Sulla morte di Luigi Vecchione, il ricercatore suicida per un concorso truccato, ora indaga la polizia. Lo riporta il Corriere della Sera, ripercorrendo le tappe del caso del 43enne che aveva denunciato all’Anac irregolarità nella selezione della Sapienza, cui aveva partecipato nel 2016. Quattro ore prima di spararsi l’uomo si recò con il suo avvocato presso gli uffici della Mobile di Frosinone. In questura l’ingegnere rimise in fila i passaggi della sua vicenda e il legale all’uscita gli disse che avrebbe portato il caso alla Procura. Sembrava sereno, invece andò a casa dei suoi, scrisse una lettera di addio e si suicidò. Alla Mobile aveva raccontato che a quel concorso parteciparono in 14 e in 9 si ritirarono. «Io ho voluto insistere. Ero l’unico senza protezioni. Ha vinto la persona indicata e anche la classifica dal secondo al quarto è stata scritta in base alla precedente spartizione. Io sono arrivato a pari merito con il quarto, ma, più anziano, sono rimasto fuori dalla graduatoria. Solo io». In Sapienza, dopo essersi laureato nel 2011, seguiva ricerche per la produzione di idrogeno dall’ammoniaca, poi decise di affrontare il concorso da tecnico, con l’esito – a detta sua – già scritto.
RICERCATORE SUICIDA PER UN CONCORSO “TRUCCATO”
Il ricercatore Luigi Vecchione si rivolse anche all’Autorità nazionale anticorruzione, consegnando alcuni audio in cui era registrata la spartizione dei posti. «Hai fatto una bella figura, tenendo conto che non avevi nessuno dietro», si ascolta nel file. L’ingegnere continuò a seguire un progetto di energia alternativa interno alla Sapienza. Il 9 novembre 2016 l’Anac inviò le carte alle procure di Roma e Viterbo ravvisando estremi di reato, ma le inchieste faticarono a decollare. La situazione per Vecchione precipitò quando si concluse il contratto con la Sapienza. «Mi hanno allontanato perché hanno scoperto che li ho denunciati», dichiarava. Inoltre, temeva di essere seguito e controllato. «Si faccia qualcosa e presto sul fronte dei concorsi truccati, le conseguenze di un fenomeno incancrenito, la malauniversità, possono essere tragiche», ha scritto l’associazione Trasparenza e merito. Per il padre, Luigi Vecchione «è un martire della corruzione negli atenei».