«Sono un soldato dell’Isis, ho tredici anni, e sono in prigione per 23 ore al giorno»: queste solo alcune delle parole shoccanti dette da un ragazzino 13enne catturato e prigioniero dei curdi siriani al giornalista e conduttore di Piazza Pulita, Corrado Formigli. «Ma perché sei in prigione?», viene chiesto all’inizio dell’intervista che andrà in onda per intero questa sera nel reportage da Raqqa per la prima puntata del programma di La7; e il ragazzo risponde spaventato, ma risoluto, «perché sono dell’Isis». La storia del bambino-soldato è agghiacciante: ha dovuto lasciare la scuola per imparare ad essere il miglior combattente possibile, uno jihadista perfetto come lo aveva “illuso” un parente. «Gli addestramenti erano massacranti, ci insegnavano ad uccidere gli uomini, ma io odiavo quando ci facevano strisciare per terra vicino ai proiettili che ci sfioravano la testa o vicino alle schegge di granate che ci piombavano vicine». Un allenamento per diventare il miglior soldato dell’Isis possibile, poi però arriva la cattura: «mi hanno prese mentre difendevamo un villaggio vicino a Raqqa, e ora trascorso 23 ore al giorno in una cella con altri ragazzi come me e con adulti», spiega il 13enne in un breve intervista rilasciata a Formigli e concessa dai soldati curdi siriani. «L’unico desiderio che ho è quello di rivedere la mia famiglia, non chiedo altro», confessa il ragazzo prima di rivenire coperto con un cappuccio su tutto il volto e portato via dai soldati nemici dello Stato Islamico.
IL REPORTAGE DI CORRADO FORMIGLI
Nel racconto fatto al giornalista italiano, ad un certo punto viene chiesto “i terroristi dell’Isis, anche della tua età, uccidono prigionieri con spari alla nuca nel deserto. Se te l’avessero chiesto, tu cosa avresti fatto?”. La risposta, a vedere gli occhi devastati dalla paura ma anche desiderosi di cambiare finalmente vita, è netta: «io non avrei mai avuto il coraggio, è troppo per me». Comincia così dunque la prima puntata dell’anno per Piazza Pulita, questa sera su La7: ad Huffington Post il conduttore che ha diretto la stessa intervista, spiega cosa ha visto in quegli occhi sgranati e spaventati di quel ragazzino. «Un bambino viene presentato come un carnefice, invece è una vittima. C’è un imbarbarimento in città, uno sbandamento i diritti dei minori sono dimenticati, così come quelli delle donne. Nel corso di questo reportage ho incontrato tanti bambini, anche più piccoli di Mohammed e tante donne. Molte di loro sono mogli dei miliziani dell’Isis ed ora sono chiuse in campi da cui non possono uscire. La questione che si pone è quella del rispetto dei diritti umani», afferma Corrado Formigli.