OMICIDIO MARCO VANNINI: ANTONIO CIONTOLI CONDANNATO A 14 ANNI/ La madre: “Apro un’associazione per mio figlio”

- Morgan K. Barraco

Marco Vannini, omicidio Ladispoli: oggi la sentenza per la famiglia Ciontoli. Stasera il programma Chi l'ha visto? si occuperà del caso fornendo approfondimenti e aggiornamenti

marco_vannini_chi-lha_visto_01 Marco Vannini, foto da "Chi l'ha visto?"

E’ grande la rabbia della famiglia di Marco Vannini nelle ore successive alla condanna di Antonio Ciontoli a 14 anni di reclusione per la morte del figlio, avvenuta a Ladispoli nel 2015. Pene più lievi per il resto dei familiari: una vicenda che ha scatenato l’ira del popolo del web ma non solo. Dopo la dura invettiva all’uscita del tribunale, la madre Marina ha commentato così ai microfoni di Chi l’ha visto?: “Ho letto tanti messaggi di solidarietà. Se il pubblico ministero farà appello, seguirò il caso di mio figlio e aprirò una associazione nel nome di mio figlio per aiutare le persone che hanno bisogno: per fare giustizia servono soldi e ne servono tanti”. E sottolinea le difficoltà vissute: “Io sto in cura dallo psichiatra da quando mio figlio è morto: ero e sono ancora una donna forte, non mi arrenderò mai, ma loro parlano di pressione mediatica”. Infine, una battuta del padre Valerio: Non ho parole: ogni volta che sento la chiamata al 188, rabbrividisco”. “” (Agg. Massimo Balsamo)

L’IRA DEL WEB

14 anni di reclusione ad Antonio Ciontoli per l’omicidio di Marco Vannini, pene più lievi per il resto della famiglia: dopo la lettura della sentenza in primo grado è esplosa la rabbia della famiglia del ragazzo, morto il 18 maggio 2015 a Ladispoli nella casa dei familiari della sua ragazza. Ira esplosa anche sui social network, ecco una carrellata di tweet a tal proposito:”Leggo ora della sentenza per la morte di Marco #Vannini e non ho parole. Una famiglia intera che non pagherà mai abbastanza per la morte di un ragazzo. Uno schifo. Ecco cos’è. L’ergastolo in questa storia ce l’ha solo la famiglia di Marco”, “14 anni all’assassino e un risarcimento di 14.000€ alla famiglia #vannini Tanto vale la vita di un ragazzo di 20 anni ucciso a colpi di pistola da Antonio #Ciontoli e dalla complicità della sua famiglia. Una sentenza pronunciata nel nome del popolo italiano. MA NON NEL MIO!”, “Io sparo a un ragazzo, uno di noi, un figlio nostro, un amico, un fratello. Poi perdo tempo. Non chiamo soccorsi, anzi sì ma con calma. Poi depisto le indagini. E alla fine, prendo 14 anni. E la famiglia testimone, in quella casa, praticamente niente. La nostra giustizia #Vannini”, “Se c’era bisogno di una conferma che in Italia la giustizia difende veramente i criminali ebbene ne abbiamo avuto oggi una prova lampante con la sentenza #Vannini Una magistratura da schifo! #Vergognatevi Tanta solidarietà alla Signora Marina!”. (Agg. Massimo Balsamo)

IL PADRE DI MARCO: “SONO SDEGNATO”

E’ giunta nel primo pomeriggio di oggi la sentenza di condanna per in primo grado, per l’omicidio di Marco Vannini: 14 anni è stato il massimo della pena per Antonio Ciontoli per omicidio volontario del fidanzato della figlia Martina. Per tutti gli altri componenti della famiglia solo tre anni, mentre assolta Viola Giorgini, fidanzata del figlio. Una condanna certamente “mite”, quella giunta oggi e che i genitori della vittima non si aspettavano. In studio a La Vita in Diretta, papà Valerio e mamma Marina sono intervenuti nel pomeriggio di oggi per commentare l’esito di questo processo di primo grado, manifestando una forte scontentezza. “Sono sdegnato dalle parole di Ciontoli, dal suo comportamento in aula quando riproducevano la chiamata al 118, la cosa più importante, quella che ha fatto rabbrividire tutta Italia mentre lui con tranquillità faceva disegnini su un foglio”, ha commentato il papà di Marco Vannini. A sua detta, la vita di suo figlio per Antonio Ciontoli, dopo quel colpo esploso non aveva più alcun valore. “Nelle intercettazioni non hanno mai parlato di Marco”, ha aggiunto, mentre la madre è rimasta per tutto il tempo in silenzio. Precedentemente era stata proprio Marina ad urlare contro i giudici subito dopo la condanna: “Vergogna, vergogna, è uno schifo, come posso credere ancora nella giustizia? Mi hanno ammazzato un figlio a vent’anni. Vergogna!”. Le comunità di Ladispoli e Cerveteri si sono strette attorno alla famiglia della giovane vittima, in una giornata che non può che essere di immenso dolore. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

MAMMA DI MARCO: “SPERO NELL’APPELLO, PENE LEGGERE”

