Da qualche ora a questa parte possiamo dire addio ai bioshopper a pagamento, i sacchetti utilizzati per la frutta e la verdura nei supermercati, che dalla scorsa estate non erano più forniti a titolo gratuito. La decisione è arrivata dal Consiglio di Stato, che ha dato quindi ragione ai consumatori, insorti dopo la decisione suddetta. Ma vediamo nel dettaglio cosa si è deciso: «I consumatori potranno utilizzare contenitori alternativi alle borse di plastica – si legge sul testo – comunque idonei a contenere alimenti quali frutta e verdura, autonomamente reperito dal consumatore». Inoltre viene anche deciso che per «Per talune categorie dei prodotti il contenitore non sia neppure necessario». Molto importante anche questo passaggio del legislatore: «che ha elevato le borse in plastica ultraleggere utilizzate per la frutta e verdura a prodotto che ‘deve’ essere compravenduto. In questa ottica, la borsa, per legge, e’ un bene avente un valore autonomo ed indipendente da quello della merce che e’ destinata a contenere». In poche parole, le bioshopper degradabili, destinate alla frutta e alla verdura, sono da considerare merce in vendita a tutti gli effetti, e ogni consumatore potrà di conseguenza decidere se acquistarle o meno, non sentendosi in obbligo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LE FAKE NEWS
Si è risolta dunque una situazione annosa, con la direttiva europea che aveva imposto l’obbligo d’acquisto dei sacchetti di plastica per la spesa, i cosiddetti bioshopper compostabili, che aveva scatenato una serie di polemiche e soprattutto di fake news. Quella principale fu relativa al fatto che dei parenti di Matteo Renzi fossero i principali produttori di questi sacchetti, con l’ex segretario del PD che fece riferimento a questa situazione anche in campagna elettorale. Si è parlato poi di motivazioni ambientali inesistenti o di accordi con grandi produttori, ma in realtà i bioshopper compostabili sono stati imposti proprio per diminuire l’impatto della plastica tra i rifiuti. Se si acquisteranno preventivamente, i sacchetti monouso biodegradabili potranno essere portati da casa, chiudendo dunque una questione sulla quale si è dibattuto molto, soprattutto nell’arena dei social network. (agg. di Fabio Belli)
POSSIBILE PORTARE I SACCHETTI DA CASA
Con l’inizio del nuovo anno era stata introdotta la normativa sui sacchetti biodegradabili per frutta e verdura a pagamento, fortemente criticata dai consumatori. Quell’onere era stato visto come l’unica alternativa possibile poiché non lasciava agli stessi consumatori la possibilità di poter utilizzare contenitori ecologici alternativi per fare la spesa. Oggi, però, ecco la svolta con l’ok da parte del Consiglio di Stato che sostanzialmente dà ragione ai consumatori permettendo loro di poter usare sacchetti monouso nuovi, acquistati al di fuori dell’esercizio commerciale e conformi naturalmente a quanto previsto dalla normativa in merito ai materiali che andranno a contatto con gli alimenti. In altre parole, i consumatori potranno portarsi da casa i propri sacchetti e gli operatori del settore alimentare non potranno opporsi in alcun modo. Secondo quanto previsto dal Consiglio di Stato, inoltre, sarà consentito anche l’uso di “contenitori alternativi alle borse di plastica, comunque idonei a contenere alimenti quali frutta e verdura, autonomamente reperito dal consumatore”. Le alternative saranno rappresentate, ad esempio, da contenitori di carta o retine estensibili di cellulosa. Non solo: la corte ha stabilito che per alcune categorie di prodotti non sarebbe neppure necessario il contenitore apposito.
IL PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO
Era stato il ministero della Salute a sollecitare il parere del Consiglio di Stato in merito alla questione dei sacchetti biodegradabili a pagamento sulla quale si è espresso positivamente, accogliendo di fatto le richieste delle associazioni dei consumatori. Dallo scorso gennaio, non erano mancate le critiche per via di 1 o 2 centesimi richiesti per le bioshopper usate al supermercato non solo per l’acquisto di frutta e verdura ma anche pane e pesce. L’obbligo dei sacchetti bio a pagamento era stato introdotto dal decreto Mezzogiorno che aveva reso obbligatorio il loro uso per merci sfuse, imponendo al tempo stesso la fissazione di un costo separato rispetto a quello della merce. Nel suo parere, come spiega Il Messaggero, il Consiglio di Stato ha fatto ricorso al principio di concorrenza stabilendo che per le altre merci la vendita deve seguire logiche di mercato e orientare il consumatore verso il più conveniente. Per questo, sulla base di ciò, i consumatori possono acquistare i sacchetti altrove e portarli da casa. Con questa decisione si va ad incentivare anche l’uso di materiali alternativi alla plastica e meno inquinanti come appunto può essere la carta. I controlli saranno affidati a ciascun esercente che sarà chiamato a vietare solo l’uso di contenitori non idonei a contenere gli alimenti.