Il “generale Tempesta”, eroe di guerra in Lituania per la sua strenua resistenza all’Urss comunista negli anni dopo la Seconda Guerra, vede “incrinarsi” la sua stessa nomea per mano… della nipote! Quanto di più incredibile nella complessa storia su Jonas Noreika arriva dagli studi e le ultime ricerche della nipote Silvia Foti (57 anni), nome italiano ma nipote diretta del Generolas Vétra (in lituano per l’appunto generale Tempesta). Al Corriere della Sera la donna e giornalista ha raccontato gli ultimi 18 anni di ricerche e studi sulla propria famiglia per provare a scoprire quanto di più nascosto vi era nel drammatico passato. «Mio nonno dopo l’arrivo dei nazisti ha guidato una parte del Paese per loro. E ha firmato ordini orribili: è il responsabile del massacro di migliaia di ebrei e del furto delle loro proprietà»; una verità incredibile che rischia di cambiare la storia del più importante eroe di guerra lituano che nei giorni precedenti l’arrivo delle truppe di Hitler in Lituania guidò la rivolta anti-sovietica lottando contro tutti gli invasori fino al 1941. Ha finito i suoi giorni in carcere, braccato dal Kgb che lo giustiziò con due colpi alla nuca e seppellito in una fossa comune: come in una sorta di “nuova Katyn”, anni dopo emerge un racconto diverso di quanto veniva studiato su quegli anni.
LITUANIA, LA DENUNCIA DELLA NIPOTE: “MIO NONNO NON FU EROE”
Dopo il 1991 e la rinnovata indipendenza nazionale, la Lituania celebrò Nordica come un martire della libertà e un eroe nazionale da cui prendere esempio, come si legge nel busto alla Biblioteca nazionale di Vilnius. Ma ora, la verità della nipote, rischia di stravolgere tutto: «Lo avevo promesso a mia madre sul letto di morte — dice ancora la Foti al Corriere —. Le avevo promesso che avrei raccontato la storia del nonno che allora vedevo anch’io come una figura immacolata, una specie di cavaliere coraggioso che dava lustro a tutta la famiglia». Da un primo racconto tanti anni fa di un anziano preside di liceo a cui era stato intitolato il nome del nonno – «Mi disse che la scelta di onorare Jonas Noreika aveva suscitato proteste. Che il nonno era stato accusato di essere un “assassino di ebrei”. Ma che sicuramente erano bugie sovietiche» – spunta il tarlo che mette la nipote sul “chi va là”, iniziando così a ricercare le verità passate. «Mi bastava leggere gli ordini ufficiali firmati da mio nonno: era tutto vero»: si leggeva che il generale Tempesta istruiva i suoi soldati su come portare gli ebrei presenti nell’area nei boschi, «per far loro scavare delle fosse e ucciderli sul posto: Poi venivano requisite case, mobili e proprietà per essere distribuite ai lituani “ariani”».