Lo sciopero dei sindacati principali all’interno dell’Ilva è scattato subito e si protrarrà fino a domani con due ore di sciopero anche in tutte le aziende dell’intero settore siderurgico. Non solo, «Nei prossimi giorni Fim Fiom Uilm promuoveranno una iniziativa nazionale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro per il pieno coinvolgimento di tutti i lavoratori», spiegano i sindacati in una nota uscita questo pomeriggio. Mentre proseguono le indagini su eventuali responsabilità e negligenze nel tragico incidente sulla gru, alcuni dei parenti di Angelo Fuggiano si sono assiepati sotto il cantiere dove lavorava ogni giorno fino a questa mattina il 28enne sventurato: le grida e gli attacchi alla politica si sono fatti sentire, considerata colpevole nella gestione Ilva di tutti questi anni. «Un ragazzo di 28 anni: non c’è sicurezza, non ci sono i politici a Taranto, è una vergogna! I politici dove sono?». Uno sfogo e una rabbia assolutamente prevedibili e comprensibili ma che come spesso accade punta il dito contro una non ben precisata “politica” facendo d’ogni erba un fascio, elemento che purtroppo non serve a far chiarezza sulla verità di quanto successo e neanche sul “restituire” quanto tragicamente è stato tolto.
L’arcivescovo di Taranto, Mons. Filippo Santoro, ha commentato in una nota all’AgenSir la tragica scomparsa di un figlio della comunità tarantina: «Vorrei che giungesse alla famiglia del giovane Angelo Fuggiano il mio cordoglio unito a quello di tutta la Chiesa di Taranto. Angelo è l’ennesima vittima caduta sul lavoro nello stabilimento Ilva. È la preghiera di una comunità intera che piange un operaio poco più che un ragazzo con già una moglie e due piccoli da crescere». Secondo Mons. Santoro, le morti sul lavoro in un impianto così complesso non possono essere imputate alla fatalità «ma ad un sistema minato dalla precarietà che andrebbe radicalmente riformato per creare condizioni di sicurezza per la vita e la salute di questi ultimi, gli operai, che stanno pagando da troppo tempo il prezzo più alto. Al Signore, Pastore Eterno, affido Angelo, con l’abbraccio mio e della comunità dei credenti». (agg. di Niccolò Magnani)
LA NOTA DELL’ILVA
Una nuova morte bianca. Questa mattina un operaio di 28 anni è deceduto presso l’Ilva di Taranto, nota azienda produttrice di acciaio, mentre stava lavorando su una gru ad un cambio di una fune. Un’operazione che svolgeva di routine si è rivelata questa volta fatale per il ragazzo, che è stato colpito in pieno dal cavo staccatosi dalla macchina, per poi morire sul colpo. I sindacati hanno indetto uno sciopero fino al primo turno di domani, mentre la stessa acciaieria ha diffuso una nota, in cui ha cercato di fare chiarezza sull’accaduto: «Questa mattina – si legge – durante le attività di manutenzione per la sostituzione di una fune nella sala argani della gru DM6 al IV sporgente, si è verificato un incidente che ha coinvolto Angelo Fuggiano, 28 anni, dipendente della ditta appaltatrice Ferplast, il quale è deceduto a seguito di un impatto con la carrucola utilizzata per coadiuvare le operazioni». L’azienda ha quindi voluto precisare che: «la gru DM6 era ferma da due giorni per attività di manutenzione. Sul posto sono interventi immediatamente i Vigili del Fuoco, il personale sanitario interno e i medici del 118 per cercare di rianimare il dipendente subito accasciatosi dopo l’accaduto». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL COMUNICATO DEI SINDACATI
