La reazione della Corea del Nord potrebbe non essere di quelle “morbide”, ma intanto i venti gelidi di guerra mondiale spirano sempre più forte dopo l’esercitazione congiunta da Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti d’America. In risposta al lancio del missile nordcoreano, sono stati fatti alzare in volo F35 armati che hanno di fatto simulato l’attacco al nemico Pyongyang, «una dimostrazione di forza per scoraggiare la Corea del Nord», spiegano da Washington in queste ore. «Per la prima volta in volo quattro F-35B armati del Corpo dei Marine degli Stati Uniti in formazione con due bombardieri B-1B Lancer decollati dall’Isola di Guam e provenienti dalla base aerea di Ellsworth. La formazione americana si è ricongiunta con quattro FK-15K della Corea del Sud (ROAKF, Republic of Korea Air Force) e due F-15J da superiorità aerea del Japan Air Self-Defense Force», spiega il Giornale nella sua versione online, mentre si apprende da fonti internazionale che l’intera operazione “simulata” è durata complessamente 10 ore.
“LA RUSSA NON TEME PYONGYANG”
Il clima da Terza Guerra Mondiale che si respira da settimane è sempre più tangibile, ma la Federazione Russa non si dice affatto spaventata. Questo anche per via della presenza di un efficace sistema di allarme pronto a scattare in caso di attacco di missile balistici intercontinentali da parte della Corea del Nord. Secondo quanto trapela da Sputnik news, il capo del gruppo RTI, per i circuiti elettronici e sistemi informativi, Sergey Boev, in una intervista al quotidiano Kommersant ha asserito: “Non dobbiamo temere nessuno. Dobbiamo lavorare seriamente tutto il tempo per migliorare il nostro sistema di allarme in caso di attacco in questa direzione”. Secondo Boev, in seguito alla presenza di nuovi mezzi di attacco i rischi sono decisamente aumentati. Nonostante questo non saranno i missili del regime di Pyongyang a creare timori. E’ stato lo stesso capo di RTI a spiegare come gli attacchi aereo-spaziali potrebbero manifestarsi in “luoghi inaspettati, da impreviste fazioni”. Proprio su questo delicato aspetto dovranno concentrarsi le loro azioni, “e non dobbiamo avere paura. Di nessuno”, ha chiosato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PUTIN: “SERVE DIALOGO, RISCHIO SCONTRO NUCLEARE”
La Russia è preoccupata, e come il Cremlino anche l’intera comunità internazionale: la terza guerra mondiale è sull’orlo dello scoppio, e a dirlo non è il Sussidiario ma Papa Francesco da anni ormai («siamo in una terza guerra mondiale a pezzi») e da oggi anche Vladimir Putin. «La situazione in Nord Corea si è aggravata ed è sull’orlo di un conflitto di vasta scala», ha spiegato oggi in un’intervista alla Tass a margine del vertice dei BRICS in Cina. Le condizioni dello scontro sono davvero complesse ma né Trump né Kim Jong-un intende fare un passo indietro: «per la Russia l’idea che i programmi missilistici-nucleari nordcoreani possano essere bloccati dalla sola pressione su Pyongyang è un errore e non ha futuro: i problemi della regione devono essere affrontati attraverso un dialogo che coinvolga tutte le parti senza precondizioni». Lo stesso Putin, mentre in parallelo continua lo scontro da guerra fredda con gli Usa per il caso-diplomatici che di certo non aiuto la vicenda sul Pacifico, afferma di nuovo assieme alla Cina la volontà di stabilire con Pyongyang un percorso diplomatico di distensione. «La Russia e la Cina hanno creato una tabella di marcia per un accordo sulla penisola coreana che è stato progettato per promuovere la progressiva riduzione delle tensioni e la creazione di un meccanismo per una pace e una sicurezza duratura», conclude il presidente russo, sempre più allarmato.
