Reggio Calabria, uccide marito nel sonno con una roncola/ Ultime notizie: i legami di Cutrì con la ‘ndrangheta

- Silvana Palazzo

Reggio Calabria, uccide marito nel sonno con una roncola. Le ultime notizie: anni di liti e rancori per la morte del figlio. Vittima nota ai carabinieri per la vicinanza alla 'ndrangheta

carabinieri_lapresse_2017 Carabinieri (LaPresse)

Rancori e dissapori durati per anni: sarebbe da ricercare dietro un clima di tensione la regione dell’uxoricidio che ha portato all’arresto della 63enne Maria Giuseppina Barca. I rancori, come spiega Il Secolo XIX provenivano in particolare dalla morte del figlio della coppia, Domenico, ucciso nel 2008 al culmine di una lite. Ci sarebbe poi quella vicinanza della vittima, il 71enne Rocco Cutrì alla cosca Alvaro-Violi-Macrì della ‘ndrangheta ed era proprio il suocero di Carmine Alvaro, presunto boss. L’arma usata dalla donna è stata trovata in una abitazione disabitata, vicina alla propria casa. L’omicidio, secondo la ricostruzione dei militari, sarebbe avvenuto nel sonno e l’uomo, colpito dall’arma, sarebbe morto sul corpo. Il secondo figlio della coppia era in casa con i genitori ed è stato lui a chiamare il 118 dopo l’aggressione mortale da parte della madre la quale è stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario aggravato e portata nel carcere di Reggio Calabria. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

SI ‘VENDICA’ DOPO ANNI DI SOPRUSI

Maria Barca è stata arrestata ed iniziano ad emergere nuovi elementi sulle vicende che hanno portato la morte del suocero del boss Carmine Alvaro, ritenuto vicino alla ‘ndrangheta.  Secondo le prime indagini la coppia aveva trascorso la giornata nella loro abitazione a Castellace di Oppido Mamertina: i rapporti era realmente testi per via dei tanti soprusi che la donna avrebbe subito nei tanti anni di matrimonio con un doppio filo stretto sulle tristi vicende del malaffare mafioso calabrese: come spiega l’Ansa, «Cutrì è morto per le gravi lesioni prima dell’arrivo dei soccorsi, avvertiti dall’altro figlio della coppia. L’arma del delitto è stata ritrovata dai carabinieri nelle vicinanze del domicilio dei due congiugi». Gli inquirenti del comando provinciale di Reggio Calabria, dopo aver raccolto alcuni indizi dai vicini e dai primissimi testimoni interrogati, ipotizzano che realmente la donna possa essersi come “ribellata” di colpo, ma dopo averlo studiato forse a lungo, dopo anni di soprusi e litigi subiti dal marito 70enne. (agg. di Niccolò Magnani)

UCCIDE IL MARITO NEL SONNO

Rocco Cutrì stava dormendo quando sarebbe stato aggredito dalla moglie Maria Giuseppina Barca con una roncola. Non gli hanno lasciato scampo quei colpi alla testa: le ferite erano così gravi che è morto prima dell’arrivo dei sanitari allertati dal figlio. L’omicidio è avvenuto a Castellace di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria. I carabinieri, che hanno arrestato la moglie della vittima, hanno ritrovato la roncola nel giardino di una casa disabitata vicina all’abitazione dei coniugi. Il falcetto, verosimilmente usato per colpire a morte il 71enne, è stato trovato sporco di sangue. Inoltre, è compatibile con le ferite rilevate sul cadavere. La vittima era nota ai carabinieri per la sua vicinanza alla cosca “Alvaro-Violi-Macrì”. Era infatti il suocero di Carmine Alvaro, detto “u cuvertuni”, affiliato di spicco del gruppo criminale e condannato per associazione di tipo mafioso in regime detentivo 41-bis.

UCCIDE MARITO NEL SONNO A COLPI DI RONCOLA

Le indagini dei carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore di Palmi Ignazio Vallario, si sono concentrate sulle ultime ore della vittima Rocco Cutrì. Stando a quanto ricostruito finora, l’uomo avrebbe trascorso la giornata a casa della moglie Maria Giuseppina Barca che, verosimilmente per rancori e dissapori maturati negli anni, avrebbe aggredito il marito nel primo pomeriggio, mentre questo dormiva, colpendolo con una roncola alla testa. Le liti tra i coniugi, come riportato dall’AdnKronos, sarebbero cresciute negli anni a seguito della morte del loro figlio Domenico, ucciso nel 2008 a Sinopoli dopo una lite per futili motivi. Il clima tra i due sarebbe stato teso da tempo. La donna è stata arrestata dai carabinieri della Compagnia di Palmi e e della Stazione di Castellace di Oppido Mamertina, unitamente a quelli del Nucleo Investigativo del Gruppo di Gioia Tauro. Ora si trova nel carcere di Reggio Calabria “San Pietro”, dove è stata tradotta al termine delle formalità di rito. Ora dovrà spiegare agli inquirenti le ragioni del gesto.





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