È appena stato confermato lo sciopero all’Ilva di Taranto dopo il gravissimo incidente mortale, con i sindacati sul piede di guerra per la situazione tremenda delle troppe vittime sul lavoro e poi sull’annoso caso dell’azienda multinazionale tarantina che tra inchieste, licenziamenti e bonifiche degli stabilimenti non trova ancora pace. Angelo Fuggiano aveva 28 anni ed era padre di due bambini: un piccolo ed una piccola ora rimasti senza papà dopo il tragico scambio di funi che ogni giorno quell’operaio della ditta appaltatrice Ferplast svolgeva. Un incidente sul lavoro che fa molto rumore, come si può evincere dallo scontro tra sindacasti e autorità pubbliche nelle immediate ore dopo la tragedia: «Questa ennesima tragedia conferma la necessità di un impegno straordinario per migliorare l’efficacia delle attività di controllo del rispetto delle normative sulla sicurezza, rafforzare le azioni e gli strumenti di prevenzione dei rischi, favorire maggiori investimenti in sicurezza da parte delle imprese, assicurare ai lavoratori un’effettiva formazione specifica. Lavorare in sicurezza è un diritto di tutti. E serve l’impegno di tutti per affermarlo in modo compiuto», ha spiegato il ministro uscente del Lavoro, Giuliano Poletti. I sindacati intanto intendono promuovere una manifestazione nazionale perché, ritengono, si sia superato ampiamente il limite sopportabile e giustificabile: «Nel corso degli ultimi mesi sono stati consumati più scioperi (ultimo il 30 aprile) denunciando le condizioni di sicurezza carenti, generate anche da una serie di mancanze organizzative, assenza di investimenti e manutenzioni più volte denunciati, oggi l’ennesimo inaccettabile episodio», spiega una nota congiunta di Fiom, Fim, Uilm e Usb. (agg. di Niccolò Magnani)
PROCLAMATO SUBITO SCIOPERO
E’ stato indetto immediatamente lo sciopero presso lo stabilimento dell’Ilva di Taranto, a seguito della morte dell’operaio 28enne falciato da una fune di una macchina scaricatrice. I sindacati sono intervenuti bloccando i lavori, e il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, di fronte all’ennesima morte bianca, ha pubblicato un tweet dai toni eloquenti: «Ora basta!». Sono in corso tutte le indagini per cercare di ricostruire l’accaduto, ma a quanto pare sembrerebbe trattarsi di un guasto meccanico: resta solo da capire se tale guasto si poteva evitare, o se lo stesso non era prevedibile. Angelo Fuggiano, così si chiamava il metalmeccanico morto quest’oggi, stava lavorando nel reparto Ima, lo stesso dove si verificò un’altra morte, risalente al 2012, quando scomparve Francesco Zaccaria: in quell’occasione ci fu una violenta tromba d’aria che investì lo stabilimento, e l’operaio, che si trovava in cima ad una gru, perse l’equilibrio facendo un volo di diversi metri. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MORTO OPERAIO DI 28 ANNI
Una nuova morte sul lavoro, questa volta presso lo stabilimento Ilva, nota multinazionale dell’acciaio con sede a Taranto, in Puglia. Come riportato da La Repubblica,Angelo Fuggiano di anni 28, è deceduto a seguito di un incidente avvenuto nel reparto Ima, dopo un cambio funi: mentre erano in corso le operazioni, un cavo della macchina scaricatrice DM6 è saltato durante la fase di ancoraggio, travolgendo appunto il lavoratore appostato li vicino. Il giovane è stato subito soccorso da parte degli operatori del 118, ma per lui non c’è stato più nulla da fare, visto che l’impatto con il cavo è stato violentissimo. Sul posto sono giunti anche i vigili del fuoco, i carabinieri, la guardia di finanza e gli ispettori del lavoro, per cercare di ricostruire l’accaduto.
IN CORSO LE INDAGINI
L’azienda ha fatto sapere che «Sono in corso tutte le indagini per poter risalire alle cause dell’evento. L’Ilva esprime profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia di Angelo Fuggiano e a tutti i suoi cari». E’ intervenuto anche Antonio Talò, sindacalista e segretario della Uilm Taranto, che ha spiegato come sono andati i fatti: «Stava provvedendo ad un cambio fune a una delle gru che scaricano i minerali che servono alla produzione dell’acciaio, quando, secondo le prime ricostruzioni, la fune stessa si è staccata dall’alloggiamento del carro ponte colpendolo. Si tratta di funi molto pesanti ed è evidente che anche se si è colpiti di striscio, le conseguenze sono molto gravi».