Durissime le accuse della Procura di Pescara contro la Regione Abruzzo, rea, a suo dire, di aver determinato “le condizioni per il totale isolamento dell’albergo” Rigopiano di Farindola in cui rimasero uccise 29 persone il 18 gennaio dello scorso anno, sebbene vertici dell’amministrazione e della Protezione civile fossero “consapevoli dell’emergenza neve riguardante l’Abruzzo”. La morte delle 29 persone, sempre a detta della procura, fu dunque determinata da negligenza, imperizia, imprudenza, oltre a violazioni di norme, leggi e regolamenti. Tali accuse, come spiega Repubblica.it, sono contenute negli avvisi di garanzia notificati ai presidenti delle ultime tre Giunte regionali ma anche agli assessori regionali con delega alla Protezione civile e a vari funzionari regionali che si sono susseguiti dal 2006 al 2017. In tutto sono 14 gli indagati e che hanno anche ricevuto l’invito a comparire e saranno interrogati dal procuratore Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia. Interrogatori che sono stati già fissati dal 19 al 27 giugno prossimo. Tra loro spunta anche il nome del governatore Luciano D’Alfonso che sarà sentito la mattina del 26 giugno ed al quale è contestata anche la tardiva convocazione del Comitato operativo regionale per emergenze. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LE ACCUSE DELLA PROCURA ALLA REGIONE ABRUZZO
La Procura di Pescara accusa la Regione Abruzzo di essere responsabile di quanto accaduto lo scorso 18 gennaio 2017, quando una valanga, sommerse completamente l’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), provocando la morte di 29 persone. «La Regione Abruzzo – le accuse della Procura, come riportato dall’agenzia Ansa – determinò le condizioni per il totale isolamento dell’Hotel Rigopiano e gli indagati attivarono tardivamente il Comitato emergenze». Oltre al governatore Luciano D’Alfonso, sotto indagine anche il sottosegretario regionale alla Protezione civile Mario Mazzocca, e il responsabile regionale della sala operativa della Protezione civile, Silvio Liberatore. Secondo l’accusa, i tre sono indagati per negligenza, imperizia, imprudenza, e violazioni di norme, leggi e regolamenti.
IL RUOLO FONDAMENTALE DELLA CARTA VALANGHE
La Procura spiega il ruolo determinante della carta valanghe, o meglio, la sua non realizzazione. La carta, utile per mappare il territorio montano, e comprendere quindi se un sito è esposto o meno al pericolo delle valanghe, «avrebbe individuato nella località di Rigopiano – prosegue la Procura – un sito esposto a tale pericolo». Senza la carta valanghe, le opere già realizzate dall’Hotel Rigopiano non sono state segnalate dal sindaco al Comitato tecnico regionale apposito. Se ci fosse stata la carta valanghe, prosegue la Procura, avrebbe comportato «l’immediata sospensione di ogni utilizzo, in stagione invernale, dell’albergo, fino alla realizzazione di idonei interventi di difesa anti valanghe nonché un valido piano di bonifica preventiva».