Durante il suo viaggio in Colombia, lo scorso 9 settembre tra i tanti appuntamenti papa Francesco ha trovato il tempo di incontrare un gruppo di persone consacrate: giovani coppie da poco sposate e coppie che celebravano le loro nozze d’argento o d’oro. Come sempre Francesco non ha usato nessun linguaggio di comodo, nessuna sdolcineria: Bergoglio è uomo con i piedi ben piantati per terra e la sua grande fede gli permette di evitare ogni sentimentalismo e andare dritto al cuore delle cose. Lasciando perdere come quasi sempre fa il discorso preparato e parlando invece a braccio, ha detto loro come con il matrimonio siano stati chiamati da Cristo a una vocazione.
Ma nonostante questo “la perseveranza di nessuno è garantita”. Cioè, non fatevi illusioni che per il solo fatto di esservi sposati in Cristo e nella Chiesa il vostro matrimonio sia salvo una volta per sempre: “Questo lo dobbiamo chiedere al Signore. Per tutta l’esistenza, ogni tipo di vocazione la si vive nella gioia, nel dolore, nel peccato e nella grazia” ha detto loro. Ognuno di noi, ha detto ancora, ha la stessa vocazione a cui siamo chiamati a vivere, “ma in modi diversi”. Spesso infatti si fa l’errore di credere che il sacerdozio, la verginità, il matrimonio siano vocazioni differenti fra loro. Non è così: la vocazione è una sola, quella a Cristo, che si esprime poi in modi diversi per ognuno. E a nessuno è garantito che questa vocazione possa durare per sempre, non basta lo sforzo umano. Solo chiedendo a Dio è possibile.