PYONGYANG, “SE GIAPPONE SOSTIENE TRUMP SI AUTODISTRUGGE”
La terza guerra mondiale è un timore piuttosto alto per il Giappone (e non solo) e va letta in questa direzione anche la reazione a livello di spese militari rilanciate giusto ieri dal premier Abe durante un colloquio con la premier May. In serata poi la “conferma” di una minaccia costante per il Sol Levante con le ultimissime parole diffuse dall’Agenzia di regime, la KCNA, che non esprimono certo “tranquillità” nel dialogo internazionale per la crisi sul Pacifico. «Prendere le parti di Washington costerà al Sol Levante un’imminente autodistruzione», con pieno riferimento alla presenza di soldati americani nell’Hokkaido, proprio l’isola sorvolata dal missile lanciato martedì scorso. Kim Jong-un ha poi parlato nettamente di un «preludio al contenimento di Washington nel Pacifico per mezzo di nuovi test balistici con obiettivo l’isola di Guam». Il dialogo che verrà tentato nelle prossime settimane, basterà per fermare la folle corsa alla guerra nucleare?
TRUMP CHIUDE IL CONSOLATO RUSSO
Terza Guerra mondiale? La giornata di ieri è complessa da raccontare, almeno per quanto riguarda il vento di guerra mondiale che come ogni giorno da mesi a questa parte soffia tra l’Asia e il Pacifico. Da un lato le tensioni alle stelle per le conseguenze al missile lanciato dalla Corea del Nord contro il Giappone, con Cina, Russia e Sud Corea che chiedono il dialogo per fermare l’eventuale terza guerra mondiale, mentre la Casa Bianca rilancia con “soluzioni militari” contro le intemperanze del regime di Pyongyang. Di contro, Kim Jong-un ha affermato come il missile verso il Giappone – tra l’altro depotenziato forse di proposito – sarebbe solo il preludio ad attacco diretto all’isola di Guam. Ma non è solo la Corea del Nord a spaventare il difficilissimo asset internazionale: gli Stati Uniti hanno infatti ieri improvvisamente chiuso il consolato russo di San Francisco come reazioni alla decisione di Mosca di fine luglio di ridurre il numero di impiegati nelle sedi diplomatiche in Russia. La decisione del dipartimento di Stato americano è la contro-rappresaglia e avviene in piena discussione per eventuali nuove sanzioni contro il regime della Nord Corea. «A Mosca studieranno attentamente le nuove misure annunciate dagli americani, dopodiché verrà comunicata la nostra reazione», è ciò che il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha detto a Rex Tillerson in una conversazione telefonica ieri sera, confermando il rammarico per l’ennesima tensione «scattata come escalation tra Usa e Russia».
CINA, “NO A SOLUZIONI MILITARI”
La Cina interviene duramente per provare a spezzare il vento di guerra mondiale ancora in corso sul Pacifico a pochi chilometri dal suo immenso territorio: il missile sul Giappone ha lanciato l’ennesimo timore di uno scontro nucleare tra Usa e Corea del Nord, con l’Onu che ha condannato subito il gesto e la Russia con la Cina che premono su Trump per evitare conseguenze peggiori. Ed ecco che Pechino torna sull’argomento e una volta di più lancia un’appello agli Stati Uniti: «La Cina non permetterà mai la guerra o il caos alle sue porte, assicurando che “le soluzioni militari non sono un’opzione», spiega il portavoce del Ministero della Difesa, Ren Guoqiang, durante il briefing mensile sulle vicende turbolente legate alla penisola coreana. Le parole di Pechino, il maggior partner commerciale e strategico di Pyongyang, potrebbero avere un doppio effetto sugli Usa: la convinzione di una soluzione diplomatica da appoggiare, oppure un tentativo di “melina” che Trump non sopporta e che già in più occasioni ha rifiutato. «Abbiamo sempre sostenuto la soluzione dei problemi con il dialogo e il confronto», ha chiosato il portavoce cinese.