«Mimmo Lucano il tempo ti darà ragione, hai regalato un sogno al mondo e lo faremo vedere, ti hanno isolato e fatto fuori come fossi il peggiore dei mafiosi (liberi ancora di agire). Sei scomodo perché tu hai il volto della #calabria giusta, nuova, libera e felice»: con questo Tweet Beppe Fiorello (attore già più volte schierato contro il Governo sul fronte migranti) dedica un’intera invettiva contro il “sistema calabrese” che gode di libertà d’azione, a svantaggio di chi come il sindaco di Riace è arrestato (da ieri non più, vige il divieto di dimora nel comune calabrese, ndr) «ingiustamente». Un attacco fortissimo quello del fratello di Fiorello che su Instagram si sfoga più tardi in maniera ancora più cruda contro il “sistema” che ha “incastrato” il sindaco di Riace: «hai commesso l’errore di non volerti tutelare ma di agire con il cuore senza perder tempo dietro alle lentezze burocratiche, hai commesso l’errore della buona fede, hai commesso l’errore di non aver rispettato la legge», scrive ancora Beppe Fiorello nel lungo post al veleno contro Stato, Regione e Forze dell’Ordine.
RIACE, SINDACO ALLONTANATO: PALERMO, “VIENI QUI”
«Ti hanno condannato per aver usato soldi pubblici in modo disordinato non scorretto, ti hanno accusato di aver tolto la possibilità di affidare la raccolta dei rifiuti alla ‘ndrangheta per lasciarla a Riace sotto il tuo stretto controllo», scrive in un fiume di parole Fiorello Jr, non prima di aggiungere «ti hanno messo in un carcere a cielo aperto per aver salvato la vita ad una ragazza che altrimenti sarebbe morta bruciata viva come era già successo qualche anno prima in uno dei centri gestito dalle mafie e che ancora gode di totale libertà». E poi la stoccata finale, ancora contro le mafie, contro Salvini e in totale appoggio a Mimmo Lucano: «Ti hanno isolato e fatto fuori come fossi il peggiore dei mafiosi, come fossi uno di quelli che ha rubato 49milioni di euro allo Stato» – e qui il riferimento al leader della Lega è evidente – «come fossi stato un evasore, come fossi stato un sindaco che separa bambini di colore da quelli Italiani nella mensa di una scuola italiana (caso di Lodi, ndr), come fossi uno di quei politici che hanno trattato con la mafia negli anni di fuoco in cui furono uccisi Falcone e Borsellino, ecco tutti questi amico mio mio sono liberi, liberi di tornare a casa e vivere insieme a noi onesti». Dopo la revoca degli arresti domiciliari e il divieto di dimora in Riace, arrivano in queste ore numerosi inviti a Domenico Lucano: si segnala quello del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, «Gli ho anche rivolto l’invito a venire a Palermo, già nei prossimi giorni e in occasione del Festival delle letterature migranti, per condividere la sua storia ed esperienza e costruire insieme un percorso che trova nelle comunità e amministrazioni locali la sua forza».