La figura di Angelo Attaguile assieme ad Alessandro Pagano, è ora sotto i riflettori dell’intera opinione pubblica dopo le indagini che hanno colpiti i due uomini tra i più importanti dell’operazione Lega al Sud: in regione Sicilia, i due responsabili del partito hanno da tempo iniziato a seminare il progetto di Matteo Salvini al centro della battaglia per una rinascita politica del centrodestra, dopo gli scandali delle giunte Lombardo e Cuffaro in passato. Secondo l’Espresso – che nelle ultime settimane ha iniziato una vera e propria battaglia a suon di inchieste giornalistiche contro gli uomini della Lega di Salvini sparsi in mezza Italia – la figura in particolare di Attaguile è da tenere sotto stretta attenzione: «Attaguile è un politico di lungo corso. Ex Dc, poi autonomista con il governatore finito in disgrazia Raffaele Lombardo e infine leghista del Sud. Con Raffaele Lombardo sono compaesani, entrambi di Grammichele, feudo elettorale del primo e ancor prima del padre di Angelo Attaguile, Gioacchino, che dell’ex governatore è stato padrino politico», scrive il settimanale del gruppo Repubblica. Quello che è certo è che l’inchiesta rischia di portare il movimento Noi con Salvini, l’unico in aumento dal punto di vista elettorale stante la crisi di NcI, Forza Italia e Fratelli d’Italia, ad una crisi molto più vasta di quello che può sembrare da queste prime ore di notizie giudiziarie legate ad alcuni uomini della Lega in Sicilia. Intanto, secondo le indagini dei pm siciliani, sarebbero in tutto 12 gli episodi di voto di scambio emersi nell’inchiesta “Voto Connection”: «gli indagati hanno contattato diversi cittadini, per lo più disoccupati, promettendo utilità di qualsiasi tipo dall’essere favoriti per superare un esame di ammissione alla facoltà di scienze infermieristica all’elargizione di posti di lavoro. Posti di lavoro sia presso imprese private e presso uffici pubblici non meglio definiti», sostiene il pm di Termini Imerese nelle carte pubblicate da La Sicilia.
VOZZA: “SALVINI COMMISSARI IL PARTITO”
È durissimo il commento dell’ex segretario provinciale della Lega a Palermo dopo il caos della lista Noi con Salvini che ha portato l’arresto e le indagini del comitato che ha in mano il Carroccio nella regione Sicilia. Secondo Francesco Vozza, «Le intercettazioni legate al caso ‘Voto connection’ che stanno uscendo in queste ultime ore sono a dir poco imbarazzanti: Pagano che implora Caputo di candidare il figlio pur di non perdere migliaia di voti. Questi soggetti, con le loro miserevoli azioni, hanno infangato il buon nome della Lega e danneggiato i sogni che Matteo Salvini nutriva per la Sicilia». È di fatto una dura denuncia contro con l’attuale coordinatore regionale indagato con le stesse accuse dei fratelli Caputo: secondo Vozza infatti, l’intero gruppo della Lega siciliana chiederà allo stesso Salvini di «commissariare l’intero movimento dell’isola e di inviarci un commissario straordinario che rimetta in sesto la situazione. Ci servono esempi come Zaia, Fedriga e Toni Iwobi. Di gente come Pagano non sappiamo proprio che farcene». Ad alimentare, forse, il grado dello scontro ci sarebbe il fatto che lo stesso Vozza era stato sostituito proprio con Caputo alla guida del movimento per volontà di Alessandro Pagano. Domani mattina Salvini incontrerà il gruppo dirigente della Lega e di Noi con Salvini per decidere le prossime mosse da prendere per evitare che lo scandalo si allarghi ancora di più di quanto già non sia emerso con le inchieste della procura di Termini Imerese e Palermo.
TRA GLI INDAGATI ANCHE ATTAGUILLE
Gli arresti scattati nella giornata di oggi a scapito dei Caputo, entrambi avvocati, finiti ai domiciliari, sarebbero avvenuti sullo sfondo di false promesse agli elettori in cambio di un posto di lavoro. Come spiega LiveSicilia, alcuni sarebbero stati ingannati poiché avrebbero fatto loro credere di stare votando per Salvino Caputo e non per il fratello Mario, da qui l’idea di inserire nei manifesti elettorali solo il cognome, per mischiare ancora di più le acque. E nella lista, dove era obbligatorio inserire “Mario”, ecco spuntare ciò che i carabinieri definiscono “il falso appellativo ‘detto Salvino’, con il quale era invece conosciuto l’incandidabile fratello Salvatore”. Già nel 2013 Salvino Caputo, ex sindaco di Monreale ed ex deputato regionale, commissario straordinario per i comuni della provincia di Palermo del movimento “Noi con Salvini”, era stato condannato con l’accusa di abuso d’ufficio ad un anno e 5 mesi, poiché si era attivato affinché venissero cancellate delle multe, anche in favore dell’arcivescovo e di un assessore e al preside del consiglio comunale. Essendo incandidabile, Salvino decise di puntare sul fratello, ma lo fece imbrogliando gli elettori e spacciandosi per il vero candidato di “Noi con Salvini”. Dalle indagini, inoltre, sarebbero trapelati ben 12 episodi di compravendita di voti in cambio di promesse di posti di lavoro. Tra gli indagati, anche il segretario di Noi con Salvini in Sicilia, Angelo Attaguile, e il neo deputato eletto nell’Isola, Alessandro Pagano, anche coordinatore del Carroccio per la Sicilia occidentale. Quest’ultimo, tramite il suo legale ha fatto sapere che “darà il consenso all’utilizzo delle intercettazioni” e che da coordinatore della Sicilia occidentale della Lega “ha sempre operato in difesa dei principi di legalità e correttezza”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SALVINI CONVOCA IL DEPUTATO PAGANO INDAGATO