Omicidio Marco Vannini: Antonio Ciontoli condannato a 14 anni per omicidio volontario, tre condanne a tre anni per omicidio colposo a moglie e figli, assoluzione per la fidanzata del figlio. La provvisionale decisa dalla corte come risarcimento ai genitori della vittima è di 400mila euro. Marina, madre della vittima, si è scagliata verbalmente contro i giudici e poi si è allontanata in lacrime dal tribunale seguita da amici e parenti che con lei gridavano contro la sentenza. «La giustizia non è uguale per tutti. Stasera restituirò le mie schede elettorali al Comune: mi vergogno di essere una cittadina italiana. Mio figlio è finito in una bara, io non confido nella giustizia italiana», ha dichiarato la mamma di Marco Vannini ai microfoni de La Vita in Diretta. Marina attacca duramente la giustizia italiana: «Hanno torturato mio figlio, oggi è stato ucciso la seconda volta. Non si sono mai fatti un giorno di galera e l’unico che se la farà è il Ciontoli. La giustizia prima fa la legge poi l’inganno. Che messaggio viene dato ai giovani? Loro staranno festeggiando perché non si faranno un giorno di galera. Spero che il pm si appelli». (agg. di Silvana Palazzo)

SENTENZA: 14 ANNI AD ANTONIO CIONTOLI, 3 A FIGLI E MOGLIE

La famiglia Ciontoli è stata condannata per l’omicidio di Marco Vannini. La sentenza è arrivata pochi minuti fa: 14 anni ad Antonio Ciontoli, tre alla moglie Maria Pezzillo e ai figli Federico e Martina. Nessuna condanna invece per Viola Giorgini, fidanzata di Federico. Come riportato da Fanpage, la madre di Marco e molte persone del pubblico hanno gridato «Vergogna» dopo la sentenza. Tutta la famiglia Ciontoli comunque era assente oggi in aula: l’avvocato Miroli ha consegnato alla corte un certificato medico per giustificare la loro assenza. L’ultima arringa dell’avvocato Celestino Gnazi, legale della famiglia Vannini, ha puntato ancora una volta il dito contro le presunte bugie di Antonio Ciontoli e le ricostruzioni dei suoi difensori: «Non si può dire che non c’era la percezione della gravità e non si può dire che tutti gli imputati non si fossero resi conto dell’evento in atto». L’avvocato Coppi, consulente dell’avvocato Gnazi, ha aggiunto: «Se l’intervento fosse stato tempestivo e Ciontoli si fosse comportato come avrebbe dovuto, il ragazzo si sarebbe salvato con elevata probabilità. Tutto nasce da un fatto sicuramente colposo ma il Ciontoli ha avuto purtroppo la capacità di renderlo doloso». Ha risposto l’avvocato Miroli, difensore dei Ciontoli, che puntava sull’omicidio colposo per Antonio e sull’assoluzione per gli altri componenti della famiglia: «Non è adesione all’evento morte, perché lui confidava nella salvezza del povero Marco altrimenti non avrebbe chiamato il 118, quindi non può esserci dolo». (agg. di Silvana Palazzo)

PRIMO COLPO DI SCENA: CIONTOLI ASSENTI IN AULA

Sono ore di attesa per la famiglia di Marco Vannini: è attesa a breve la sentenza per l’omicidio del ragazzo, avvenuto a Ladispoli il 18 maggio 2015. I giudici della I Corte d’assise si sono ritirati in camera di consiglio dopo aver ascoltato le repliche dei legali di parte civile e dei difensori. Sono cinque le persone sotto accusa. Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Vannini, che avrebbe esploso il colpo d’arma da fuoco che ha causato il decesso del ragazzo: il pm Alessandra D’Amore ha sollecitato una pena di 21 anni di carcere per il sottufficiale della Marina Militare. In sede di requisitoria, il magistrato ha chiesto invece 14 anni per la moglie Maria Pezzillo e i due figli, Martina (fidanzata di Vannini) e Federico. La famiglia Ciontoli è accusata di concorso in omicidio. Nel processo è imputata anche la fidanzata di Federico Ciontoli: Viola Giorgini risponde invece all’accusa di due anni di carcere, con sopsensione della pena, per omissione di soccorso. Come riportato da TerzoBinario.it, stamattina c’è stato il primo colpo di scena: i Ciontoli hanno disertato l’aula. Papà Valerio e mamma Marina, familiari e amici di Marco Vannini sono in attesa della sentenza. Chiedono giustizia indossando fuori dal tribunale le magliette con l’immagine sorridente di Marco e striscioni. “Gli unici condannati al dolore finora siamo noi”, dice Valerio Vannini, come riportato da Il Messaggero. (agg. di Silvana Palazzo)

