Licenziati dopo funerale a Marchionne: Di Maio in ospedale dall’operaio che si è cosparso di benzina. Il vice presidente del consiglio è andato a trovare il concittadino Mimmo
E’ costato caro il “funerale a Marchionne”, che 5 operai della Fiat avevano inscenato nel 2014 come protesta nei confronti dell’amministratore delegato Sergio Marchionne. La Cassazione ha infatti ribaltato la sentenza della Corte d’Appello, confermando il licenziamento dal gruppo Fca dei 5 di cui sopra. Uno degli autori della bravata, disperato, si è incatenato e cosparso di benzina di fronte all’abitazione del vice-Premier e neo-Ministro, Luigi Di Maio, a Pomigliano d’Arco (provincia di Napoli), in segno di protesta. Dopo alcuni momenti di tensione, in cui si è temuto il peggio, l’operaio si è liberato per poi venire ricoverato in ospedale per il forte bruciore agli occhi provocato dalla benzina. In serata, come riferito dal quotidiano Il Secolo XIX, il leader del Movimento 5 Stelle si è recato in ospedale proprio per andare a trovare l’operaio disperato: «Mimmo – ha spiegato il grillino – è un mio concittadino che ha perso il lavoro e che oggi ha fatto un gesto disperato. Gli dico che lo Stato c’è». Un gesto importante quello del Ministro dello sviluppo economico e del lavoro. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CASSAZIONE VS CORTE D’APPELLO
La Corte d’Appello li aveva reintegrati, ma la Cassazione ha ribaltato la sentenza, licenziando i 5 operai della Fiat che avevano inscenato una protesta nei confronti di Marchionne, “facendogli” il funerale. Due modi diversi di vedere lo stesso fatto quindi, con il grado precedente che giudicava non travalicante i limiti di svolgere valutazioni critiche sull’operato altrui, anche pubblicamente, una delle regole di base di una società democratica. Peccato però che per la Corte Suprema, la protesta di cui sopra, abbia invece superato i limiti della dialettica sindacale, il minimo etico, ravvisando quindi un errore di diritto nella decisione d’appello. Visto che la Cassazione è l’ultimo grado di giudizio, ai 5 operai licenziati dalla Fiat non resta che darsi pace e iniziare a cercarsi un nuovo lavoro. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FORTE BRUCIORE AGLI OCCHI PER L’OPERAIO RICOVERATO
Una vicenda decisamente assurda quanto accaduto quest’oggi. 5 operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco, sono stati licenziati dopo aver inscenato il funerale di Marchionne nel 2014. L’azienda torinese aveva optato per il licenziamento in tronco, ma la Corte d’Appello aveva reintegrato il gruppo, e quindi la Cassazione ha optato di nuovo per “l’allontanamento”. Uno dei 5 di cui sopra non ha preso bene la notizia, ed ha deciso di cospargersi di benzina davanti all’abitazione del vice-Premier Di Maio. L’uomo è stato quindi soccorso e ricoverato presso l’ospedale civile di Nola (provincia di Napoli), lamentando dei forti bruciori agli occhi per via proprio del liquido fortemente infiammabile con cui si è cosparso. In merito alla decisione della Corte d’Appello di reintegrare i 5 nell’azienda, i giudici avevano decretato che la scena «per quanto macabra, forte, aspra e sarcastica, non ha travalicato i limiti di continenza del diritto di svolgere, anche pubblicamente, valutazioni e critiche dell’operato altrui, che in una società democratica deve essere sempre garantito” e non c’è stata “istigazione alla violenza». Oggi però la sentenza è stata ribaltata. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LICENZIATI DOPO “FUNERALE” A MARCHIONNE
Inscena il funerale di Marchionne durante una manifestazione di protesta contro licenziamento Fiat a Pomigliano d’Arco; la Corte d’Appello lo reintegra ma la Cassazione oggi conferma la scelta iniziale dell’azienda. E allora lui va sotto casa del Ministro del Lavoro Luigi Di Maio e si getta della benzina addosso minacciando di darsi fuoco: tutto finisce al meglio, ovvero con le forze dell’ordine che lo fermano in tempo prima di compiere l’estremo atto finale, ma la vicenda a più riprese stupisce per i diversi “gradi” di assurdità. Mimmo Mignano, questo il nome dell’operaio licenziato dalla Fiat, non era solo quel giorno di tanti anni fa – era il 2014 – quando assieme a 4 colleghi inscenò il funerale dell’ad di FCA davanti ai cancelli dello stabilimento di Pomigliano d’Arco. Assieme ai suoi colleghi, vennero tutti licenziati ma la sanzione – confermata dal Tribunale di Nola – venne annullata dalla Corte di Appello di Napoli che aveva disposto il reintegro in fabbrica di Mignano e degli altri operai Fiat. Oggi però la Cassazione rigetta quella decisione e impone che venga effettuato il licenziamento per giusta causa dell’azienda di proprietà degli Agnelli. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’azienda, ritenendo «travalicati i limiti della dialettica sindacale»: qui allora scatta la follia, come vediamo appena qui sotto.
NEL 2015 RIMASE PER GIORNI SU UNA GRU A NAPOLI
Proprio Mignano, uno dei cinque operai della Fca di Pomigliano d’Arco, appresa la notizia dalla Cassazione si è incatenato a un palo davanti casa del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, a Pomigliano d’Arco (Napoli), e si è cosparso la testa con una bottiglia di benzina. Proprio al leader del M5s aveva chiesto aiuto e rivolto appelli, solo l’ultimo di una lunghissima serie di richieste mosse verso i principali attori della politica degli ultimi tre anni. I carabinieri lo hanno per fortuna bloccato questo pomeriggio, liberandolo dalle catene e prestandogli i soccorsi: al momento il ministro non ha commentato il fatto ma di certo per Mignano non è la prima volta che le cronache nazionali lo fanno assurgere in primo piano. Nel 2015 si incatenò sulla gru nel cantiere della metropolitana di Napoli, con annesso sciopero della fame: aveva chiesto a Renzi di intervenire per sistemare la vicenda dei licenziamenti in Fiat a Pomigliano. Venne poi convinto a scendere, dopo diversi giorni, come potete vedere nel video postato all’epoca su YouTube.