La tragedia di Lamezia Terme, con una giovane mamma uccisa dalla furia delle acque insieme al suo figlioletto di 7 anni e con il figlio più piccolo ancora dato ufficialmente per disperso ma con le speranze di un miracolo che ormai quasi completamente affievolite, è soltanto l’ultima in una regione dove i temporali continuano incredibilmente a provocare morte e distruzione. Ogni volta che piove, in Calabria, c’è qualche parte del territorio regionale che va in crisi.
Il presidente della Regione, Mario Oliverio, lamenta la carenza di fondi e addossa qualche responsabilità anche alle conseguenze provocate dalla parziale abrogazione delle Province. Ma può la politica regionale solo lamentarsi? Manca una qualsiasi politica di gestione del territorio e manca una qualsiasi strategia di superamento del rischio. Lo stesso Oliverio è anche Commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria, ma cosa faccia l’ufficio del commissario straordinario è un mistero per tutti.
I “famigerati” forestali calabresi, che in realtà erano correttamente definiti “operai idraulico-forestali”, dall’esercito di oltre 25 mila unità che erano all’inizio degli anni ‘80 si sono oggi ridotti a circa 7 mila, inglobati nell’azienda pubblica regionale “Calabria Verde”. Qualche altro operaio, proveniente dal precariato, è stato stabilizzato in Calabria Verde con la qualifica di “sorvegliante idraulico”. La Regione, prima di lamentarsi – a volte giustamente – della carenza di fondi, dovrebbe chiarire quali attività svolgono queste risorse umane pagate con fondi pubblici e che risultati producono.
Tutto ciò si inserisce nel quadro di un territorio regionale, come giustamente ricorda Legambiente, devastato da troppo cemento, da troppi abusi edilizi, da troppi fiumi e torrenti violentati, aggrediti, incanalati, intubati e cementati. Prima di lamentarsi, il presidente Oliverio farebbe forse bene a iniziare a dare anche lui qualche risposta.