Una mirata operazione della Polizia di Firenze ha smascherato un’orrenda pratica che ormai da 4 anni proseguiva nel silenzio della sua famiglia: una ragazzina di 13 anni, all’epoca dei fatti, è stata venduta, resa schiava e promessa sposa ad un uomo che non conosceva per la somma di 15mila euro. La tremenda vicenda colpisce una giovanissima minorenne serba, che il padre ha “pensato bene” di vendere per soldi, incurante di qualsiasi effetto deleterio, illegale, brutale e devastante sul presente e il futuro della piccola. La ragazza è originaria dell’Est Europa e residente nel capoluogo toscano. Il genitore è stato arrestato in esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere disposta dal gip su richiesta della Dda fiorentina. Le indagini hanno preso avvio nell’agosto del 2016 a seguito della segnalazione di un centro antiviolenza fiorentino, «allertato, a sua volta, da una telefonata proveniente dalla Sicilia che indicava una situazione di pericolo per una minore residente a Firenze, in zona Piagge, della quale si conosceva soltanto il nome», spiega la polizia nel comunicato dove si annuncia l’arresto del padre 49enne serbo, con l’accusa di riduzione in schiavitù. Secondo le prime indagini, la bambina fin dall’età di 13 anni è stata letteralmente “promessa in sposa” ad un connazionale residente, con la propria famiglia, in Francia. «L’accordo, raggiunto con il padre del ragazzo circa quattro anni fa, prevedeva che la bambina, allora 13enne, sarebbe dovuta andare in sposa al giovane connazionale, in cambio del pagamento di una somma pari a 15mila euro», spiega la polizia.
LE “CONDIZIONI” CHOC PER LA “VENDITA”
Le ultime novità che sono poi valse la segnalazione e l’operazione di Polizia, derivano dagli scorsi mesi: 10 mesi dopo l’accordo, la famiglia del futuro sposo è tornata in Italia per suggellare il fidanzamento. In quell’occasione è stata versata, quale anticipo, la somma di 4mila euro, «ed è stato stabilito dalle due famiglie che la ragazza avrebbe dovuto essere portata in Francia entro settembre 2016», spiega il portavoce della polizia. Sono emerse anche le condizioni agghiaccianti che avrebbe dovuto mantiene la bimba-schiava: verginità mantenuta, dimagrire per ritrovare la “forma” del primo incontro con l’aguzzino ed imparare a svolgere le vicende domestiche (pulire, lavare, stirare), pena la restituzione della somma di denaro già versata. Una “caparra” in poche parole: in questo lungo periodo di “attesa” i genitori hanno dovuto tenere segregata la ragazzina in casa, facendola uscire pochissimo per fare la spesa ma sempre in compagnia di un componente maschile della famiglia, senza denaro e senza telefono con soldi a disposizione. Il risvolto positivo, l’unico di questa brutta storia, arriva grazie alla grande astrazione della ragazzina che è riuscita incredibilmente a chiedere aiuto ad un coetaneo accedendo alla chat di un gioco per smartphone grazie a una connessione wi-fi. «Il ragazzino, residente in Sicilia, ha raccolto la sua richiesta di aiuto segnalando il caso a un centro antiviolenza, facendo scattare le indagini», conclude la polizia per uno dei casi più assurdi e inquietanti degli ultimi tempi. Il padre si trova ora nel carcere di Sollicciano, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.