Questa è una storia di un’ingiustizia. Maria Barghouti è una bambina di 11 anni di Damasco, conosciuta dai suoi coetanei di Omegna, in Piemonte, attraverso i social. Maria ha un talento naturale per il disegno e i suoi lavori raccontano la sua città e la sua povera terra, martoriata dalla guerra. I ragazzi piemontesi avrebbero voluto farla arrivare al festival della letteratura per Ragazzi “Gianni Rodari” che si tiene nella loro città sul Lago d’Orta, come ospite davvero speciale, incontrandola finalmente in carne ed ossa dopo mesi di contatti attraverso i social, strumenti che hanno permesso di conoscere e far arrivare da loro i bellissimi disegni di Maria.
Purtroppo la Siria è un paese in guerra, e viaggi di questo genere non sono consentiti per legge. Non è servito a nulla l’interessamento del Presidente della Repubblica affinché, attraverso l’ambasciata italiana a Damasco, si potesse far aver un visto alla bambina per farla venire nei giorni del festival; né la colletta che aveva già messo da parte tremila euro per il viaggio e il soggiorno di Maria e della sua famiglia. Niente da fare: la legge è legge e non consente la realizzazione di sogni del genere.
Immaginiamo la delusione, se non la frustrazione, di Maria e dei suoi amici in Italia: dopo tanto lavoro e tanto darsi da fare, tutto si arresta di fronte a norme più grandi di loro. Dura lex, sed lex, si potrebbe dire, ma la domanda è: qual è la vera ingiustizia? Ci aiuta a rispondere una dichiarazione di Sara Rubinelli, assessore alla Cultura di Omegna in prima linea nel tentativo di interpellare, oltre al Presidente della Repubblica, anche Papa Francesco: “La guerra è contraria e teme la cultura” ha detto e “può impedire a una persona di viaggiare”.
Di vivere, viene logico aggiungere. Questa è la vera ingiustizia, infatti: la guerra. Il talento di Maria non andrà perduto; i rapporti con gli amici italiani continueranno certamente e se son rose fioriranno. Ma intanto la guerra ha impedito una possibilità, ha posto i suoi muri, che sono sempre di morte, alla vita di una bambina. L’ingiustizia è all’origine, è all’inizio che qualcosa non dovrebbe esserci, mai, in nessun luogo. È quella stessa guerra che di bambini ne fa fuori a migliaia e sradica a milioni famiglie, gruppi, popoli, a rappresentare un’ingiustizia che sta all’inizio e che bisognerà imparare prima o poi a sanare, senza mai smettere di pensare che possa essere possibile ottenere questa giustizia, che si chiama pace, dalla storia.