoreano che martedì ha sorvolato il Giappone finendo poi nel Pacifico è stato lanciato a metà della sua gittata potenziale», scrive il rapporto di Seul, segnalando come il vettore Hwasong-12 a medio raggio avrebbe potuto compiere almeno il doppio della traiettoria arrivando dunque ad un massimo potenziale di 5mila km. La gittata dunque poteva essere maggiore di quella poi andata effettivamente in atto, e non sarebbe un errore: «C’è la possibilità di provocazioni strategiche, inclusi i lanci aggiuntivi di missili balistici e un sesto test nucleare», conclude il rapporto sudcoreano.
IL PENTAGONO “SMENTISCE” TRUMP
Terza Guerra Mondiale? Ieri Donald Trump è stato abbastanza chiaro, come di norma per il presidente Usa, sulla situazione di estrema pericolosità con la Corea del Nord: la terza guerra mondiale e il vento che spira dal Pacifico per il responsabile della Casa Bianca non permettono alcun dialogo, specie dopo l’ennesima provocazione del missile a lunga gittata sorvolato lungo tutto il Giappone (e atterrato nel mare, ndr). «Il dialogo con la Nord Corea non è la risposta. Tutte le opzioni sono sul tavolo, incluse quelle militari», aveva detto ieri su Twitter il presidente Trump. Passa qualche ora e, come sempre più spesso accade in questi primi mesi “mirabolanti” oltre Oceano un membro importante del suo staff lo contraddice: questa volta è successo nientemeno che con il Segretario della Difesa e Capo del Pentagono, Jim Mattis, che ai cronisti ha risposto così, «Abbiamo sempre delle soluzioni diplomatiche». Mattis smentisce Trump, il che può essere una buona notizia a livello immediato per altre piste battute dalla diplomazia americana per evitare lo scontro con Kim Jong-un; alla lunga però potrebbe rivelarsi anche una pessima novità sul fronte del dialogo internazionale visto che il presidente della più forte potenza militare al mondo nel giro di poche ore non riesce ad avere la stessa ipotesi sul da farsi del suo capo della Difesa. Russia, Cina e Onu guardano con timore alle prossime scelte di Trump e intanto cercano di trovare una “quadra” che al momento, oggettivamente, non si riesce ancora a vedere.
CINA, “PIENO SOSTEGNO A RISOLUZIONI ONU”
A che battaglia “diplomatica” sta giocando la Cina probabilmente non lo sa Pechino stessa: la Corea del Nord è il principale alleato commerciale nel Pacifico, ma d’altro canto perdere l’alleanza mondiale con gli Usa per le intemperanze di Kim Jong-un non è cosa ritenuta “buona e giusta” anche per il semi regime comunista cinese. Vanno lette in questo secondo senso allora le affermazioni di questa mattina del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Yi, dopo le decisioni prese dall’Onu sull’ennesimo passo verso la terza guerra mondiale mosso da Pyongyang due mattine fa: «La Cina sosterrà completamente e per intero’ le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu sulla Corea del Nord, lavoreremo a stretto contatto con gli altri componenti del Consiglio di Sicurezza sulla migliore reazione al lancio di ieri del missile contro il Giappone», spiega il diplomatico di Xi Jinping. Ora non resta che vedere come e se si accorderanno Trump, Cina e Russia per capire davvero e fino in fondo cosa ci dovremmo aspettare nei prossimi ahinoi caldissimi mesi.