Gli arresti scattati nella giornata di oggi a scapito dei Caputo, entrambi avvocati, finiti ai domiciliari, sarebbero avvenuti sullo sfondo di false promesse agli elettori in cambio di un posto di lavoro. Come spiega LiveSicilia, alcuni sarebbero stati ingannati poiché avrebbero fatto loro credere di stare votando per Salvino Caputo e non per il fratello Mario, da qui l’idea di inserire nei manifesti elettorali solo il cognome, per mischiare ancora di più le acque. E nella lista, dove era obbligatorio inserire “Mario”, ecco spuntare ciò che i carabinieri definiscono “il falso appellativo ‘detto Salvino’, con il quale era invece conosciuto l’incandidabile fratello Salvatore”. Già nel 2013 Salvino Caputo, ex sindaco di Monreale ed ex deputato regionale, commissario straordinario per i comuni della provincia di Palermo del movimento “Noi con Salvini”, era stato condannato con l’accusa di abuso d’ufficio ad un anno e 5 mesi, poiché si era attivato affinché venissero cancellate delle multe, anche in favore dell’arcivescovo e di un assessore e al preside del consiglio comunale. Essendo incandidabile, Salvino decise di puntare sul fratello, ma lo fece imbrogliando gli elettori e spacciandosi per il vero candidato di “Noi con Salvini”. Dalle indagini, inoltre, sarebbero trapelati ben 12 episodi di compravendita di voti in cambio di promesse di posti di lavoro. Tra gli indagati, anche il segretario di Noi con Salvini in Sicilia, Angelo Attaguile, e il neo deputato eletto nell’Isola, Alessandro Pagano, anche coordinatore del Carroccio per la Sicilia occidentale. Quest’ultimo, tramite il suo legale ha fatto sapere che “darà il consenso all’utilizzo delle intercettazioni” e che da coordinatore della Sicilia occidentale della Lega “ha sempre operato in difesa dei principi di legalità e correttezza”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SALVINI CONVOCA IL DEPUTATO PAGANO INDAGATO
Un autentico terremoto per la Lega di Matteo Salvini in Sicilia: prima l’arresto ai domiciliari dei due fratelli Caputo (Salvino e Mario, il primo ex deputato Ars nel gruppo “Noi con Salvini”) e poi il coordinatore regionale leghista, Alessandro Pagano, che risulta indagato per lo stesso filone e per le medesime accuse, ovvero “voto di scambio”. Secondo i pm siciliani di Palermo, Salvino Caputo (ex sindaco di Monreale e commissario straordinario per i comuni palermitani alle scorse Elezioni Regionali) è accusato di voti in cambio di posti di lavoro. Ai domiciliari, con la stessa accusa, anche il fratello Mario (avvocato candidato non eletto alle Regionali con Salvini) e Benito Vercio, di Termini Imerese, accusato di essere l’effettivo “procacciatore di voti”, secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia. «I carabinieri del provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dall’ufficio gip del Tribunale di Termini Imerese su proposta della procura della repubblica», spiega l’Ansa nella mattinata di estrema difficoltà del gruppo leghista in Sicilia. Altra accusa portata davanti dalla Procura è quella secondo cui i Caputo avrebbero tentato di convincere gli elettori che il voto a Mario sarebbe servito a sostenere il fratello più noto Salvino, reso incandidabile dalla Legge Severino e dal codice di autoregolamentazione dei partiti.
SALVINI CONVOCA ALESSANDRO PAGANO
Assieme ai fratelli Caputo, indagato lo è anche il coordinatore regionale della Lega Alessandro Pagano che in un primo momento aveva commentato sul fronte arresti «Tutto il movimento si stringerà attorno a Caputo con grande impegno, al fine di portare avanti il nostro progetto insieme a Matteo Salvini in tutto il territorio siciliano». Dopo l’indagine giunta anche contro di lui, ha parlato il suo avvocato Nino Caleca che ha anche spiegato che verrà concesso l’uso delle intercettazioni: «Quale coordinatore della Lega ha sempre operato in difesa dei principi di correttezza e legalità». È notizia di pochi minuti fa, lo stesso Pagano è stato convocato in emergenza a Roma dal leader Matteo Salvini per fare un punto sull’intera vicenda: «il segretario del Carroccio vuole sapere di più di cosa sia successo in Sicilia in occasione dell’ultima campagna elettorale e di come sia stata selezionata la classe dirigente sul territorio. Negli ambienti della Lega c’è preoccupazione per un’inchiesta che riguarda esponenti di spicco del movimento nell’Isola e che deflagra proprio alla vigilia delle consultazioni al Quirinale», svela il retroscena su Repubblica a firma Emanuele Lauria. La Lega sospetta un’azione “ad orologeria sospetta” nel momento clou in cui Salvini potrebbe ottenere l’incarico di Governo da Mattarella: più sincero il capogruppo Giorgetti che ha dichiarato, «Sono deluso e amareggiato, la magistratura faccia il suo lavoro, ma sono errori di cui far tesoro per non ripeterli in futuro. Se ci sono delle colpe si condanni pesantemente, ma non credo che in Sicilia siano gli unici sospettati per questo reato».