MARCO VANNINI: OGGI LA SENTENZA PER LA FAMIGLIA CIONTOLI

E’ prevista per oggi la sentenza del processo Marco Vannini, in cui l’intera famiglia Ciontoli dovrà rispondere delle accuse di omicidio in concorso. Viola Giorgini invece potrebbe vedere la propria condanna mitigata rispetto alla famiglia del fidanzato Federico Ciontoli, grazie alla richiesta del pm di considerare la sua posizione solo in virtù dell’accusa di omissione di soccorso. Questa sera, mercoledì 18 aprile 2018, Chi l’ha visto approfondirà il caso e darà uno sguardo agli ultimi aggiornamenti, a partire dalle prove che secondo la difesa di Marco Vannini dimostrerebbero senza dubbio che Antonio Ciontoli ed il resto dei suoi familiari sono direttamente coinvolti nella morte del giovane di Ladispoli. Un’accusa che secondo la difesa dei Ciontoli sarebbe da dirigere al solo capo famiglia, dato che la moglie ed i due figli si sarebbero fidati della sua versione dei fatti e delle sue idee su come agire nelle ore successive allo sparo. Una visione inaccettabile secondo l’accusa invece, date le due telefonate fatte al 118 nell’arco di quella notte dalla moglie di Antonio Ciontoli, Maria Pezzillo, e dal figlio Federico. Come sottolinea l’Huffington Post, la richiesta del pm è di 21 anni di detenzione per il capo famiglia e di 14 anni per la moglie e i due figli. 

OMICIDIO O INCIDENTE?

Per Antonio Ciontoli la morte di Marco Vannini sarebbe strettamente collegata ad uno sparo accidentale, avvenuto per via della sua inconsapevolezza che in quel momento l’arma di ordinanza fosse carica. Nelle ore successive le condizioni di salute del giovane di Ladispoli sarebbero state invece sottovalutate per l’impossibilità di capire che il proiettile gli fosse rimasto conficcato nel costato e non nel braccio, come intuito invece da Ciontoli. Al momento dello sparo inoltre Viola Giorgini avrebbe avuto un ruolo marginale: questa la tesi della difesa della famiglia accusata di omicidio volontario in concorso. Un quadro rifiutato dalla difesa dei familiari della vittima invece, ricorda Urbanpost, che durante le arringhe conclusive ha manifestato una forte perplessità sul ruolo della Giorgini. Secondo il punto di vista dei legali dei Vannini, la fidanzata di Federico Ciontoli dovrebbe subire la stessa condanna degli altri imputati benché sui suoi indumenti non siano state ritrovate le stesse tracce di sangue di Marco, rilevate invece sugli indumenti della famiglia Ciontoli. Intanto la famiglia Vannini continua a chiedere giustizia e non vendetta. In una delle ultime conferenze stampa, i genitori della vittima hanno manifestato la volontà di ottenere almeno che la giustizia faccia il suo corso e che i responsabili per la morte di Marco paghino per i loro errori. Nessun sentimento di vendetta quindi, ma anche abbandonato il desiderio di conoscere la verità su quanto accaduto quella tragica notte. 

LE ULTIME ORE DI MARCO VANNINI

Tutto ciò che è accaduto il 18 giugno di tre anni fa a Marco Vannini rimarrà forse un segreto che unirà la famiglia Ciontoli ancora a lungo. In quelle fatidiche ore il ragazzo si trova a casa della fidanzata per cenare e rimanere a dormire, come comunicato alla madre. Attorno alle 23 si sarebbe recato in bagno per lavarsi e solo allora Antonio Ciontoli si sarebbe ricordato della presenza delle due armi di ordinanza presenti in un armadietto. Il padre della fidanzata della vittima quindi avrebbe cercato di trasportarle in un posto sicuro, entrando senza alcuna remora nel bagno nonostante in quel momento Marco fosse ancora nudo. I due avrebbero quindi scherzato e sarebbe stata proprio la vittima a chiedere in modo giocoso ad Antonio Ciontoli di poter vedere l’arma. Senza accorgersene, l’uomo avrebbe premuto il grilletto e fatto fuoco verso il ragazzo, mentre cerca di afferrare la pistola prima che gli scivoli dalle mani. Questa la ricostruzione fatta inizialmente dallo stesso Ciontoli nelle ore successive alla morte di Marco Vannini, durante l’interrogatorio del pm. Un documento originale trasmesso da Quarto Grado dimostra come la sua versione non convinca subito il pm, che lo incalza facendogli notare che l’arma con cui ha sparato deve essere stata necessariamente scarrellata per via di un difetto. Solo allora Ciontoli cambia versione ed ammette di aver sparato. Intercettati mentre sono in attesa di essere interrogati, 12 ore dopo la morte di Marco Vannini, i Ciontoli discutono di quanto avvenuto in casa. Ripercorrono alcuni momenti salienti, fra cui dove si trovano le pistole prima dello sparo e dove sono state trasportate in seguito da Federico Ciontoli. Il padre di quest’ultimo intanto appare stravolto e incapace di ricordare tanti dettagli. La figlia Martina invece, fidanzata di Marco, sottolinea di aver visto l’ogiva nel fianco del ragazzo. Un particolare che non combacia con la difesa portata avanti quindi da Antonio Ciontoli riguardo al fatto che Marco si fosse invece ferito al braccio, cadendo forse su un pettine appuntito. Puoi rivedere qui il recap di Quarto Grado sul caso di Marco Vannini.





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