Ha strozzato il figlio a mani nude, ma deve scontare solo 12 anni di carcere. Besart Imeri, il 26enne macedone che il 4 gennaio scorso uccise il figlio di appena 5 anni soffocandolo, è stato riconosciuto seminfermo di mente. Questa circostanza, riconosciuta dal gup Francesca De Palma, ha inciso sulla pena inflitta all’ex operaio, il cui processo si è tenuto con rito abbreviato. «Non ero io», ripeteva Besart Imeri al gip Carlo Cimini durante l’interrogatorio di convalida nel carcere di Montacuto, di fronte al pm Valentina Bavai e al difensore, l’avvocato Raffaele Sebastianelli, che lo trovò «confuso, ma più lucido, si sta rendendo conto». Stando alla ricostruzione, l’omicidio è avvenuto dentro l’auto del padre che poi portò il piccolo in casa ancora agonizzante. A quel punto partì la richiesta di soccorso alla Croce Verde. I sanitari che intervennero sul posto avevano cercato di rianimarlo per oltre mezz’ora, ma invano. In casa c’era anche la madre, 24enne e incinta, che fu poi ricoverata all’ospedale Carlo Urbani di Jesi in stato di choc.
STRANGOLÒ IL FIGLIO A MANI NUDE: PADRE CONDANNATO A 12 ANNI
Il pm Valentina Bavai aveva chiesto una condanna a 14 anni e 8 mesi di reclusione per Besart Imeri ritenendo le circostanze aggravanti, come la parentele, e le attenuanti della seminfermità. Il giudice però ha ritenuto prevalenti le attenuanti, quindi la parziale incapacità di intendere e di volere riscontrata dall’esperta Francesca Bozzi, incaricata dal gup, ha inciso sulla condanna. Nel primo interrogatorio Imeri parlò di una forza sovrannaturale che lo avrebbe spinto ad uccidere il figlio Hamid. Quel giorno erano usciti di casa insieme: fece salire il bimbo in auto dicendo che doveva andare a comprare le sigarette, ma proprio fuori dell’abitazione lo soffocò sul sedile posteriore della sua auto. La difesa valuterà il ricorso in appello dopo aver letto la motivazione del verdetto che verrà depositata entro 90 giorni.