Per Paul Klee, artista celebrato da Google, l’arte non era la semplice rappresentazione della realtà. Questi amava sottolineare: “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile”. Sono parole di estrema importanza a livello artistico perché rimodulano il concetto stesso di arte. Per l’artista infatti la composizione di un quadro è la ricerca che porta a svelare meccanismo profondi e nascosti nella natura. Nello studio della complessa opera di Paul Klee è impossibile parlare dunque di realtà perché ogni quadro è un suo pensiero figlio di un’immaginazione che ha un significato totale a 360°. Si lavora sull’analisi di figure e sensazioni sia fisiche che anche psicologiche. L’obiettivo è quello di far svelare il cuore dell’artista. Klee infatti spiegava: “Dietro la varietà delle interpretazioni c’è un ultimo segreto e la luce dell’intelletto miseramente si spegne“. Questo ci fa capire come l’artista fosse in grado di andare ben al di là della tela. (agg. di Matteo Fantozzi)
DISEGNAVA IL TEMPO SULLA TELA
Attraverso i suoi fantasiosi Doodle, nelle ultime ore Google ne ha fatto il protagonista di oggi sulla propria homepage ma anche Milano, presso il Mudec (Museo delle Culture), lo sta celebrando in questi giorni con una mostra a lui dedicata e intitolata “Alle origini dell’arte” e che resterà aperta ai visitatori fino al prossimo marzo: il 139esimo anniversario dalla sua nascita è l’occasione pe ricordare l’artista tedesco, ma nato in Svizzera, Paul Klee, considerato uno degli artisti più importanti, proprio perché tra i più eclettici, del Novecento. Il pittore e musicista, pioniere dell’astrattismo che però reinterpretò a suo modo applicando alla pittura il concetto di polifonia, cercò sempre nel corso della sua vita, e lungo la sua sconfinata produzione, di disegnare e riprodurre il tempo sulla tela: anche per questo motivo lo stile di Klee è ancora oggi inimitabile, diventando totalmente personale e rifacendosi a una visione dell’arte molto metafisica e come mezzo di rivelazione della realtà. (agg. di R. G. Flore)
UN’EREDITA’ DI 10MILA OPERE
Anche se non si tratta di una cifra tonda per un anniversario, il 139esimo anno dalla nascita di Paul Klee viene omaggiato da Google con l’oramai solito Doodle: e nel caso dell’artista tedesco nato in Svizzera il 18 dicembre del 1879 è meritato dato che si tratta di una delle figure più importanti delle avanguardie del secolo scorso nonché di un pittore che non è facilmente classificabile nelle tradizionali categorie, anche se è da considerare uno dei padri dell’astrattismo assieme ovviamente a Pablo Picasso. Di Paul Klee, pittore ma anche musicista definito da più parti come il vero teorico della “Musica Polifonica” rimane oggi quella che forse è la sua più grande eredità, oltre ovviamente a quella concettuale, vale a dire un patrimonio di oltre 10mila opere che ancora oggi vengono studiate e alcune delle quali costituiscono ancora un piccolo mistero in merito alla loro “genesi” artistica. (agg. di R. G. Flore)
IL TEORICO DELLA “PITTURA POLIFONICA”
A 139 anni dalla sua nascita è ancora vivo il ricordo di Paul Klee, l’artista svizzero teorico della “polifonia pittorica”, al punto che oggi Google gli dedica il suo doodle. Klee è stato quello che oggi verrebbe definito un “visionario”. Per le sue idee geniali, dirompenti, la sua arte faticava ad inserirsi nei rigidi schemi tracciati dal nazismo, l’ideologia imperante nell’epoca vissuta dallo svizzero. Fu per questo motivo che Klee venne di fatto epurato dal regime, che giudicava le sue opere come frutto di “arte degenerata”. Nel 1933, infatti, Klee fu costretto a rassegnare le sue dimissioni dall’Accademia di Düsseldorf, dove da qualche anno si era trasferito per tenere corsi di pittura. Abbandonata la Germania, il pittore tornò in Svizzera dove continuò a dipingere nonostante i problemi di salute, trovando la morte nel 1940. La sua arte essenziale, intesa non come classica riproduzione del contorno, l’astrattismo come stile, non erano evidentemente alla portata di un regime che come obiettivo aveva quello di omologare l’umanità alla propria grigia ideologia. (agg. di Dario D’Angelo)
PAUL KLEE, “IL LEONARDO DA VINCI DEL ‘900”
Paul Klee, di cui oggi ricorre il 139 anno dalla nascita, potrebbe difficilmente essere sintetizzato in una immagine, ma certamente può esserlo in una frase: «L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è». Una frase che proprio l’artista svizzero-tedesco ha coniato, e che costituisce la chiave di volta per interpretare anzitutto la sua produzione pittorica, musicale e poetica. Scomporre la realtà e ricomporne il messaggio. Ernst Klee, in fondo, faceva questo. Un dialogo con la realtà un confronto a tratti serrato, a tratti conciliante, che giocava a mescolare sensi e percezioni, tramutando i suoni in colori, come in Polifonia, la cultura in simbolo, come in Mito Floreale, o immergendosi totalmente nel mondo con Paesaggio Sommerso, dove non esiste sopra o sotto, dentro o fuori, alto o basso, addirittura l’aria o l’acqua, se non simultaneamente. Tanto che guardando il quadro non si capisce davvero dove ci si trovi oggettivamente, ma si può solo averne una percezione soggettiva. Un senso del “tutto” a cui Paul Klee arriva destrutturando, modificando, e facendosi provocare da ogni singolo elemento per ricostruirlo in rapporto con l’”io” evitando comunque un concettualismo esasperato. Insomma, la responsabilità di comunicare qualcosa in Paul Klee si fondeva con un rispetto per la realtà e la gioia per quello che sceglieva di fare e di essere. Un pittore, più che musicista o poeta. «Questo è il momento più felice della mia vita….il colore e io siamo una cosa sola: sono pittore», disse l’anno in cui espose a Berlino con Chagall, in età già matura.
PAUL KLEE, “PER IL ‘900 EBBE L’IMPATTO DI UN LEONARDO DA VINCI”
Una parte importantissima nella vita di Paul Klee è stata, non a caso, l’insegnamento. Negli anni venti cominciò a insegnare alla Bauhaus, aprì la strada con il suo esempio a Kandinskij, ed entrambi furono determinanti nella definizione sistematica dei canoni dell’astrattismo. Paul Klee infatti non fu solo un grande e prolifico pittore, ma anche un saggista e didatta tra i più importanti nella pittura moderna. Giuseppe Di Giacomo, docente di estetica all’Università di Roma “La Sapienza”, ha detto di lui: «l’importanza di Klee per la concezione artistica del Novecento è pari a quella che ha avuto Leonardo Da Vinci con il suo De pictura nel Quattrocento». Morirà nel 1940 per una malattia autoimmune, la sclerodermia. Fu tale la grandezza di Paul Klee che il 29 giugno, data appunto della sua morte, venne scelta in seguito come Giornata italiana per la lotta alla Sclerodermia.