Un giovane 30enne tunisino ricercato dalla procura di Torino con l'accusa di associazione finalizzata al terrorismo internazionale è stato arrestato in Austria.
Era ricercato dalla procura di Torino per associazione finalizzata al terrorismo internazionale, Tebini Bilel, giovane tunisino di 30 anni arrestato nelle passate ore in Austria. L’uomo insieme ad alcuni suoi connazionali era dedito a una massiccia propaganda jihadista su Internet e per un certo periodo di tempo, insieme al suo gruppo, aveva soggiornato proprio a Torino dove avevano effettuato una finta iscrizione all’Università. Una volta scoperti della forze dell’ordine, come rammenta Il Messaggero, tre sospettati erano stati arrestati, nell’ambito dello stesso procedimento, dagli uomini dei Carabinieri del Ros nel mese di febbraio scorso dopo che la Cassazione si era pronunciata positivamente sulla validità degli ordini di custodia cautelare. Si trattava di Nafaa Afli, Bilel Mejri e Marwen Ben Saad che furono accusati di aver abbracciato la causa dell’Isis e nello specifico di aver aderito a una fazione nota come Ansar al-Sharia. Secondo le accuse, le loro idee inneggianti al terrorismo venivano diffuse su Facebook dove, come appurato dalle indagini, venivano condivisi proclami, preghiere e materiale di propaganda il tutto dietro profili fittizi.
LE INDAGINI
La procura di Torino aveva avanzato la richiesta di arresto a carico dei tunisini già nel 2017 ma un gip aveva respinto l’istanza. Solo in seguito alla pronuncia della Cassazione le misure cautelari a carico dei tre giovani accusati di aver abbracciato le idee dell’Isis erano divenute esecutive. In merito alla posizione del 30enne Tebini Bilel, tuttavia, questo era inizialmente partito per il Belgio dove aveva trovato riparo e successivamente a Vienna dove aveva chiesto asilo. Le autorità austriache tuttavia hanno contestato che nei suoi confronti pendeva un mandato di arresto europeo emesso nei confronti del giovane tunisino proprio dai magistrati torinesi. Secondo quanto era emerso dalle indagini condotte, l’affiatato gruppo di tunisini era giunto a Torino nel 2015 e per ottenere il permesso di soggiorno aveva pensato bene di iscriversi all’Università ottenendo anche una borsa di studio ma presentando documenti falsi.