Mentre le minacce in Corea del Nord raggiungono livelli sempre più intensi e preoccupanti in vista dei prossimi mesi, la situazione e i rapporti tra Usa e Russia – i principali attori per evitare/far scattare lo scontro sul Pacifico – non migliorano e di certo non aiutano una serena trattativa per decidere le sorti dell’emergenza nordcoreana. È notizia di oggi del Dipartimento di Sicurezza americano che è stato vietato per tutti gli uffici federali Usa l’uso degli antivirus Kaspersky, motivando la decisione con la paura che la nota compagnia informatica russa possa avere ancora legami con gli 007 di Mosca dopo il misterioso caso RussiaGate. «L’Homeland Security è preoccupata per i legami di alcuni funzionari Kaspersky con l’intelligence russa e altre agenzie governative». Di contro, il Cremlino risponde a muso duro; «Considerato che Kaspersky Lab non ha legami non appropriati con alcun governo, l’azienda è amareggiata dalla decisione ma è anche grata per l’opportunità di poter fornire maggiori informazioni all’agenzia per confermare che queste accuse sono assolutamente infondate. Mai aiuterà alcun governo al mondo in attività di cyber spionaggio o cyber attacco ed è sconcertante che un’azienda privata possa essere considerata colpevole fino a prova contraria a causa di questioni geopolitiche», si legge su Cyber Affairs.
MONS.TOMASI, “SERVE LA STRADA DEL DIALOGO”
Che vi sia ormai il sentore di una Terza Guerra Mondiale all’orizzonte è cosa risaputa da settimane, soprattutto alla luce delle evidenti tensioni tra Corea del Nord e Usa. Ad esprimersi sulla delicata faccenda è stato anche Mons. Tomasi, nunzio apostolico e membro del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale che, come riporta la Società per l’informazione Religiosa, ha commentato: “La retorica usata da una parte e dall’altra nella penisola coreana non aiuta a un dialogo sereno”. A sua detta, occorre ripartire dal dialogo per risolvere gli interessi del Giappone, della Corea del Sud e della Corea del Nord. Essere aggressivi o peggio “guerrafondai”, secondo lui non risolverebbe i reali problemi esistenti. La soluzione ideale potrebbe essere rappresentata dalla comprensione delle esigenze di un paese. Sul piano della Corea del Nord, dunque, potrebbe essere utile portare del cibo nelle zone più povere, rispondendo in tal modo alle loro esigenze, “senza che si sentano obbligati ad andare all’estremo di costruire bombe atomiche per affermare la loro identità e presenza nel mondo”. Mons. Tomasi ha anche espresso una certa perplessità in riferimento alle sanzioni economiche, “perché colpiscono la popolazione e non cambiano le politiche”, come già dimostrato in passato. Ancora una volta la strada del dialogo, dunque, potrebbe rappresentare quella decisiva, sebbene Kim abbia in diverse occasioni fatto intendere di non essere disposto affatto a dialogare con le altre potenze. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
KIM, “AFFONDEREMO USA E GIAPPONE COL NUCLEARE”
Una terza guerra mondiale, una volta di più con le parole, anche se questa volta sono davvero durissime: un comunicato della Korea Asia Pacific Peace Committee – l’agenzia che si occupa delle relazioni estere e sopratutto della propaganda del regime – riporta il pensiero del dittatore Kim Jong-un. «Le quattro isole dell’arcipelago dovrebbero essere affondate nel mare dalla bomba nucleare del Juche. Non è più necessario che il Giappone esista accanto a noi. Questa è la voce dell’inferocito popolo ed esercito coreano»: la Corea del Nord, a livello propagandistica, fa sul serio, anche se i rivali si interrogano di volta in volta sull’effettivo messaggio lanciato da Kim. Per essere poi ancora più diretti, i nordcoreani sentenziano con maggior “direzione” la loro minaccia: «Giappone e Stati Uniti sono i primi colpevoli delle sanzioni imposte alla Corea del Nord e promettiamo di usare le armi nucleari per affondarli. È arrivato il momento di annichilire gli aggressori imperialisti Usa. Riduciamo gli Stati Uniti a ceneri e oscurità».
TRUMP SU SANZIONI, “NULLA RISPETTO A QUELLO CHE AVVERRÀ”
Donald Trump e l’Onu, un rapporto mai sbocciato: per evitare la terza guerra mondiale, le sanzioni Onu hanno ottenuto quanto richiedevano Russia e Cina, ovvero di non forzare la mano contro Pyongyang per provare ad aprire un difficile se non quasi impossibile tavolo di trattative con il regime di Kim Jong-un. Ecco che, poco dopo il Consiglio di Sicurezza Onu che ha approvato (anche con il voto degli Usa) la risoluzione anti-Pyongayng, il presidente americano si scaglia contro la decisione dell’Onu, “snobbandola” e considerandola una mossa poco utile al fine dello scontro che probabilmente arriverà. «No a big deal», sono le parole di commento del presidente Trump a fronte di una mancanza di fiducia quasi totale nel Palazzo di Vetro. «Le sanzioni Onu alla Corea del Nord? “Not a big deal”, niente di che. Un altro passettino piccolo piccolo in avanti, nulla più», aggiunge poco dopo. Secondo il contrastatissimo presidente tycoon, sia in patria che all’estero, le sanzioni adottate dalla Comunità Internazionale contro la Nord Corea «impallidiranno di fronte a ciò che alla fine dovrà succedere». Tradotto, la terza guerra mondiale alla fine ci sarà e Pyongyang non verrà intimorita da alcune sanzioni commerciali per di più “soft”. Il dialogo con Putin e Xi Jinping, a questo punto di viene paradossalmente molto più importante di quello con il regime nordcoreano: sarà su quelle tre teste, con il sostegno dell’Ue (se ne avrà il coraggio politico) che graveranno le decisioni delicatissime per i prossimi mesi di un eventuale pre-conflitto nucleare.
RUSSIA BOCCIA PROPOSTA DELLA MERKEL
La Germania, dopo la risoluzione Onu contro la Corea del Nord, ha proposto un passo importante, ovvero impostare una serie di fitti colloqui mirati con Pyongyang come avvenuto per anni con l’Iran fino all’accordo finale sul nucleare tutt’ora in vigore. La Russia però non ci sta, o almeno, non ritiene possibile il parallelo tra Teheran e Pyongyang: il vice ministro degli Esteri Sergey Ryabkov ha fatto sapere a SputnikNews che la proposta di Angela Merkel di replicare l’esperienza dei colloqui iraniani è interessante, ma non praticabile. «Certamente guardiamo a queste proposte con interesse. Va però preso atto che sono due situazioni diverse: la Corea del Nord a differenza dell’Iran è un paese che possiede già le tecnologie nucleari che consentono a Pyongyang di testare i suoi dispositivi», ha affermato il diplomatico di Mosca.