Una intervista esclusiva del settimanale Credere al presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Juliàn Carròn, fatta in occasione della pubblicazione di una nuova edizione di un testo di don Giussani pubblicato originariamente nel 1973, dal titolo “Dalla liturgia vissuta, una testimonianza”. “Il cambiamento che sta avvenendo nella vita del movimento e della Chiesa sconvolge e non tutti reagiscono allo stesso modo. Questo, talvolta, mi porta a patire incomprensioni nella vita del movimento. Personalmente vivo tutto questo in pace, anche se certe cose mi feriscono. Ma ho la fortuna di girare molto in Italia e fuori e mi trovo ripagato in tanti incontri significativi che mi accadono” dice il sacerdote a proposito della guida al movimento di CL, guida che gli fu conferita dallo stesso Giussani e che è al centro di polemiche da parte di alcuni militanti del movimento stesso, dice il giornalista autore dell’intervista, Gerolamo Fazzini. Cristo ci vuole più testimoni che militanti, dice Carròn: “Siamo davanti a una situazione storica inedita, un cambiamento d’epoca, come dice il Papa. La questione cruciale oggi è come rendere attraente la fede e la vita cristiana, in un mondo in cui il valore supremo è la libertà: non c’è altro modo di comunicare il vero che non passi per la libertà. È la lezione del Concilio. La verità non ha bisogno d’altro. E la fede non si comunica per costrizione, ma per “attrazione”. “Questo equivale a tornare alle origini dell’esperienza cristiana, aggiunge, anche se si diventa minoranza: “Come dice Benedetto XVI, occorre accettare “il metodo sommesso” di Dio. Perciò, o noi ci immedesimiamo con questa modalità di azione di Dio, oppure l’essere minoranza sarà vissuto come una “minorazione”, invece che come un’occasione per condividere con tutti la grazia della compagnia di Cristo”. E’ l’ambiente, spiega ancora, la categoria centrale nell’esperienza del movimento: “Del resto, Cl è nata in una scuola e poi si è diffusa in tanti ambienti. Spesso siamo stati accusati di portar fuori la gente dalle parrocchie, quando invece Cl incontrava le persone là dove vivevano. Don Giussani ha voluto invitarci a vivere la fede nel reale, non in ambiti “protetti”. Oggi, sentendo papa Francesco parlare di “periferia” e di una Chiesa “in uscita”, siamo richiamati al carisma originale”. Parlando invece del rapporto con l’attuale pontefice, il sacerdote sottolinea la sintonia con lui: “Chi ha preso parte all’incontro del movimento con papa Francesco il 7 marzo 2015 e ha ascoltato le sue parole, ha potuto toccare con mano quanto gli siano familiari certe espressioni di don Giussani. Per noi è una gioia constatare che la modalità di concepire il cristianesimo cara a Giussani coincide con quanto il Papa propone. Che poi noi siamo in grado di vivere fedelmente tutto ciò è un altro paio di maniche. Anzi: una scommessa”.