«Sono davvero preoccupato di fronte ai segni di intolleranza, discriminazione e xenofobia che si riscontrano in diverse regioni d’Europa»: Papa Francesco, parlando alla Udienza Pastorale sui migranti a Roma, non ha usato mezzi termini per definire la sua preoccupazione sulla crisi migratoria e sulle risposte in Europa che sempre più spesso rappresentano una reazione di chiusura all’oggettivo problema della migrazione biblica dall’Africa e Medio Oriente verso il nostro continente. Ma il punto, forse, di maggior interesse di questo ammonimento chiaro del Pontefice rappresenta un nuovo “attacco” ad alcune comunità della Chiesa che rientrano nello stesso timore “xenofobo” di cui sopra: «Mi preoccupa ancor più la triste constatazione che le nostre comunità cattoliche in Europa non sono esenti da queste reazioni di difesa e rigetto, giustificate da un non meglio specificato ‘dovere morale’ di conservare l’identità culturale e religiosa originaria».
Papa Bergoglio a quel punto ricorda davanti alla platea raccolta dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa come la Chiesa per prima è nata proprio diffondendosi come opera “migratoria” di missione: «Nella storia della Chiesa non sono mancate tentazioni di esclusivismo e arroccamento culturale, ma lo Spirito Santo ci ha sempre aiutato a superarle, garantendo una costante apertura verso l’altro, considerata come una concreta possibilità di crescita e di arricchimento. Lo Spirito, ne sono sicuro, ci aiuta anche oggi a conservare un atteggiamento di apertura fiduciosa, che permette di superare ogni barriera, di scavalcare ogni muro».
LE RISPOSTE DELLA CHIESA ALLA CRISI MIGRATORIA
Una Chiesa in missione, una Chiesa in uscita che bada a chi entra e che bada a chi vi rimane: un doppio movimento che il Vaticano osserva con accurata attenzione, per di più di fronte all’urgente flusso migratorio senza sosta. «La Chiesa intende rimanere fedele alla sua missione: quella ‘di amare Gesù Cristo, adorarlo e amarlo, particolarmente nei più poveri e abbandonati; tra di essi rientrano certamente i migranti ed i rifugiati», spiega ancora Papa Francesco, sottolineando come finora i flussi migratori hanno messo in crisi le molte politiche sull’immigrazione sancite a livello internazionale. Le parole d’ordine impartite da Francesco durante la Pastorale – contenute anche nel messaggio Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2015 – si articolano in 4 verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. La risposta della Chiesa non può che partire da questa, nell’affermare la realtà umana ed esponenziale del Vangelo di Cristo. «Il verbo accogliere si traduce poi in altri verbi quali ampliare le vie legali e sicure di ingresso, offrire una prima sistemazione adeguata e decorosa e assicurare a tutti la sicurezza personale e l’accesso ai servizi di base».
Per “proteggere” Bergoglio intende informazioni certe e certificate prima della partenza, difendere i diritti fondamentali dei migranti e rifugiati indipendentemente dal loro status migratorio e vegliare sui più vulnerabili, che sono i bambini e le bambine. «Promuovere significa essenzialmente garantire le condizioni per lo sviluppo umano integrale di tutti, migranti e autoctoni». Da ultimo, il verbo integrare si traduce in «aprire spazi di incontro interculturale, favorire l’arricchimento reciproco e promuovere percorsi di cittadinanza attiva» Secondo l’insegnamento di Papa Benedetto XVI e di Papa Francesco, di fronte alle varie emergenze che la contemporaneità ci mette di fronte, lo sguardo afflitto e preoccupato dell’uomo può guardare alla Chiesa nell’unica misura in cui le stessa guarda allo Spirito di Cristo: «Lo Spirito, ne sono sicuro, ci aiuta anche oggi a conservare un atteggiamento di apertura fiduciosa, che permette di superare ogni barriera, di scavalcare ogni muro», conclude Papa Bergoglio. CLICCA QUI PER IL TESTO COMPLETO DEL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO