Per errori commessi nel corso di un intervento di appendicectomia, un bambino di 11 anni sarà costretto a vivere con danni permanenti alla gola. Quando l’anestesista dell’azienda ospedaliera-universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno effettuò l’estubazione, la procedura di rimozione del tubicino dall’interno della trachea, avrebbe provocato due lacerazioni, con lesione alla glottide, l’organo collegato alle corde vocali. L’intervento risale al 21 ottobre 2015: da allora il ragazzino è costretto a vivere con il cortisone e a convivere con gravi crisi respiratorie. L’inchiesta della Procura di Salerno ha evidenziato «imprudenza, imperizia e negligenza» dell’anestesista, accusata di lesioni colpose. Il processo comincerà il 23 maggio 2019, ma la mamma dell’11enne ha già chiesto giustizia. Lo ha fatto attraverso i microfoni di Pomeriggio 5 raccontando quanto successo a suo figlio.
“MIO FIGLIO DI 11 ANNI ROVINATO DA ANESTESISTA”
«Quel maledetto 21 ottobre è stato operato di appendicite, era un intervento programmato. L’anestesista ha fatto una cattiva manovra e gli ha provocato una lesione alla gola, quindi è costretto a vivere con il cortisone, la sua terapia di base». Senza questo farmaco l’11enne non può né mangiare né bere, inoltre non riesce neppure a respirare: rischia di soffocare a causa delle sue crisi respiratorie. Questo costringe la madre a restare davanti a scuola da quando il figlio entra in classe fino a quando le lezioni non terminano. «Questo è il quarto anno che sono costretta a stare sempre vicina a lui, così posso intervenire tempestivamente. Io posso fare prima dell’ambulanza, quindi posso portarlo subito al pronto soccorso, dove mi aiutano subito». Ha scritto quindi a Barbara d’Urso per chiedere giustizia per il figlio “rovinato” dall’anestesista: «Chiedo che l’anestesista venga punito, perché quello che è successo a mio figlio non deve più accadere. Ha carenza di vitamina D, ha ipertrofia del ventricolo sinistro, praticamente ha il cuore di un adulto. La vita di mio figlio è distrutta, e così anche la mia».